La Pittura di Felice Casorati in mostra a Milano
Palazzo Reale di Milano ospita, per la prima volta dopo trentacinque anni, una grande mostra antologica dedicata alla pittura di Felice Casorati, uno dei maggiori artisti italiani del Novecento.
Dal 15 febbraio al 29 giugno 2025, nelle sale al piano nobile del Palazzo di Piazza Duomo, sarà possibile ammirare circa 100 opere, tra dipinti, disegni e sculture, selezionate in ordine cronologico e tematico.
La mostra, curata dai massimi esperti dell’artista – Ferdinando Mazzocca, Francesco Poli e Giorgina Bertolino – è promossa dal Comune di Milano e prodotta da Palazzo Reale e Marsilio Arte.
Raja, 1924-1925, tempera su tavola, 120 x 100 cm. Collezione privata. Photo Credit: Matteo De Fina. © Felice Casorati by SIAE
🎨 Felice Casorati: un innovatore tra rigore e avanguardia
Felice Casorati è considerato uno dei più grandi artisti del Novecento italiano, grazie a una carriera durata oltre sessant’anni, in cui attraversò molteplici movimenti artistici: dal Liberty al Futurismo, dal Realismo Magico alle prime forme di astrazione del Dopoguerra.
Nato a Novara nel 1883, visse un’infanzia itinerante a causa del lavoro del padre, ufficiale dell’Esercito. Nel 1907, appena ventiquattrenne, espose un’opera alla Biennale di Venezia, ottenendo subito il plauso della critica.
Dopo aver vissuto a Napoli e Verona, nel 1915 si trasferì a Torino, dove trascorse la fase più intensa della sua vita, entrando in contatto con illustri intellettuali come Piero Gobetti. Qui aprì una scuola di pittura, lavorò come scenografo per La Scala di Milano e ottenne numerose commissioni dalla borghesia torinese.
Casorati partecipò a prestigiose esposizioni internazionali, tra cui la prima edizione di Documenta a Kassel (1955) e l'inaugurazione della nuova GAM di Torino (1959). Nel 1960 ricevette la Medaglia d’Oro al Merito Professionale a Roma, ma poco dopo venne colpito da un embolo. Morì a Torino nel 1963.
Il percorso espositivo: un viaggio tra le epoche di Casorati
Senza questa presentazione biografica risulta difficile capire il percorso di mostra, organizzato in ordine cronologico in sezioni corrispondenti alle varie parti della sua vita. Si parte con le opere degli esordi, tra Padova e Napoli, in cui spicca Le vecchie, quadro di intensissimo realismo, che rivela lo studio degli antichi maestri presenti a Capodimonte, da Velazquez a Tiziano e a Luca Giordano, ma anche una forte vicinanza con le prime opere, a lui quasi contemporanee, di Giuseppe De Nittis e agli artisti napoletani, come Morelli e i fratelli Palizzi. Degno di nota, in questa fase, è anche Signorine, opera nel 1912 in cui si convogliano attrazione per le novità dell’Arte europea e fascinazione per il passato: sullo sfondo degli alberi della centrale Piazza Bra a Verona, si stagliano quattro figure femminili corrispondenti ad altrettanti diversi stati d’animo, indubbiamente influenzate sia da Botticelli che dalla quasi contemporanea opera di Gustav Klimt. Grazie a quest’ultimo, la produzione veronese di Casorati si orientò in senso marcatamente simbolista.
A seguire, si trovano alcune delle opere che consacrarono Casorati come grande artista, eseguite tra Verona e Torino tra la fine del secondo e l’inizio del terzo decennio del Novecento e convenzionalmente chiamate “grandi tempere”. Si tratta di ritratti, per lo più femminili, ambientati in ambienti vacui e desolanti, in cui la fuga prospettica dei pavimenti a scacchiera diviene espressione dell’anima. In questo, è evidente anche un’affinità, indubbiamente figlia dell’esperienza bellica, con l’Espressionismo tedesco e austriaco, e ciò emerge anche dall’atteggiamento angoscioso e “in attesa” delle figure ritratte. Negli stessi anni, però, Casorati sperimentò anche soluzioni diverse, segnate da soluzioni ludiche, come in Giocattoli e, soprattutto, in Tiro al bersaglio, del 1919, in cui, per la prima volta, l’artista superò la figurazione pura per deviare verso una deformazione dell’oggetto rappresentato, in chiave quasi futurista.
L’inizio degli anni ‘20 segnò, per Casorati, il ritorno all’ordine dopo questa temperie di avanguardia e di simbolismo. Del 1922 è la pietra miliare di questo decennio, nonché una delle sue opere più famose, quel ritratto di Silvana Cenni che la immortala come una Madonna in trono del Rinascimento sullo sfondo realistico del panorama della collina torinese, in cui si può perfettamente riconoscere la cupola ottagonale della chiesa dei Cappuccini. Sicuramente, il punto di riferimento per questa grande tempera è Piero della Francesca, con l’immagine di Maria nel polittico della Misericordia di Sanseplocro, ma si possono anche cogliere echi della produzione ferrarese di Cosmè Tura e di Ercole de’ Roberti. Si noti che questo non è un ritratto reale, ma di fantasia, di un personaggio che diviene quasi una figura letteraria con una dignità da eroina borghese contemporanea, quasi una novella Madame Bovary.
Torino, come anticipato, fu il palcoscenico in cui Casorati poté divenire un grande artista e il merito spettò anche alla grande borghesia cittadina, che gli commissionò soluzioni innovative. Tra queste famiglie, spicca quella dell’industriale Riccardo Gualino, che fu anche collezionista d’Arte e appassionato di Musica. Casorati ritrasse lui, la moglie e il figlio in pose auliche e frontali, richiamanti il Rinascimento, ma anche ammiccanti alla ricchezza della loro villa, dove vollero far costruire un piccolo teatro, del cui progetto venne incaricato proprio Casorati. In mostra si possono osservare dei bassorilievi provenienti proprio dal teatro Gualino insieme al meraviglioso ritratto delle ballerine che ne animavano gli spettacoli, quelle sorelle Markman che costituiscono il soggetto di uno dei capolavori dell’artista, Raja, del 1924-25. Il clima di ritorno all’ordine è evidente anche nelle opere esposte alla Biennale del 1924, tra cui spiccano il ritratto di Hena Rigotti, la cui posa ricorda le Madonne del Quattrocento fiorentino, ma anche Manichini, opera dal tocco metafisico in cui Casorati si immortalò allo specchio, in uno dei suoi rarissimi autoritratti, e, in particolar modo, Meriggio, il quadro che maggiormente avvicina l’artista al Realismo Magico e nella quale le figure femminili nude sdraiate evocano Tiziano e Veronese. Pregne di questo rifocillarsi alla fonte del classico sono anche le due Conversazioni Platoniche, che suscitarono polemiche, nell’Italia già fascista degli anni ‘20, riguardo ai rapporti tra uomo e donna, che Casorati rappresentò in perfetta parità. Si tratta di un dialogo tra un uomo e una donna qualsiasi: per quest’ultima, la nudità (motivo di scandalo) deriva dalla Pittura veneta tra ‘500 e ‘700.
Con gli anni ‘30, Casorati iniziò a dipingere sia soggetti femminili nuovi, molto più realistici e semplici, come provato da Donne a Nervi, ma anche paesaggi ricchi di colori caldi, soprattutto della campagna intorno alla casa di Pavarolo, ma non certo naturalistici. Un tema che si affacciò, nella produzione dell’artista negli anni ‘30, fu la melancolia, ovvero quel senso di smarrimento e di attesa, non più solamente angosciosa, ma anche straniante, che caratterizzò molti dei soggetti femminili del decennio. La connotazione psicologica, unita a un certo distacco compositivo, pare evidente in opere come Donna davanti alla tavola, disposta su due piani differenti: da un lato, la melancolia umana della figura femminile a seno nudo che fissa il vuoto, dall’altra quella degli oggetti sul tavolo, che ricordano molto le nature morte di Morandi. In questi anni, inoltre, a Pavarolo, Casorati realizzò anche splendidi ritratti della moglie Daphne sullo sfondo della campagna, simbolo di una serenità finalmente raggiunta e di un equilibrio artistico raggiunto tra il lavoro in studio e quello all’aperto, così come (in linea con il periodo) composizioni di soggetti femminili in cui si rimarca il tema della maternità.
Con la fine del decennio e l’inizio del successivo, l’angoscia per la situazione internazionale e lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale si tradusse in opere legate al tema mitologico di Narciso, raffigurato come un ragazzino inerme e nudo che si osserva allo specchio mentre, alle sue spalle, due ragazze si muovono con gesti drammatici evocanti un’imminente tragedia.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Casorati lavorò alla Natura Morta, riassumendo tutte le fasi artistiche della sua vita, ma aprendole ai nuovi orizzonti dell’astratto e alla sintesi cromatica e compositiva. Già negli anni ‘40, le sue nature morte erano ricche di echi metafisici, maschere ed elmi, tutti simboli di incomunicabilità e vuoto interiore, ma, in quelle del dopoguerra, Casorati introdusse elementi in grado di anticipare le nuove tendenze, dai frammenti statuari agli oggetti rari, come un astrolabio.
📍 Informazioni utili per visitare la mostra
📍 Palazzo Reale, Piazza Duomo 12, Milano
📅 Dal 15 febbraio al 29 giugno 2025
🕰 Orari:
🔸 Lunedì: chiuso
🔸 Martedì – Domenica: 10:00 – 19:30
🔸 Giovedì: 10:00 – 22:30
🎟 Biglietti:
💰 Intero: 15,00 €
💳 Ridotto: 13,00 €
🔗 Info e prenotazioni: Marsilio Arte