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Tamburi nella notte. Brecht ai Filodrammatici

tamburiCi si avvicina sempre con curiosità ed interesse ad una messinscena di Brecht, le aspettative sono alte ed è molto facile disattenderle. Tamburi nella notte, lo spettacolo per la regia di Francesco Frongia che inaugura la stagione del Teatro Filodrammatici, non lascia assolutamente delusi.

Tamburi nella notte non è il tipico testo brechtiano, è un testo di antieroi, di opportunisti, di gente che dimentica in fretta.

Da un'atmosfera dominata inizialmente da un fondale rosso, così simile ad un sipario di sangue per l'ennesimo soldato morto, da seppellire e nuovamente rispedire in trincea, sbuca la testa di Rosa Luxemburg a diffondere i proclami che guidano la rivolta spartachista che agita la Germania del 1919. Capitale, alleanze, libertà di stampa. Paradossalmente i temi cosiddetti di attualità sono sempre quelli, per essi combattiamo, moriamo e poi ce ne dimentichiamo.

Veemenza, volubilità e dimenticanza sembrano proprio essere la cifra dei personaggi di quest'opera.

Come Anna, che, dopo aver atteso invano per quattro anni il ritorno dell'amato Andrea partito per la guerra e ormai dato da tutti per morto, accetta le pressioni dei genitori (i bravissimi Eugenio Fea e Denise Brambillasca) e sposa il classico buon partito. Tipico matrimonio di interesse, se non fosse che la brava borghese Anna, mentre mostra di voler attendere Andrea, confessa che il ricordo del viso di lui si è affievolito, lei ha già consumato il rapporto col futuro marito, e adesso è in attesa di un bambino.

Il fondale rosso non è più sipario, siamo entrati nell'alcova, e quella che dovrebbe essere l'eroina è in realtà una donna debole.

Al locale Piccadilly, frequentato da giovani cantanti dai facili costumi, si beve tanto. Per festeggiare le imminenti nozze di Anna, per dimenticare, per darsi coraggio, per godersi la vita. E' un circo grottesco; il rosso cede il passo ad un fondale a righe verticali, così simile ad un tendone.

Fuori si consuma la lotta, rullano i tamburi, colpo di scena. Entra il fantasma: Andrea, il primo amore, torna malconcio dalla guerra. "Eccolo! E' lui l'eroe, finalmente!", pensa lo spettatore. Di fronte a una massa di vili, opportunisti e arricchiti (esemplare il ragionamento del padre sulla remuneratività del commercio in carrozzine per bambini) il soldato redivivo rappresenta l'amore costante ed il coraggio.

Lascerà dunque l'amaro in bocca la scelta finale di Andrea: abbandonare la lotta e i rivoltosi al loro tragico destino, e scegliere un amore che abbiamo visto essere così mutevole.

Giovani, romantici e rivoluzionari, questa è l'immagine che abbiamo degli eroi. Impegnati ed ideologici, così vogliamo i protagonisti brechtiani. Tamburi nella notte si configura allora come un testo problematico, privo di eroi in senso canonico, dove valori e amori vengono dimenticati, dove l'ideologia esce sconfitta.

Portarsi la guerra sotto la camicia forse fa diventare vecchi, se la rivoluzione è giovane. O forse fa scegliere la vita. La propria, certo, ma anche quella in grembo, seppur di un altro. L'industria delle carrozzine per bambini è estremamente remunerativa, diceva il padre di Anna, perché una nazione distrutta dalla guerra la si può solo ricostruire, e i bambini servono proprio a quello.

Allora scegliere la vita privata a discapito di quella pubblica è una scelta di lungimirante ricostruzione? Agli spettatori la libera valutazione.

Tamburi nella notte è un'ottima produzione Accademia dei Filodrammatici e vede in scena undici giovani attori diplomati della stessa Accademia, in un riuscito equilibrio tra riflessione e divertimento, grottesco e lirismo, scene dinamiche e musica dal vivo. Da questo Brecht, non si esce delusi.

Viviana Gariboldi 

Teatro Filodrammatici di Milano

Prima Nazionale

Via Filodrammatici 1 - ingresso Piazza Ferrari 6, Milano

dal 5 al 15 ottobre

prezzi: 22 / 18 / 16 / 11 / 10 euro

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