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19 marzo 2024: trent'anni dalla morte di Don Peppe Diana

don peppe diana

Aveva soltanto 36 anni Don Peppe Diana quando fu ucciso da ben cinque colpi d'arma da fuoco il 19 marzo del 1994, nella propria sacrestia della chiesa di Sant’Andrea a Casal di Principe.

L’atroce delitto, consumatosi alle ore 7.25 del mattino, proprio pochi minuti prima della celebrazione eucaristica, sconvolse non solo l’intera comunità agro aversana ma tutta l’Italia.

Una tragedia mai vista prima d'ora in Campania, che portò anche Papa Giovanni Paolo II a pronunciarsi durante l'Angelus della domenica, esprimendo il suo pieno dolore per un sacerdote ingiustamente ucciso dalla malavita.

Il motivo dell’uccisione: Don Peppino era diventato una persona molto scomoda per la camorra, perché aveva deciso di non rimanere in silenzio davanti alle ingiustizie, scegliendo di denunciare apertamente, soprattutto durante le proprie omelie davanti ai suoi concittadini, esprimendo un puro disprezzo verso la criminalità organizzata. Questa, nella provincia di Caserta e soprattutto a Casal di Principe, imprimeva la propria forza sul tessuto sociale e politico, causando spargimenti di sangue e rendendo sempre più lugubre il futuro di questa terra.

“Per amore del mio popolo non tacerò” era il documento che i sacerdoti della diocesi di Aversa avevano deciso di firmare, interrogandosi su quali potessero essere le soluzioni per dei territori oppressi dal movimento criminale, e Don Peppe era tra i primi firmatari e soprattutto tra i primi sostenitori.

Don Peppe aveva un ottimo rapporto soprattutto con i giovani, infatti, grazie alla laurea in teologia, era riuscito ad avere la possibilità di svolgere la professione di docente di religione presso vari istituti.

Durante le lezioni, il parroco di Casal di Principe non si limitava a impartire la semplice lezione, ma preferiva confrontarsi con gli studenti, cercando di trasmettere le proprie idee di legalità, contro un sistema becero e deprimente capace di imporsi sul territorio con la forza e la violenza.

Don Peppe Diana aveva una forte stima e un nutrito sentimento di amore verso i propri cittadini; motivo per cui non riusciva a rimanere immobile davanti alle ingiustizie.

Per questa ragione, il giovane sacerdote era convinto che bisognasse contrastare il movimento camorristico, facendolo in maniera aperta davanti a tutti i cittadini.

Don Peppe non aveva paura di mettere a repentaglio la propria vita, perché credeva fermamente che il cuore di un delinquente potesse trasformarsi in un cuore di credente.

Oggi, se Casal di Principe è diventato un paese che si oppone continuamente alla camorra, promuovendo legalità soprattutto nei più giovani, è grazie anche all'impegno di tutti i cittadini che hanno deciso di portare avanti l'impegno di Don Peppino.

In questi trent'anni, Don Peppe Diana è rimasto nei cuori e nella mente della gente, perché la sua morte non è stato un atto vano, ma ha rappresentato il coraggio e la speranza per una vita migliore.

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