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Zelig Republic: la vera storia del cabaret milanese raccontata da Giangilberto Monti

  • Mauro Teti

Milano è stata la città che ha inventato una comicità diversa, intelligente e civile. Zelig Republic, il libro di Giangilberto Monti, racconta come un piccolo locale di viale Monza sia diventato laboratorio e fucina di talenti, simbolo di una rivoluzione gentile nel cabaret italiano. Ma racconta anche le ombre della favola televisiva: con il passaggio alle reti commerciali la libertà creativa si è ridotta e la comicità ha iniziato a piegarsi alle regole del mercato.

Copertina Zelig Republic di Giangilberto Monti

Da viale Monza alla televisione nazionale: Milano e la comicità che cambia l’Italia

Quando Giangilberto Monti ha letto che la Zelig Media Company, parte del gruppo Smemoranda, era finita in fallimento, ha provato una fitta di incredulità.
Per chi, come lui, ha vissuto la nascita di Zelig, quella notizia non era solo economica: era la fine simbolica di un’epoca.

“Mi sono chiesto come fosse potuto accadere”, racconta, “e ho deciso di scrivere un libro che ricostruisse quella storia, soprattutto nei suoi primi dieci anni, dal 1986 al 1996. Il decennio in cui Zelig era un laboratorio, un punto di ritrovo, una risposta ironica e intelligente alla Milano da bere.”

Il risultato è Zelig Republic (Aliberti Compagnia Editoriale), un libro che restituisce a Milano il ruolo di culla della comicità civile italiana: quella capace di ridere non di qualcosa, ma su qualcosa, e di farlo con intelligenza, cultura e spirito critico.

Milano, la città che inventò la comicità moderna

Negli anni Ottanta Milano era la città dell’efficienza e del successo, della moda e della pubblicità, ma anche della contraddizione e della ricerca.
In quella stessa Milano, tra la frenesia della “Milano da bere” e la malinconia dei Navigli, nacque un piccolo locale di viale Monza destinato a cambiare la storia dello spettacolo italiano: lo Zelig.

“Zelig era più un laboratorio che un locale”, spiega Monti. “Lì si incontravano artisti, studenti, musicisti, comici e intellettuali. Non c’era un modello da seguire, ma la libertà di inventarne uno nuovo.”

Era una Milano viva, solidale, curiosa. Una città che, dopo l’ubriacatura del benessere e della pubblicità, tornava a interrogarsi su se stessa attraverso la risata.
Sul palco dello Zelig si alternavano Aldo e Giovanni (ancora senza Giacomo), Claudio Bisio, Antonio Catania, Paolo Rossi, Antonio Albanese, in un crocevia continuo di teatro, musica, politica e cabaret.

Era un modo tutto milanese di intendere la comicità: colta ma popolare, ironica ma mai cinica, capace di mescolare l’arte con la realtà quotidiana.

Zelig storico a Milano

La favola televisiva e il suo rovescio

L’ingresso di Zelig nelle tv commerciali sancì un successo nazionale travolgente, ma al prezzo di una progressiva snaturalizzazione. Se l’esordio su Rai 3 aveva preservato l’integrità dello spettacolo teatrale, il passaggio ai network privati impose ritmi serrati dettati dalla pubblicità. Come osserva Monti: “Il mercato dell’arte ha superato l’arte stessa… l’artista perde libertà espressiva, diventa un personaggio, un prodotto.” Così, la “repubblica della risata” divenne una favola luminosa ma ambigua: portò la comicità milanese in tutta Italia, sacrificando proprio quella libertà creativa che l’aveva resa unica.

Bozzo e Salvatores: i veri talent scout della comicità milanese

Monti dedica pagine importanti a figure spesso trascurate, ma decisive nel plasmare l’identità dello Zelig originario.
Tra queste spiccano Gabriele Salvatores e Giancarlo Bozzo.

Salvatores, prima di diventare premio Oscar, fu un vero maestro di palcoscenico, un “talent scout naturale” che riconosceva la genialità dietro la timidezza o la provocazione. È lui, racconta Monti, ad aver dato allo Zelig quella dimensione teatrale e corale che lo differenziava da qualsiasi altro cabaret.

Accanto a lui, Giancarlo Bozzo incarnava la visione concreta e affettuosa del direttore artistico. È Bozzo a scoprire e intuire il potenziale di Checco Zalone, quando altri lo avevano liquidato come “troppo di nicchia”.
“Zelig non era solo Gino e Michele”, ribadisce Monti, “ma una squadra. Bozzo e Salvatores hanno avuto un ruolo fondamentale: senza di loro, quella fucina di idee non avrebbe mai trovato una forma.”

Zelig, insomma, era Milano fatta spettacolo: collettiva, creativa, capace di costruire insieme.

La comicità come responsabilità

“Il comico ti fa ridere dei tuoi difetti, ti obbliga a guardarti dentro”, scrive Monti. “Oggi, purtroppo, le regole dello show business non favoriscono la profondità. Tra Pio e Amedeo e Ale e Franz c’è un abisso: siamo costretti al becero.”

Eppure, aggiunge, lo spirito milanese di Zelig, quello della curiosità, dell’ironia intelligente, del lavoro ben fatto, può ancora insegnare qualcosa.
Molti artisti oggi cercano di tornare alle origini proprio per riscoprire quella autenticità.

“Le band si riuniscono non per nostalgia, ma per ricordarsi chi sono”, spiega. “E anche il comico, come il musicista, deve farlo: ricordarsi da dove viene.”

Una lezione per Milano (e per l’Italia)

In Zelig Republic, Monti non racconta solo un pezzo di storia dello spettacolo, ma una parte essenziale dell’identità culturale di Milano.
Una città che ha saputo inventare un linguaggio nuovo, in equilibrio tra cultura alta e popolare, tra ironia e impegno.

“Siamo passati dalla società dello spettacolo allo spettacolo della società”, conclude Monti, “ma finché ci sarà qualcuno che usa la risata per smontare il potere, quella scintilla continuerà a vivere.”

Oggi che la comicità è spesso ridotta a clip virale o tormentone da social, Zelig Republic ricorda che Milano è stata, e può tornare a essere, la città dove la risata è una forma di pensiero.
Un atto di libertà, di intelligenza e di amore civile.

Box – Lo Zelig di viale Monza oggi

Il locale originario di viale Monza 140, aperto nel 1986, è ancora un punto di riferimento della comicità milanese.
Oggi ospita laboratori, serate di stand-up e nuovi talenti che cercano di recuperare quello spirito autentico di confronto e sperimentazione.
Un piccolo tempio urbano che continua a raccontare Milano attraverso la risata.

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