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Antonella Bucci racconta il nuovo singolo “Sogni ribelli” e i 30 anni di carriera

La partecipazione al programma televisivo Ora o mai più su Rai Uno ha fatto riscoprire la potente voce di Antonella Bucci, un’artista che ha segnato la scena musicale italiana negli anni ’90 con il successo planetario Amarti è l’immenso per me, cantato con Eros Ramazzotti e tradotto anche in spagnolo. Antonella ha partecipato al tour dell’artista romano nel 2003.

Dopo quattro album, due EP e diversi progetti televisivi e teatrali, ha preso parte a numerosi tour all’estero con Mauro Mengali (O.R.O), toccando diversi Paesi tra cui Bielorussia, Ecuador e Brasile.

Dal 27 giugno, Antonella Bucci torna in radio con “Sogni ribelli”, brano sincero e diretto, disponibile in digitale dallo stesso giorno (Hoop Music / Virgin Music Group), anticipato dal videoclip.

Prodotto con la collaborazione artistica di Raf, che ha contribuito all’arrangiamento, al testo e alla struttura insieme a Valerio Bruno (Combass), Sogni ribelli è un inno alla libertà personale, all’autenticità e alla forza interiore. Il brano è firmato da Antonella Bucci, Mauro Mengali e Raf.

antonella bucci sogni ribelli copertina

Intervista ad Antonella Bucci

Cosa ti ha lasciato a livello tecnico il programma “Ora o mai più” del 2025? A livello tecnico, eri l'artista con maggiore esperienza e, in quanto vocal coach, hai accumulato molte esperienze internazionali.

Certamente, non ci si sente mai completamente pronti a ogni situazione che si presenta. C'è sempre qualcosa da imparare. Ogni esperienza rappresenta una nascita e un lascito, ma ci mette di fronte a situazioni imprevedibili. In "Ora o mai più", non avevamo mai il tempo di consolidare i brani; spesso ci venivano consegnati all'ultimo momento, con prove che si svolgevano solo un'ora prima della diretta. Immagina la gestione che richiede una preparazione simile. Anche l'esperienza può non bastare, e spesso mi è stato rimproverato di leggere sul gobbo. Se non riesci a imparare nei tempi stabiliti, diventa inevitabile. Questo aspetto toglie un po' di spontaneità alla performance, elemento che mi è mancato durante l'apprendimento.

Ciò influisce anche sul livello di emotività: quando non ti senti completamente consolidato, quando sei lì, te la giochi. Ho una parte di me "consapevole" che deve ben sapere cosa e come fare. Questo mi ha aiutato a livello tecnico, poiché in quel programma è fondamentale essere rapidi. Alcuni sono stati più fortunati perché conoscevano già i brani o li avevano provati in anticipo. Altri, invece, si sono trovati di fronte a canzoni con arrangiamenti diversi rispetto a quanto stabilito all'inizio della settimana. Ci sono tantissimi fattori che influenzano la performance e la diretta.

Hai cantato e interpretato canzoni difficili con settime e ottave. Con il nuovo singolo “Sogni ribelli”, porti leggerezza e spensieratezza. Ti sei liberata dal peso di cantare brani più complessi?

Hai toccato un punto importante. Stiamo lavorando per rilasciare il singolo, ma non subito, poiché ci stiamo ancora lavorando, insieme a Raf, uno dei produttori e coautori. In diretta abbiamo presentato una demo di un brano in costruzione. È un pezzo nato strada facendo, e la cosa bella è che abbiamo scelto di intraprendere un percorso più leggero, in contrapposizione alla mia esposizione vocale, sempre molto estrema. Volevamo dare un taglio a ciò che ci si potrebbe aspettare da me; quindi, abbiamo optato per un brano meno complesso vocalmente.

Volevo giocare con leggerezza, non superficialità, perché serve un po’ di leggerezza a livello vocale. La gente ha bisogno di cantare e di immergersi in un mondo più leggero, non in un significato superficiale. Per esempio, il testo di "Cuoricini" dei Coma non è affatto leggero.

"Sogni ribelli" si contrappone a questo messaggio: il sogno ribelle è quello di opporsi alle convenzioni sociali, a ciò che stiamo vivendo ora, dove siamo tutti sotto lo stesso cielo e, alla fine, dobbiamo confrontarci con un sistema gerarchico brutale. Ognuno deve coltivare il proprio sogno ribelle per esistere e rimanere autentico, senza volersi omologare al sistema.

Un artista viene giudicato, seguito e anche odiato in base a ciò che dice. Il mondo manca di gentilezza e valori. La gentilezza è il valore più importante che fa la differenza in un mondo così brutto. Senza un sogno ribelle, anche il più piccolo, l'esistenza diventa vuota, poiché rischiamo di diventare robotici e tutti uguali.

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Com’è stato il tuo rapporto con Raf nel costruire questo nuovo singolo?

Con Raf è nata un’amicizia sincera, oltre che una collaborazione artistica così preziosa, e il fatto che lui ha voluto sostenere questo progetto mi emoziona, perché "Sogni ribelli" nasce da un seme piantato tempo fa con Mauro Mengali, ma che ancora non aveva trovato la sua piena fioritura.

Raffaele ha saputo cogliere il mio umore, la mia fragilità, e insieme abbiamo dato voce a chi, come me, continua a credere che non bisogna mai piegarsi a un sistema che spegne l’identità e raffredda i sentimenti.

Raf è un uomo speciale dalla rara umanità e umiltà, oltre ad essere un artista eccezionale, che ha dato cuore e anima a questo brano che è per chi non si adegua, per chi cerca calore in un mondo che spesso sembra di ghiaccio.

 

Stai lavorando a dei live e ai nuovi inediti?

Ci saranno sicuramente delle date nel calendario estivo, cercando di coordinarci perché lavoriamo molto all'estero. Vorrei rendere omaggio all'estate con questa canzone che ha un sapore di leggerezza "ribelle", per poi passare a qualcosa di più importante in autunno. A luglio parteciperò al Slavianski Bazaar in Vitebsk, uno dei festival più importanti per la musica, dove sarò presente come giudice e ospite d'onore con Mauro Mengali, omaggiando "Vivo per lei" e "Amarti è l'immenso". In autunno lavoreremo su un altro brano.

Hai un forte legame artistico con la tua terra, con iniziative come la scuola Onde Radio Academy con Mengali, la Giostra Cavalleresca di Sulmona e la partecipazione con i ragazzi alla “Notte dei Serpenti”. Ma hai anche fatto esperienze in Bielorussia, Ecuador e Brasile. Hai una doppia anima ma mantieni la tua umiltà come artista.

Io sono d’accordo con quello che dice il mio amico Eros Ramazzotti: le ali per volare e le radici per restare saldi nel mondo di essere, di essere e di vivere. Appartenere a qualcosa ti dà un senso di identità. La Germania è la mia terra d'origine, ma ora io vivo in Abruzzo. Per me, appartenere significa collocarsi in un contesto che risplende nel mondo. Siamo cittadini del mondo, ma ognuno ha origini che danno identità. Questo è il vero significato dell'umiltà: lavorare, impegnarsi e rispettare chi lavora con te. Sul palco, bisogna trasformarsi e diventare qualcosa di straordinario. L'umiltà sul palco non esiste, altrimenti non saresti lì. Un artista è egocentrico e ha la responsabilità di accendere quel sogno ribelle in modo sano. Ciò che ci contraddistingue è sviluppare qualcosa di importante nella nostra vita, avendo un riferimento che ci aiuta a crescere, non a demolire.

Hai fatto diverse esperienze all'estero con Mauro Mengali. Secondo te, c'è una maggiore attenzione al bel canto rispetto all'Italia?

L'estero mi ha sempre accolto calorosamente. Abbiamo collaborato in Ecuador con Ornella Muti e Franco Nero, e in Brasile. Il bel canto è molto apprezzato, soprattutto nell'est, poiché c'è un rispetto per l'arte. Dalla scuola dell'infanzia, tutti, indipendentemente dal ceto sociale, possono fare musica, studiare danza o canto, attività che sviluppano la sensibilità dell'individuo. In altri paesi, solo chi è più fortunato riesce a finanziare queste attività. Questo può reprimere l'evoluzione di talenti nascosti. Nell'est, c'è un'attenzione straordinaria per il teatro, le prove e la disponibilità dell'orchestra, con un atteggiamento meraviglioso nei confronti della musica italiana.

In Italia, invece, abbiamo un po' perso questo rispetto, cercando di imitare la cultura americana. Sarebbe bello e sano riportare alla luce la nostra identità con una proiezione. Personalmente, ascolto anche la musica trap; ognuno ha qualcosa da dire, ma la differenza sta nell'atteggiamento di crescita e incoraggiamento, soprattutto nel linguaggio. La musica italiana, nel bel canto, richiama questo incoraggiamento alla bellezza, poiché l'arte è bellezza.

Con Eros hai ancora un rapporto di amicizia? Non avete mai pensato di fare un altro duetto artistico dopo il successo mondiale di “Amarti è l’immenso”?

Con Eros ci sarà sempre una forma di amicizia, e lo spero sempre, poiché siamo molto legati da quando avevo 16 anni. La collaborazione è rimasta quella del 2004 all'Olimpico. Ne parlavo con Eros tempo fa: ripetere un'esperienza così grande è molto difficile. C'è sempre la paura di non essere all'altezza di quella meraviglia. È complicato ripetere quel successo, soprattutto in un mercato discografico attuale completamente diverso rispetto a 35 anni fa. Bissare quel singolo richiede una combinazione astrale incredibile.
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Nel 1993, a Sanremo Giovani, hai portato un brano bellissimo scritto da Eros Ramazzotti, "Il mare delle nuove". È una canzone complessa che, a mio avviso, non ha avuto il successo che meritava. Pensi di riproporla?

È un brano molto complesso, avanzato anche come produzione per gli anni '90. Uno dei miei obiettivi è riprenderlo e renderlo più attuale. Sicuramente lo riabbracceremo nel progetto che andremo a sviluppare. È importante alimentare canzoni che hanno avuto un passato e riproporle in una chiave attuale, per far sì che chi ha vissuto quel periodo e chi lo vive ora possano scoprire qualcosa che unisce due generazioni. È qualcosa di molto bello, poiché si possono condividere momenti di creatività e di elaborazione musicale legati a una storia.

Sei una persona dotata di grande sensibilità, votata a incoraggiare gli altri. Hai pensato di raccontarti in un libro?

Potrei scrivere un libro che racchiuda momenti esaltanti e altri un po' meno. Ma non sono quella che si piange addosso, né quella che racconta solo le ferite. In “Ora o mai più” mi è stato chiesto di essere più intima nel confessionale, di condividere parti più profonde di me. Tuttavia, non ho voluto farlo, non per mancanza di empatia verso il pubblico, ma perché credo che la vita di un’artista sia composta da molteplici esperienze.

Il mio obiettivo è cercare sempre di raggiungere vette più alte, perché ognuno di noi deve avere un sogno ribelle. Se non ci sono arrivata, vorrei trasmettere questo messaggio: ce l'ho fatta non raccontando solo il mio lato ferito, ma grazie ai sacrifici. La parte ferita la voglio donare per incoraggiare, è un percorso diverso.

Questo è ciò che conta: il carattere e la forza che riesci a tirare fuori nei momenti cruciali. Se arrivi alla vetta, puoi dire: "Se ce l'ho fatta io, ce la puoi fare anche tu." Questo è il messaggio che deve passare, non il contrario.

L’artista vero è quello che condivide dopo aver vinto, non per non vincere.

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