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InScenaMi: Capitolo 3 Ritmo Ritmo!

  • Alessio Corini

Cari lettori qui è il vostro inviato dal mondo delle scuole di teatro, stasera fa un po' meno freddo, in compenso raggiungere via Savona è un po' più complicato perché ci sono i lavori della M4 e mi tocca fare una deviazione appena prima di piazza Bolivar. Questo fa sì che io arrivi in leggero ritardo tutto avvolto nel timore di irrompere inopportuno nel bel mezzo del (sapete cos'è) training e di guastare (sapete anche questo) l'energia che gli attori vi stanno profondendo.

Invece no. Se la sono presa comodissima questa volta. Me li trovo tutti lì belli a bivaccare fuori dall'aula. La stessa Claudia non sembra avere così tanta fretta di cominciare. Noto, tuttavia, un certo fermento e la ragione è facilmente intuibile: Claudia sta per assegnare le PARTI. Perché, come vengo prontamente a sapere, è stato scelto il testo da rappresentare nel saggio di fine anno. Si tratta di una commedia: Le Intellettuali di Molière.

Claudia ha scelto Molière perché voleva un testo frizzante, divertente, insomma... pieno di ritmo! Ritmo. Chi era costui? Si dice che il teatro debba avere a che fare con la vita no? E la vita non è forse soprattutto una questione di ritmo? Veloce, lento, galoppante, sincopato, irregolare, il ritmo segna il movimento. Cambia le melodie, rimescola le carte, definisce il tempo.

Le Intellettuali è una commedia del 1672. È una storia in cui si prendono essenzialmente di mira tutti quei personaggi che ostentano cultura senza possederne punto. Una satira sull'apparenza del gusto, sull'opportunismo radical chic mi verrebbe da dire, dove si mette alla berlina sia l'atteggiamento di coloro i quali pretendono di mostrarsi raffinati quando in realtà non sono altro che rozzi villani, sia (più grave forse) quello di coloro i quali si fanno abbindolare da questi soggetti fino ad assecondarli nella loro affannosa ricerca di secondi fini.

Bisogna dare le parti. Difficile immaginare un momento più delicato per un regista e più eccitante per un attore, secondo forse solo a quello di andare in scena a una prima. Ne so qualcosa, ci sono passato anche io svariate volte. Da attore pensi «Che mi farà fare?». Se poi hai già avuto modo di leggere il copione, stai già fantasticando da una settimana e ti senti emozionato come un bambino. Speri, ipotizzi, auspichi (speriamo non mi faccia fare quello o quella! Ah invece quel personaggio lì sarebbe perfetto per me ecc. ecc.). Anche i nostri eroi del corso di perfezionamento per attori di Teatri Possibili sono lì pieni di tali pensieri, glielo si legge in faccia. E devono fare training... miii che palle... e dacci ste parti no? Però il training, contrariamente al matrimonio di manzoniana memoria, s'ha da FARE.

Ecco allora i nostri eroi impegnarsi a fondo, abbandonarsi alla musica che li accompagna nei loro scioglimenti muscolari e snodamenti articolari. Dalla playlist che Claudia ha scelto per fare da sfondo all'esercizio saltano fuori del tutto inaspettatamente delle canzoni tratte da... Mary Poppins e... cosa da non credere, o forse da credere pure troppo, i nostri eroi le sanno tutte! E mentre si muovono leggeri nello spazio, le cantano pure! «Basta un poco di zucchero e la pillola va giù», «Cancaminin spazzacamin». Ma pensa te che roba. Del resto credo di poter legittimamente ipotizzare che molti di voi, cari lettori, avranno vissuto la mia stessa esperienza fanciullesca di andare al cinema per mano alla mamma a vedere i film di Walt Disney. Possiamo capirli vero? Che poi quei film degli anni '50 e i cartoni disegnati erano un'altra roba rispetto ai digicartoni di oggi, belli sì, computerizzati, pieni di effetti speciali, ma così tanto meno «umani» e così tanto meno «originali». Va bè, perdonate lo sfogo... andiamo avanti!

Terminate le canzoni disneyane scatta un'improvvisazione musicale.  Dalla musica le immagini. Il fulcro dell'esercizio, come raccomanda Claudia, è cogliere la prima immagine che la musica ispira e darle vita, corpo. Tutto molto evocativo. Lo spazio dell'aula si popola di gatti, cani, cacciatori, turisti che prendono il sole in spiaggia. Poi, quando cambia la musica, ecco apparire soggetti perduti in un labirinto alla disperata ricerca di una impossibile via di fuga. Efficace, fantasioso.

Ma eccoci finalmente al momento topico. Dopo la pausa (che gli attori passano a rileggere il copione) ecco Claudia assegnare le parti. Ad alcuni toccheranno più ruoli, distribuiti a seconda dei diversi atti della commedia. Soprattutto le ragazze si scambieranno più volte i personaggi. Vi invito, gentili lettori, a darvi una letta della commedia per poter meglio seguire le prossime puntate del nostro diario! In ogni caso ecco la distribuzione delle parti (se l'ho annotata bene):

I e II atto: Filaminta (Rina), Belisa (Sandra), Armanda (Arianna), Enrichetta (Marianna), Martina (Stefania), Aristo (Duilio), Crisalo (Massimo), Clitandro (Alessandro)

III, IV, V atto: Enrichetta (Arianna), Armanda (Sandra), Filaminta (Stefania), Belisa (Marianna o Rina?), Clitandro (Francesco), Vadius (Alessandro), Trisottani (Luigi), Crisalo (Duilio), Aristo (Massimo)

Mi pare che Claudia l'abbia scampata. Gli attori sembrano soddisfatti. Si passa alle prime prove di rappresentazione. È subito Luigi nella parte di Trisottani a essere chiamato in causa insieme a Marianna nella parte di Enrichetta. Trisottani è il re degli opportunisti, un arrapato cacciatore di dote, la bella Enrichetta vorrebbe evitare di sposarlo... Claudia osserva Luigi e gli dice: «Pensa allo Zanni» e... bè ne parliamo alla prossima puntata d'accordo? Stay tuned! Anzi... stay on stage!

 

GLOSSARIO TEATRALE SEMISERIO: RITMO

Una delle frasi preferite dai registi è «Ci vuole più ritmo» ed è rivolta agli attori quando sembrano trascinare stancamente le battute senza un briciolo di energia. Il ritmo è quella cosa che se non c'è, lo spettatore dorme. Non deve necessariamente essere veloce. Può essere anche lento, ma deve coinvolgere! Per questo quando una scena teatrale funziona si dice che «ha ritmo». Ritmo è anche sentire il momento e saperlo cogliere. L'essere lì dell'attore con la testa e non altrove. È anche il nome di un vecchio modello di automobile degli anni '80 per i nostalgici del vintage, ma quell'automobile, se non ricordo male, di ritmico aveva solo il nome. Film sconsigliati: tutti quelli di Wim Wenders.

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