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Un bacio appassionato che ha il sapore dell'amore: Hayez

Francesco Hayez Il bacio Dolce, passionale, possente, attraversato da un fremito che, nell'unione di quelle labbra, fa sussultare, e cementa un’intera nazione. 

E’ l’icona di un’Italia giovane, sensuale, sentimentale, ribelle. Una ribellione che trae il suo fuoco proprio dall'amore.

Sto parlando del Bacio, un olio su tela realizzato intorno al 1859 da Francesco Hayez, massimo esponente della pittura romantica italiana, e  in particolar modo milanese.

L'accattivante resa cromatica nell'accordo perfetto dei colori, e nella sapiente resa di luci e ombre, l'atmosfera di mistero e la vaga ambientazione medievale, hanno reso questo dipinto uno dei soggetti più sfruttati per la  pubblicità e per riproduzioni a stampa di vario tipo. Ma soprattutto è stato la fonte d'ispirazione per molte famose scene del cinema.
La scena è tradotta in termini di un coinvolgimento emotivo dello spettatore tipicamente teatrale, e con una seminascosta allusione politica agli ideali del Risorgimento, con il rinvio retorico alla partenza per l'esilio che sono gli elementi fondamentali del grande successo di questo dipinto tra i suoi contemporanei.

Ci troviamo nell'Ottocento della letteratura, della pittura e della musica. L'atmosfera frizzante di una Milano vivace, importante centro per l'editoria, la produzione artistica, il mercato dell'arte e l'attività musicale; “capitale morale” con un ruolo decisivo nel panorama di unità culturale nazionale, popolata da personaggi di spicco del Risorgimento italiano. Questa è la Milano capitanata da grandi personaggi, Alessandro Manzoni (1785-1873), padre del romanzo italiano, autore de “I promessi sposi”, de “Il conte di Carmagnola” e “Adelchi”; Francesco Hayez (1791-1882), caposcuola ed iniziatore della grande pittura storica, maestro della più alta ritrattistica ottocentesca; Giuseppe Verdi (1813-1901), compositore eccelso, tra i fondatori del melodramma. Tre Uomini uniti tra loro da un’ideale comune, e dalla volontà di manifestare la loro opinione contro l’oppressione del regime austriaco attraverso la propria arte. Modelli in cui la nuova nazione poteva riconoscersi, guide ed esempi di impegno e cultura.
Manzoni era lombardo, Hayez e Verdi no, ma un unico filo rosso legava i tre a Milano, una città capace di accogliere, comprendere ed esaltare i più alti ingegni e i talenti, già dai tempi di Leonardo.

Francesco Hayez, attraverso la sua celeberrima opera “il Bacio” sintetizza fermenti, idee, suggestioni e umori ribollenti del tempo, sigillandoli nel gesto più naturale che da sempre esprime la bellezza dell’amore. Un bacio sfuggente, quasi un addio tra due amanti che si separano, forse per sempre. L'interpretazione politica è suggerita da alcuni dettagli: il ragazzo coperto dal mantello, col berretto calato sugli occhi, il viso in ombra e un pugnale nella cintura, suggerisce l'idea di un cospiratore o un rivoluzionario. Il piede sullo scalino, come se dovesse scappare, e l'ombra dell'uomo misterioso tagliato fuori dall'immagine fanno pensare a un delitto o un'azione violenta, o a una fuga, insomma al dettaglio di una storia che sembra un soggetto per il teatro, o, se fosse contemporaneo, per un film storico. Per contrasto al dinamismo della figura maschile, la ragazza è completamente abbandonata, il corpo arcuato all'indietro e la mano che sembra più aggrapparsi che abbracciare. 
Raffinatissimo e di grande effetto il contrasto tra il rosso e l'azzurro, dei riflessi luminosi della seta dell'abito della fanciulla e dell'opacità e consistenza del mantello del ragazzo. Non c’è separazione tra donna e patria, la pelle di lei è la pelle di un’Italia che accingeva ad unificarsi; il suo corpo è la nazione, e la sua bocca rappresenta il punto di unione.

Il significato politico contenuto nel quadro va posto anche il relazione all'esposizione di questo dipinto, avvenuta a Brera il 9 settembre del 1859, pochi mesi dopo l'arrivo di Vittorio Emanuele e Napoleone III nella città di Milano.
Il confronto tra la versione del Brera e quella parigina, mette in luce in modo ancora più sorprendente il messaggio politico risorgimentale. Nella versione parigina compare infatti un velo bianco abbandonato sugli scalini e il risvolto del mantello del ragazzo verde. Il tricolore italiano, accostato all'azzurro della veste della ragazza allude all'alleanza tra Italia e Francia, che aveva permesso il formarsi del nuovo stato italiano.

In conclusione, la Pinacoteca di Brera ospita al suo interno un’opera d’arte considerata ancora oggi il simbolo dell’amore più puro e profondo. Ancora una volta l’arte fa bene all'anima e al corpo; e ancora una volta è motivo d’orgoglio per la città di Milano.

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