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Arti e cibo in mostra alla Triennale

triennale artsfoodExpo 2015 è l'occasione per mostrare ai visitatori in arrivo in città anche la grande Arte. Essendo "nutrire il pianeta" il motto della manifestazione, come non pensare a un'esposizione dedicata al rapporto tra Arte e nutrimento?

Ecco spiegata la genesi della grande mostra che la Triennale ospita in quattro sezioni fino al 1 novembre sotto la curatela di un mostro sacro come Germano Celant. Innanzitutto, non si parla di Arte, ma di Arti: non solo pittura e scultura, ma anche design, arte applicata, servizi da tavola e oggetti d'uso quotidiano che sono il trait d'union tra il nostro nutrimento e l'elemento estetico/funzionale artistico.

C'è spazio per ogni manifestazione creativa, in mostra: cinema, filmati, videoarte, ma anche tanta pubblicità, in cui gli artisti del XX secolo si cimentarono. In un susseguirsi di percezioni sensoriali, olfattive e uditive, che promanano dalle cucine ricostruite in loco secondo un ordine cronologico, la mostra intende coinvolgere il visitatore in un percorso spettacolarizzato progettato dallo studio Italo Rota. Cucine antiche, del 1700, sia aristocratiche che popolari, cucine dell'età vittoriana, cucine futuriste, cubiste e surrealiste: tutte unite da uno spettacolare fil rouge del gusto in cui l'occhio ha parte preponderante grazie all'abbondanza di opere pittoriche esposte.

Il percorso è cronologico, ma l'ordine è anche logico, visto che riguarda non solo il cibo in sè, ma anche la sua preparazione e la sua condivisione. Si parte con la prima sezione, dal 1851, con una cucina vittoriana unita a quadri di Ensor, a cui seguono opere impressioniste e post-impressioniste (De Nittis, Zandomeneghi), sia francesi che italiane, al 1900. La seconda parte, 1901-1945, è interamente dedicata alle Avanguardie Storiche, con opere futuriste, cubiste e surrealiste, accompagnate da manifesti pubblicitari della Belle Epoque e Liberty, e da curiose installazioni come la cucina futurista di Depero con intonarumori realizzati da Russolo. Trionfano Marinetti, Balla e Boccioni, ma anche Gris e Picasso, Braque e Delaunay, in nome di un avvicinamento sempre maggiore alla percezione extravisiva, la quale avverrà soprattutto con il Dadaismo di Duchamp e con il razionalismo del Bauhaus e di Van Doesburg.

La terza sezione, 1946-1975, capta la potenza del fenomeno pop art nel suo tripudio di pittura, riproduzione seriale, grafica pubblicitaria e ready-made, per mettere in evidenza la nascita del consumismo espressa dai distributori di Coca Cola, dalle procaci bellezze che pubblicizano ketchup, dal neon con la scritta EAT, che è quasi un'ammonizione del nostro tempo ("produci, consuma, crepa", avrebbe detto il grande Giovanni Lindo Ferretti), ma anche dalle copertine dei dischi dei Doors, dei Pink Floyd, dei Rolling Stones e dei Beatles, e dal meraviglioso Volkswagen Samba di inizio anni '60. Anche il cinema fa la sua parte con sketches di film di Bunuel, Antonioni, Fellini, Fassbender e tanti altri maestri della macchina da presa. Dopo lo shock delle opere di Spoerri e i suoi sanguigni pastiche di posate, l'ultima sezione, al piano superiore, si presenta come una carrellata del fenomeno contemporaneo dagli anni '80 a oggi: giganteggiano grandi case di pane o pannelli di Jeff Koons raffiguranti fette di torta, gli igloo, sempre di pane, di Mario Merz e le opere di Pistoletto, semplici nel loro messaggio di non sprecare cibo. Si chiude con una catastrofica visione di un'Apocalisse in cui il male è rappresentato dal fast food e in cui i carrelli della spesa pieni alludono all'iperbole della società odierna e della disparità alimentare tra Occidente e Terzo Mondo.

Arts and Food. Rituali dal 1851

Triennale di Milano

Viale Alemagna, 6 Milano

Dal 9 aprile al 1 novembre 2015

Orari: martedì-domenica 10-23

Biglietti: 12,00 euro intero  10,00 euro ridotto convenzioni  6,00 euro ridotto gruppi  Gratis con biglietto Expo

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