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What women dream: Mamma, da grande farò la principessa

  • Ilaria Senati

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Cammino per le strade della città in un pomeriggio di ottobre stringendo una manina che, di tanto in tanto, scivola alla mia presa per dirigersi dritta dritta verso una qualche vetrina.

“E’ bellissimo” dice estasiata la mia cuginetta di sette anni spaziando con lo sguardo tra i capi griffati di abbigliamento femminile, le scarpe altissime e accessori di ogni genere e tipo.

Non mi meraviglia poi tanto: da grande Giuly vuole fare la stilista e creerà abiti meravigliosi, meravigliosi come i suoi bozzetti colorati, capaci di far sognare chi li indosserà così come questi, esposti nei mille occhi del milanese doc, fanno sognare Lei, me, un po’ tutte Noi.

Giuly analizza oggetto per oggetto: questo lo regalerebbe alla mamma, quello alla zia, un altro ancora alle cugine “perché sono cose da grandi”.

Allo stesso modo si perde nel paradiso della cosmetica attratta dalle polveri colorate e dai rossetti luminosi, ma sempre memore dei consigli della sua mamma che le concede un pochino di trucco solo per il suo compleanno. Ogni cosa a suo tempo.

Immediatamente, in un flusso interminabile di pensieri, ecco a chiedermi di preciso quanto tempo sia passato da quando l’imperativo gridato sulle note di The Wall era “Teachers leave them kids alone”. Non abbiamo bisogno di una formazione basata sul controllo del pensiero di massa, certamente, ma ciò esclude la necessità di una guida affidabile nel tempo della crescita?giuly2

Mi vengono in mente le piccole Miss America, le bimbe degli spot pubblicitari e poi ancora le pagine di un libro, “Ho 12 anni faccio la cubista mi chiamano principessa”, letto qualche anno fa. “Non abbiamo bisogno di una formazione” può anche darsi, dipende dall’implicito orientamento che essa imprime, ma potremmo dire lo stesso di una guida: potremmo dire di non avere bisogno di modelli?

A questo secondo quesito la risposta ovviamente è “No” perché tutti adottano, talvolta inconsapevolmente, dei modelli. Persino il creativo, ci fa presente G.P. Bona in un suo celebre aforisma, non inventa nulla di nuovo semmai costruisce e interpreta il preesistente (“Gli uomini comuni guardano le cose nuove con occhio vecchio, l'uomo creativo, osserva le cose vecchie con occhio nuovo").

Mi spiego meglio: dopo aver intenzionalmente demolito il mito della famiglia che comprime i figli in tale ruolo, dopo aver abolito il Signor padre e il Signora madre, dopo aver rimborsato i figli della propria indipendenza soffocata all’eccesso in epoche passate ora non stiamo valicando forse i pericolosi limiti dell’indifferenza? E’ normale che bambini e bambine anagraficamente piccoli vengano lasciati soli a confrontarsi con se stessi e costretti al confronto con una realtà che non hanno i mezzi per gestire e comprendere? Questi bambini/e di oggi di cui tanto si parla, la famosa “Generazione zero”, hanno reagito: hanno scelto i propri modelli, spesso negativi o inappropriati per la propria età, hanno scelto il proprio atteggiamento per sopravvivere in tempi difficili come i nostri e hanno scelto il proprio habitat, una realtà intessuta di sottoculture che li ospiti e li protegga e soprattutto una realtà di cui conoscono le leggi e in cui non partire sconfitti. 

Se molte bambine come Giuly hanno la fortuna di crescere in un ambiente nel quale i genitori forniscono una spalla per piangere, una mano per rialzarsi e un consiglio forte quando necessario, non è per tutti così. Molte bambine conservano il sogno della principessa, ma lo perseguono attraverso canali pericolosi, spesso più pubblicizzati e noti.

I modelli proposti sono la versione trasgressiva di bambole una volta oggetto di sogni ed emozioni, donne bellissime e con pochi scrupoli alcuno pronte a proporsi al miglior offerente. Detto questo ci terrei a precisare che non sono in alcun modo portavoce del puritanesimo inoltrato, per così dire, semplicemente ci terrei a sottolineare che mentre una donna matura si presuppone essere in grado di discernere quale sia la strada più consona per la propria vita, una bimba di 12 anni potrebbe non capire la gravità del barattare volontariamente il proprio corpo e la propria dignità per una ricarica del cellulare.

Ma allora se le bambine di oggi sono più mature di una volta e i sogni, beh i sogni non sono ancora riusciti a rubarceli del tutto, come si potrebbe intervenire per salvaguardare il futuro di queste piccole donne?

La risposta agli ESPERTI!

Lolly

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