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Spezzato il cuore della bellezza: l'amore in tutte le sue facce

  • Mariella Bussolati

E' una prova di bravura quella che va in scena al Teatro Fontana, la finzione teatrale che prende vita grazie a un'artista che da tutto di se. Serena Balivo rende viva una ideazione drammaturgica di Mariano Dammacco, che firma anche la regia, in una essenzialità che però ha una notevole potenza. La storia è quella di un solito dramma d'amore, lui, lei, l’altra, e tramite i i testi e i gesti, offre allo spettatore uno sguardo sull’amore in tutte le sue facce, dalle pieghe dolorose e tormentate, ai momenti aulici, ma anche alla sua capacità di prendersi delle rivalse.
C'è un labirinto emotivo che serpeggia, che sbanda tra due poli: il male d’amore, i sentimenti devastanti che pervadano l’anima di chi ha subito l'interruzione di un legame, e quelli di chi invece lo sta vivendo come una primavera.
La donna tradita e abbandonata per un’altra fa i conti con l’ingombrante figura della sua rivale, che a sua volta fa i conti con lei. Si crea così un intreccio che non rivela esplicitamente una complicità, e neppure la condivisione di una condizione femminile. Ma rivela sottilmente un unione e un tentativo di liberarsi da un mito antico di sopraffazione che le accomuna. Sul palco anche lui, interpretato da Erica Galante, muto, senza parole, perché le sue vengono raccontate dalle due donne. Con i volto coperto da una maschera, perché anche nella realtà probabilmente la porta.
Il meccanismo che rende tutto questo possibile e capace di sorprendere lo spettatore è il continuo scambio che la sola attrice in scena riesce a fare tra i due ruoli, segnato da un cambio di vestito e di parrucca.Serena Balivo
Il lavoro di creazione è partito da domande che si pongono tutti, come cos’è l'amore? Quante forme può avere? Cosa non è Amore ma sembra esserlo? Come si nutre un Amore? L’amore invecchia? Si ammala? Si può curare la sua malattia? Per poi affrontare come questo sentimento, fondamentale nella vita umana, possa trasformarsi, degenerare, tradire i desideri e le aspettative di chi lo vive.
Il risultato è un lavoro di grande costruzione teatrale, per il senso paradossale che esso si porta in seno. L'uomo è una parodia di se stesso, le donne vivono storie diverse che sono in realtà uguali. E c'è una convivenza tra la tragedia e umorismo che scandisce un tempo teatrale stretto e avvincente.
Lo spettacolo è stato vincitore del Premio Ubu 2020/2021 nella categoria Nuovo testo italiano/scrittura drammaturgica ed è il settimo frutto della collaborazione artistica tra Balivo e Dammacco.

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