Arte e terapia in ospedale: la mostra “Frammenti Urbani” a Verona
L’arte come aiuto alla terapia del malato
Un'iniziativa attinente all’arte pittorica, dal titolo Frammenti Urbani, voluta dall’artista Tiziano Ragnoli e curata da Giusi Bonavoglia, sarà presente e visitabile presso l’Ospedale Borgo Trento di Verona dal 23 giugno al 4 luglio 2025.
Un’iniziativa, a mio avviso, molto interessante, non solo per le opere esposte, ma per il significato terapeutico che questa rassegna può rappresentare. Sappiamo tutti che le giornate trascorse in un ospedale sono spesso tediose e noiose, anche per chi non è allettato e può permettersi di uscire dalla camera. Ebbene, ritengo che questa iniziativa possa davvero rappresentare un momento terapeutico di svago e di conoscenza, a tutto giovamento del paziente — e non solo. Quindi ben vengano iniziative simili, non solo per la pittura, ma anche per altre espressioni artistiche. Un grazie va anche alla dirigenza dell’ospedale che ha permesso questa iniziativa.
Tiziano è disponibile in loco, pronto a soddisfare ogni curiosità e fare volentieri quattro chiacchiere con chi lo desidera. Un quaderno messo a disposizione per tutti i visitatori, dove possono lasciare un loro commento, potrebbe rivelarsi interessante.
Poiché ho avuto modo di visionare alcuni dipinti esposti, mi permetto di dire la mia opinione in merito.
Il primo dipinto che ha richiamato la mia attenzione è il viso di una donna metà bianco e metà — in parte — giallo, decisamente alterato. Come già mi ero espresso in occasione di un’altra mia recensione, considero Tiziano un “artista del simbolismo”, dove quest’ultimo, opportunamente interpretato, lancia il suo messaggio.
Se leggiamo la scritta posta in alto “be fore and after”, ossia “essere prima e dopo”, il messaggio è chiaro: richiama la vita e la morte, il prima e il dopo, che non è il nulla, significato dal colore giallo, simbolo di gioia, luce, ottimismo, bellezza, discernimento e speranza. Oggi la morte la si vive come tabù, ma è sbagliato, poiché è parte stessa della vita. Vi sono altri due termini che colpiscono: “wounds” – ferite e “society” – società, e il numero undici, anch’esso con il suo simbolismo.
Le ferite sono parte dell’essere, ferite del corpo ma anche dell’anima, così come fanno parte della società — e qui l’elenco, purtroppo, è copioso: povertà, fame, guerre, eccetera. Il numero 11, richiamato più volte nel dipinto, simboleggia in questo caso l’aldilà, poiché va oltre il dieci, che tutto contiene, e quindi collegato, a mio avviso, al tema del dipinto. Un altro richiamo che mi sento di esprimere è preso dall’Ecclesiaste dell’Antico Testamento, dove recita: “Vanità di vanità, tutto è vanità”, tema ripreso anche da Branduardi in una sua canzone, in occasione di una rappresentazione televisiva dal titolo State buoni se potete, sulle tracce della vita di San Filippo Neri. Un dipinto che, interpretato nei suoi simboli, propone un messaggio molto valido.
Un secondo dipinto che mi ha colpito è quello che porta il titolo L’avaro, parola ripetuta più di una volta. La figura che rappresenta l’avaro appare scomposta, poco armoniosa, simbolo dell’inquietudine che un avaro ha in sé, poiché unicamente preoccupato di accumulare e non perdere il suo vero amore — ossia, in questo caso, il denaro. La faccia, con la fisionomia di un cranio tutto bianco, simboleggia l’avidità che “riduce all’osso”, nonostante tutto. Il sacco e alcune monete di carta che gli sfuggono dalle mani gli aumentano l’ansia e la preoccupazione. I tre scheletri posti in basso sono a ricordare che quella è la fine che l’aspetta, nonostante tutto il suo denaro accumulato. Così come i due uccelli posti in attesa, che potrebbero rappresentare gli eredi o coloro che non attendono altro che la sua dipartita per poter beneficiare del patrimonio. L’uccello in alto pare pronto a ghermire e potrebbe indicare coloro che sono pronti ad approfittarne.
Un dipinto che porta a riflettere, e magari a farsi un esame di coscienza, ricordando che non c’è solo un’avarizia legata al denaro. L’avaro è peccatore — usiamo questo termine — non perché ama un bene di questo mondo, ma perché il suo amore per questo bene è smisurato: denaro come fine e non come mezzo.
Non dimentichiamo che l’avarizia è uno dei sette peccati capitali. Di tutti i peccati capitali, quello dell’avaro è il più stupido, poiché l’avaro si priva anche dell’indispensabile per accumulare ricchezze che poi qualcun altro si godrà.
Essendo un semplice articolo, qui mi devo fermare, anche se altri dipinti hanno solleticato la mia curiosità. Non prima, però, di ripetere un plauso all’iniziativa, sperando che altre realtà la possano replicare, offrendo così un momento di cultura e di convivialità in amicizia, anche a chi si trova in un ospedale.