Blocco temporaneo del servizio Uber Pop. E' subito polemica
Stop alla concorrenza sleale da parte dei Taxi a Milano.
Sono sicuramente giornate importanti, per i tassisti italiani: il Tribunale di Milano ha accolto, con ordinanza, il ricorso cautelare e urgente, proposto da un gruppo di tassisti milanesi, che hanno richiesto il blocco urgente della popolare app Uber Pop. La notizia è rimbalzata sui social già dallo scorso venerdì, si parla di una battaglia vinta da parte dei tassisti milanesi, contro il servizio mondiale dei trasporti pubblici, Uber Pop.
Di fatto, questi ultimi cono stati costretti a spegnere i motori, almeno fino al 2 luglio, quando il Tribunale di Milano sarà chiamato a pronunciarsi nuovamente sulla vicenda per decidere se accogliere o meno il reclamo posto dall’azienda americana, e dall’associazione autoconsumo, che la spalleggia.
Come si dice in questi casi, i tassisti italiani hanno vinto una battaglia, ma non la guerra.
Ma in cosa consiste, a conti fatti, questa famigerata app Uber?
Uber è un'azienda con sede a San Francisco, che fornisce un servizio di trasporto automobilistico privato, attraverso un'applicazione software mobile, che mette direttamente in collegamento autisti e passeggeri.
La società è presente in decine di città in tutto il mondo; le auto possono essere prenotate con l'invio di un messaggio di testo o usando l'applicazione mobile, tramite la quale i clienti possono inoltre tenere traccia della posizione dell'auto prenotata.
Vuoi diventare autista di Uber? Niente di più facile! E’ sufficiente di fatto essere in possesso di un'autovettura di medie o grandi dimensioni, immatricolata al massimo da 8 anni, con 4 posti e in ottime condizioni esterne e interne, avere una polizza assicurativa a favore dei passeggeri, essere fornito di patente di guida da almeno 3 anni, e non avere nessun precedente penale.
Come si può immediatamente vedere, si tratta di requisiti comuni a molti automobilisti.
Non devono essere, peraltro, sostenuti i costi ai quali sono soggetti coloro che guidano i taxi, e questo consente di poter applicare tariffe inferiori ai passeggeri, falsando la concorrenza. A conti fatti, se si osserva con attenzione la vicenda sviluppatasi nelle ultime settimane, pare quasi di assistere ad una partita di ping pong, considerato il botta e risposta continuo, che sembra inarrestabile; inizialmente lo stop imposto dal Tribunale di Milano nei confronti dell’azienda Uber, poi la segnalazione dell’Autorità di regolazione dei trasporti al Parlamento, e al Governo, e ora il rinvio della decisione definitiva al 2 Luglio.
Le opinioni in merito, si aprono ai nostri occhi quanto mai variegate e controverse, e la guerra in atto, che sembra verrà combattuta fino all’ultimo sangue, morirà irrisolta, senza né vinti né vincitori, come molte altre nel nostro Paese. Ma questo dovrebbe forse stupirci?
La questione dovrebbe quanto mai farci riflettere, in quanto le istanze di fermo dell’app Uber Pop, si appoggiano a delle regole datate 1992, quando la “ Sharing Economy”, l’economia della condivisione, influiva in misura decisamente microscopica, se paragonata all’importanza assunta da internet nella comunicazione di massa, al giorno d’oggi. Appare dunque evidente che, 23 anni fa, era impensabile immaginare che sarebbe stato utilizzato per creare una community di utenti, interessati a condividere un medesimo servizio.
Il mondo cambia, il web prende il sopravvento, invadendo le nostre comode esistenze, e le regole, quelle immobili e tradizionali, non cambiano mai. E se tale decreto scatena immediatamente le polemiche, queste certamente non potevano mancare in una società come la nostra, che si nutre essenzialmente di questo.
Da una parte i manager della Uber Italia, che continueranno a combattere, e a difendere le loro posizioni, dall’altra i tassisti, che i sono sentiti mancare la terra da sotto i piedi, cantano vittoria soddisfatti, aggrappandosi alle loro sicurezze.
Si potrebbe forse parlare di terrore, da imminente spodestamento del “tradizionale”, da parte del mondo del web?
Una cosa sola è certa: se le regole non cambieranno in fretta, è evidente la battaglia irrisolta tra la Uber Pop ed i tassisti, non sarà che la prima di tante altre; Tante nuove partite di ping pong verranno dibattute in molti settori diversi, anche molto lontani da questo.
I tassisti italiani si vedono soffiare il lavoro da sotto il naso, e non accettano di buon grado che venga ridicolizzata la loro licenza lavorativa; d’altro canto, l'ordinanza è contraria agli interessi dei consumatori, poiché interpreta in maniera stringente, conservativa e protezionistica la norma attualmente in vigore, obsoleta in relazione al servizio di trasporto privato offerto da Uber Pop.
E' evidente che il servizio non possa essere considerato un normale servizio di taxi, ma l'offerta è diversa, non direttamente sovrapponibile a quella esistente: di fatto, a prezzi competitivi, UberPop raccoglie bacini di utenza differenti, e dunque impedirne l'esercizio è contrario agli interessi dei consumatori, nonché allo sviluppo efficiente e innovativo del mercato.
Entrambe appaiono opinioni equamente giuste, e la loro lotta infinita, non porterà altro che allontanare la formazione di nuovi modelli di condivisione delle risorse, e talvolta di business. Ed è innegabile quanto questi, se ben governati, siano produttivi di straordinari benefici per il nostro Paese.
Il futuro si evolve, e noi restiamo indietro.
Infine, una volta allontanata la minaccia Uber Pop, i tassisti possono definirsi realmente tranquilli?
Trascorre un giorno e già si parla della nuova società, Letzgo, che fa dell’economia della condivisione la propria bandiera, e che potrebbe presto diventare nemica giurata di tutti i tassisti.
Altro non resta da fare, che correre dietro all’innovazione, che di certo, è più veloce di noi.