Care Donne (Lettera aperta di un uomo per l'Otto Marzo)
Care Donne, la maiuscola non è un errore, ma esprime l' affetto che provo per voi.
In occasione dell'otto marzo, voglio indirizzarvi una lettera aperta, assolutamente politicamente scorretta. Perché - sia detto con eleganza - ne ho piene le bisacce del pensiero unico imperante. Ed io, che ho 63 anni e ho vissuto per intera la rivoluzione del Sessantotto, ho sempre cantato fuori dal coro. E senza mai stonare.
Da parecchi lustri la festa della donna - diventata pomposamente internazionale - ha dato il sinistro a parecchie deviazioni, che, come uomo, mi preme sottolineare. Soffro di allergia all'egualitarismo. Perché come tutti gli "ismi" è ideologia e deforma la realtà.
Ricordate la famosa frase di Lenin? L'implementatore della sovversione russa ebbe a dire: "La realtà non collima con le mie idee ? Tanto peggio per la realtà". Non capisco la pretesa di alcune di voi - una minoranza, per fortuna - di essere come gli uomini. Siete meglio degli uomini, ma diverse. In quarant'anni di lavoro ho frequentato decine di donne; e immancabilmente quelle "in carriera" (altra costruzione linguistica che detesto) erano le più fragili psicologicamente, dietro una maschera tanto aggressiva quanto grottesca. La donna è complementare all'uomo e quando pretende di essere come lui, in una competizione sciocca e devastante, ne assume subito i difetti, diventando un surrogato del maschio.
Invece la donna che esprime se stessa in varie gradazioni, conquista traguardi che le altre sognano soltanto. Vorrei che la donna ricuperasse il suo ruolo all' interno della società, in un tempo di soggettivismo esasperato e sbalestrato. Ruolo che la natura le assegna, rifuggendo da chimere costruite a tavolino e puntualmente smentite dalla Storia. Siccome lo studio è ormai un'opzione facoltativa, il Medioevo viene considerato un'era da crocifiggere, un tempo in cui esser donna equivaleva ad esser schiava. Ma saggi incontestabili affermano il contrario. Quello fu un periodo di "femminil vanto", per citare un verso di un vate di allora. E non sarebbe male recuperarlo, con gli adattamenti della scienza e della tecnica.
Prevedo l'astio delle femministe nei miei riguardi. Ma son certo di venir compreso dalla moltitudine delle donne normali. Normali perché speciali; e mai ossimoro fu così perfetto. Care donne, dilatate pure l'otto marzo a tutti i giorni dell' anno. Festeggiate insieme a mariti e figli. Con un sorriso. Con una carezza. Con l'amore che vi contraddistingue. E lasciate l'isteria a un manipolo di contuse della ragione. Un abbraccio forte forte.
Gaetano Tirloni