Erano tutti miei figli all’Elfo Puccini: famiglia, colpa e responsabilità
Una domenica borghese e un melo caduto
In una sala arredata in perfetto stile anni 50, un gruppo di persone scambia battute classiche, un po' banali, che descrivono la vita di una normale borghesia in una qualsiasi domenica mattina. Un unico segno appare sullo sfondo: un albero di melo che è caduto a causa del vento nella notte. Una pianta che è stata da poco trapiantata in memoria di un figlio, che però qualcuno crede sia ancora vivo.
Arthur Miller e il contesto
Erano tutti miei figli è il dramma di Arthur Miller che debuttò a Broadway nel 1947, quando ancora la guerra non era una memoria passata. La sensazione però è che la storia non avvenga in quel presente, ma di un futuro appena lontano. Il conflitto mondiale è una massa pesante che condiziona vite ed economie e forse Miller sottolineava che lo avrebbe fatto per molti anni a venire. Il tema, apparentemente, è quello di una famiglia benestante, il cui grande reddito deriva appunto dalla vendita di armi, convertite poi, quando è tornata la pace, in elettrodomestici.
Trama e interpreti
Sopra a tutti c'è l'ingombrante Joe Keller, il padre padrone alle soglie della pensione, interpretato da Elio De Capitani che firma anche la regia. Accanto a lui la madre Kate (Cristina Crippa). Hanno due figli, che hanno partecipato in prima persona alle battaglie. Uno, Larry, non è mai tornato. L'altro, Chris (Angelo Di Genio), è il principe ereditario che però si vergogna di essere un sopravvissuto e si innamora, corrisposto, di Anne (Caterina Erba), la ex fidanzata di Larry. La trama si svolge intorno a questo amore e ai problemi che crea, come in una qualsiasi altra commedia.

Oltre la commedia: colpa e menzogna
Miller però si spinge molto più lontano. E i rapporti rivelano un intreccio di menzogne, prima tra tutte quella che si racconta la madre che crede che Larry sia ancora vivo e quella che porta gli altri due componenti della famiglia a non rivelarle mai la verità. Ce n'è una però ancora più grande. L'azienda ha infatti venduto delle componenti d’aereo fallate, che hanno portato alla morte di 21 piloti. Uno dei due soci è finito in galera, ed è il padre di Anne. Ma, come emergerà da un denso sviluppo generato da George (Marco Bonadei), il fratello di Anne, la colpa non è solo sua. Ci sono quindi abbastanza elementi per rimanere inchiodati fino alla fine, aspettando lo sviluppo del soggetto.
Generazioni a confronto e finale
Non basta. Quello che emerge infatti è anche uno scontro generazionale. Il solito tra chi, più anziano, ha fatto affari senza domandarsi mai le conseguenze che potevano avere, e chi è più giovane, che invece crede a un mondo diverso, nel quale una coscienza morale e un pensiero collettivo si contrappongono all'utilitarismo della vecchia generazione. Una bella speranza che, chi ha visto passare diverse generazioni, sa bene che è fasulla. E nel finale tragico è però la madre, che fino a quel momento era sembrata una figura passiva, a sua volta vittima di perfide intenzioni, che dimostra la sua compattezza con tutto quello che ha contribuito a creare. E nel momento del dolore più forte dà invece al figlio il solito consiglio scontato: l'importante è vivere. In questo modo, oltre a raccontare una storia intrigante, Arthur Miller distrugge in modo gentilmente persuasivo gli ideali della famiglia, del successo e del denaro, dove chi non ammette di avere responsabilità diventa una minaccia per tutta la società.
Informazioni pratiche
Teatro Elfo Puccini, sala Shakespeare, corso Buenos Aires 33, Milano
dal 21 ottobre al 16 novembre
Orari: martedì e venerdì ore 19.30 (tranne venerdì 14 novembre, ore 20) | mercoledì, giovedì e sabato ore 20.00 | domenica ore 16
Prezzi: intero € 38/34 | <25 anni € 15 | >65 anni € 20 | online da € 16,50
Biglietteria: tel. 02.0066.0606 – biglietteria@elfo.org – whatsapp 333.20.49021
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