Un'Antigone moderna al Teatro Carcano
Antigone di Sofocle è una delle pietre miliari del teatro classico. La tragedia per eccellenza, che racchiude in se tutti i capitoli del dramma che ha già segnato l'inizio: è la figlia di Edipo e di sua nonna, ma è anche, come narra la storia che la vede protagonista, una profuga e la sorella di due fratricidi.
Frutto di un unione contro natura non può certamente essere una persona normale. E infatti è un personaggio emancipato, che si oppone a delle leggi arcaiche fondate sull’onore, e lo fa in modo estremamente moderno. Antigone, Barbara Moselli, è sempre stata considerata la rappresentazione del conflitto tra pietas e ragion di stato. Ma nella rappresentazione firmata da Laura Sicignano, regista e direttrice del Teatro Stabile di Catania, tutto assume un'altra dimensione. Non c'è nulla di patetico. Antigone, che reclama la necessità di seppellire il fratello Polinice, il cui cadavere, per punizione, è stato lasciato ai corvi, sembra più rivendicare la necessità di mettere in pratica il libero arbitrio, e di lottare contro i poteri forti. Si muove in una scenografia astratta, che, invece di mostrare la splendida Tebe, richiama una città distrutta, composta da grandi travi di ferro e da pareti di legno corroso.
Tutto si svolge in modo rapido. E quello che poteva essere considerato un macigno culturale, a rischio di noia, si trasforma in una pièce dal ritmo che assomiglia a un videoclip. Il soggetto diventa una critica alla supremazia maschile di Creonte, ma anche dei soldati, e una celebrazione della ribellione femminile. E non è un atto di eroismo quello che viene mostrato. Ma la dimostrazione che chi pretende di governare in modo tirannico commette degli errori. La musica dal vivo di Edmondo Romano sottolinea in maniera emozionante i momenti cruciali, e fa sospendere il fiato.
L'ottusità di Creonte, Sebastiano Lo Monaco, lo zio e il padre del promesso sposo, emergerà con prepotenza nel finale, quando l'indovino Tiresia, Franco Mirabella, lancerà la sua orrenda profezia di distruzione totale, sottolineando l'assenza degli dei in una faccenda dominata dalla superbia umana. A causa della morte di Antigone infatti, tutti moriranno. Non si salverà nessuno. A partire dall'innamorato Emone, Luca Iacono, la madre Euridice, Egle Doria, e Creonte stesso. E il testo, che risale al 442 avanti Cristo prende improvvisamente un aspetto attualissimo, una critica alla violenza e a tutte le guerre, non solo a quella che poteva apparire solo come una storia famigliare disgraziata. Questo viene sottolineato nel finale, quando tutto crolla sul palco.
Teatro Carcano - corso di Porta Romana, 63 - 20122 Milano
da giovedì 20 febbraio a domenica 1 marzo 2020
DURATA: 80 minuti senza intervallo
ORARI: martedì e venerdì ore 19.30 | mercoledì, giovedì e sabato ore 20.30 | domenica ore 16.00
PREZZI: poltronissima € 38,00 |poltrona/balconata € 27,50 |over 65 € 20,00/€ 16,00 | under 26 € 17,00/€ 15,00
PRENOTAZIONI: 02 55181377 | 02 55181362
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