Un capolavoro di Federico Barocci in mostra a Milano
Come ogni anno, il Comune di Milano permette alla cittadinanza di visitare gratuitamente, e con una preziosa spiegazione, un capolavoro proveniente da un museo italiano.
Per il 2024, si è deciso di rivolgersi a Urbino. Dalla Galleria Nazionale della città marchigiana arriva, infatti, la Madonna di San Simone, tra i capolavori di Federico Barocci, artista che, meglio di ogni altro, seppe rappresentare il Manierismo nella Terra che fu dei Montefeltro. Come ogni anno, si tratta di un appuntamento natalizio che, dal 4 dicembre 2024 al 12 gennaio 2025, ci permette di osservare da vicino, nella splendida cornice della Sala Alessi, un’opera significativa per gli sviluppi dell’Arte italiana, sotto la curatela di Luigi Gallo e Anna Maria Ambrosini Massari e con la partnership di Intesa San Paolo, grazie alla quale è disponibile un coupon che permette di visitare, a prezzo scontato, la mostra “Il Genio di Milano”, in corso alle vicine Gallerie d’Italia.
Federico Barocci (1533-1612) è l’erede naturale del Classicismo di un suo illustre concittadino, quel Raffaello Sanzio che, di questa tendenza artistica, è stato uno dei vertici nella Storia dell’Arte mondiale, e la sua opera chiude idealmente il Rinascimento urbinate e ne inaugura la stagione manierista, aprendo le strade, poi, alla temperie barocca, ma restando sempre nel solco del riferimento al Classico. Già Vasari, suo contemporaneo, lo definì un giovane promettente e la critica locale lo indicò come il nuovo Raffaello destinato a riportare in città le glorie del secolo passato, ma la differenza tra i due si tracciò nella scelta del Barocci di non lasciare mai definitivamente la sua Urbino, contrariamente a quanto compiuto dal Sanzio che, prima, passò a Firenze e, poi, a Roma. Il Barocci compì viaggi formativi, tanto a Roma per seguire le orme di Raffaello, quanto in Emilia, specie a Parma, per ammirare le opere di un altro suo punto di riferimento, ovvero Correggio. Da Urbino, Federico divenne interlocutore per commissioni religiose e profane, legate a papi, cardinali, nobili e signori locali, grazie alla mediazione del suo protettore, il duca della città Francesco Maria II della Rovere. Da Urbino, Barocci inviò soggetti storici e mitologici, così come pale d’altare, soprattutto nelle vicinanze, tra Marche, Umbria e bassa Toscana, ma anche nel Nord Italia, come testimoniato dal Martirio di San Vitale, oggi a Brera ma, in origine, nell’omonima basilica di Ravenna. Un’altra prova di ciò fu la salda ammirazione per l’artista da parte di Federico Borromeo, arcivescovo di Milano che, per la nascente Pinacoteca Ambrosiana, fece acquistare una sua Natività.
La Madonna di San Simone, realizzata tra il 1566 e il ‘67, è uno dei capolavori della prima maturità dell’artista urbinate. Era destinata alla chiesa di San Francesco della città marchigiana, nella quale campeggiava sopra il settimo altare destro e, nell’800, confluì nel patrimonio destinato a creare l’odierna Galleria Nazionale delle Marche. L’opera è sicuramente posteriore al viaggio in Emilia, data l’assonanza tra il monumentale dipinto (283x190 cm) e la Madonna di San Giorgio del Correggio, eseguita intorno al 1530 per l’oratorio di San Pietro Martire a Modena. La pala del Barocci guarda, senza dubbio, all’opera di Correggio nell’impaginazione della scena, così come nel disporsi delle figure e nel movimento in torsione di San Giuda Taddeo, analogo a quello del San Giorgio nella pala modenese, ma anche al vorticoso dinamismo delle figure correggesche negli affreschi nel Duomo e in San Giovanni Evangelista a Parma. La Vergine, raffigurata mentre insegna a Gesù Bambino a leggere, è molto intima ed è vicinissima nuovamente a Correggio ma anche a quella ritratta nella Madonna del Popolo per Arezzo, alla quale fa riferimento lo splendido disegno preparatorio che ci accoglie nella Sala Alessi. I due santi a cui è dedicata la pala d’altare sono perfettamente riconoscibili dagli arnesi con cui vennero martirizzati: Giuda Taddeo con l’alabarda e Simone con la sega con cui, leggenda vuole, venne tagliato in due. Giuda si rivolge verso di noi quasi a volerci sottolineare l’importanza della scena che si dipana davanti ai nostri occhi, mentre Simone è assorto nell’osservazione del soggetto sacro. Totalmente classicista è la parte alta della scena, in cui un angioletto incorona la Vergine con una ghirlanda protetto da un tendaggio rosso ricordo della lezione romana. Lo sfondo, invece, ha un tocco bucolico evidente nel rudere che incornicia la scena, ma anche nel paesaggio, che sembra già anticipare quella tendenza, diffusasi a partire dalla fine del ‘600, chiamata “capriccio”, ovvero la raffigurazione di paesaggi ideali e agresti ma con un tocco malinconico. In primo piano, appaiono due figure a mezzo busto che, con ogni probabilità, sono i committenti della pala ma, dei quali, non si sa nulla.
Questo dipinto è molto importante in quanto, specie nella Pittura religiosa, Federico Barocci fu un tramite tra due epoche, quella del Rinascimento e il periodo della Controriforma, a cui l’artista si uniformò perfettamente nella scelta di tematiche talvolta intime, come prova la Madonna di San Simone, ma anche altre, decisamente più monumentali del dipinto urbinate e più intense nella drammaticità, come la grandiosa Deposizione per la Cattedrale di Perugia oppure il già citato Martirio di San Vitale per Ravenna. Ed è giusto sottolineare che, anche dopo la sua morte, Barocci venisse considerato un punto di riferimento per la produzione di pale d’altare tanto nelle Marche, come provato dalla grande ammirazione che ebbe, per lui, il suo conterraneo Simone Cantarini, quanto nel Nord, specie, in virtù della sua ammirazione per Correggio, in area emiliana.
Federico Barocci. La Madonna di San Simone
Palazzo Marino, Piazza della Scala 2, Milano
Orari: tutti i giorni 9.30 – 20.00
Ingresso gratuito
Info: www.comune.milano.it/mostrapalazzomarinoFederico Barocci, Madonna col Bambino, i santi Giuda e Simone e i donatori detta Madonna di san Simone, 1566-1567, © MiC, Galleria Nazionale delle Marche, Urbino – Ph. Claudio Ripalti