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Passi a Teatro Libero. Meglio uomini o scarafaggi?

passi liberoUn palco diviso a metà tra cucina e bagno, e appena sotto il palco brandelli di cadaveri che lo percorrono in tutta la sua lunghezza, incuranti della dicotomia spaziale rimarcata da scritte e linee di confine. Elisabetta Torlasco entra in scena e vomita. Di lì a breve Greta Zamparini comparirà in preda a convulsioni e disorientamento. Siamo nella parte di palco identificata come bagno e i personaggi che vediamo dimenarsi e disperarsi per i compagni morti sono stati deliberatamente avvelenati dai Passi. Per un momento la mente ripensa ai vari stermini che si sono succeduti nel corso della storia, e alle loro motivazioni. La motivazione dei Passi è il disgusto. Sufficientemente banale e viscerale per essere plausibile, purtroppo.

Così inizia Passi del drammaturgo spagnolo Antonio Alamo, in scena a Teatro Libero nella messinscena di Tiziana Bergamaschi, testo che nel 1997 vinse il Premio Palencia per il Teatro affrontando il tema della sopravvivenza e della senilità attraverso due storie speculari: quella di una madre e di una figlia umane (Marisa Miritello e Valentina Ferrari) e quella dei due personaggi interpretati dalla Torlasco e dalla Zamparini, legate da un rapporto anagrafico similare a quello che intercorre tra un genitore e un figlio adulto, e che solo alla fine della prima scena capiremo essere... degli scarafaggi.

I Passi, gli eliminatori, siamo dunque noi.

A nulla valgono i tentativi di autoassoluzione dettati da un'aleatoria e immotivata convinzione di superiorità della razza umana rispetto agli insetti: se non bastasse la simpatia che i due personaggi hanno già conquistato, sopravverrebbe la constatazione della maggiore funzionalità e capacità di sopravvivenza degli scarafaggi rispetto all'uomo.

La vera tragedia che lo spettatore si porta a casa è il raffronto tra la gestione dell'anziano tra gli scarafaggi e la gestione dell'anziano negli uomini. E' lì che la supposta superiorità dell'uomo si sgretola ed emerge la sua natura di eliminatore. Che dobbiamo fare con i nostri vecchi? Disinfestarli? si chiede Alamo. A cosa si riduce l'umanità quando il mondo un po' vaneggiante di un'anziana madre sessantottina, che tra demenza senile e un po' di fumo sostiene di sentir parlare gli scarafaggi che abitano in bagno, si scontra con il mondo operativo, produttivo, dominato dalle ragioni economiche ma anche profondamente terrorizzato di una figlia quarantenne che si ritrova sola a gestire marito, lavoro, traffico e una madre non più in grado di badare a se stessa?

Intenerisce l'innocenza della madre anziana nell'ottima interpretazione della Miritello, ma allo stesso tempo non si può non condividere la paura e l'esasperazione della figlia, brava la Ferrari che è riuscita a non rendere odioso un personaggio non facile. Fino alla fine, quando di fronte agli scarafaggi che dissertando della natura umana deridono l'Uomo che non può vivere senza testa, sentiamo la figlia umana sentenziare lapidaria alla madre: Tu non esisti. E' un pugno nella pancia collettiva.

Chi non ha più la testa, l'anziana demente, pare perdere tutti i diritti in questo mondo umano che di umanità ne lascia intravedere ben poca. Chi emette la sentenza, però, è un giudice solo testa, niente cuore, e il ricovero forzato della madre è una moderna sentenza di morte per decapitazione e oblio

Per una volta, sarebbe bello poter essere come gli scarafaggi, che scappano dal bicchiere e con una risata liberatoria invadono la platea insieme. La giovane testa e il vecchio cuore.

Passi è uno spettacolo colorato e divertente, dove si ride con intelligenza e si riflette con amarezza. La presenza dell'autore in sala nelle repliche dell'1 e 2 dicembre è un valore aggiunto e un'occasione da non perdere per approfondire genesi e tematiche di un testo particolare e riuscito.

Viviana Gariboldi 

Teatro Libero

Via Savona 10, Milano

dal 30 novembre al 12 dicembre

prezzi: 18 / 13 euro

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