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Diario da un ordinario periodo di… lockdown

smart working pixCiao a tutti!

mi conoscete per le mie recensioni sulle mostre e per i miei articoli sull'Arte a Milano, ma, in questo momento in cui i musei sono chiusi e anche chiese e palazzi sono inaccessibili, mi trovo, come tutti, di fatto, recluso in casa a causa dell’ormai arcinoto motivo che tutti, anche i sassi e i mattoni, conoscono: il coronavirus.

Sono ben due settimane che sono a casa. Per fortuna, il coronavirus è arrivato in un momento tecnologicamente avanzato, in cui possiamo comodamente lavorare controllando il desktop del nostro computer dell’ufficio direttamente dal nostro PC di casa. Sono due settimane che lavoro in modalità smart working (o meglio, come direbbe qualsiasi milanese “imbruttito”, SONO IN SMART!!) e devo dire che la cosa è una piacevole scoperta.

Fuori ci sono stato relativamente poco, in queste due settimane, ma devo dire che, “per fortuna purtroppo”, come cantava Irene Grandi, la presenza umana, nel mio quartiere, appare rarefatta, non dico sparita, ma concentrata in pochi luoghi di riferimento per la zona, come il supermercato.

Ho imparato ad apprezzare il silenzio che regna sovrano nel mio quartiere, da due settimane a questa parte. Certo, il silenzio, a volte, fa venire un po’ di tristezza, a tutti noi che siamo, in fondo, abituati al casino cittadino quotidiano. Manca un po’ il non sentire più lo strombazzare dei clacson davanti a casa all'ora di punta, quando il milanese tipo va in auto a prendere i figli a scuola o si fionda a fare la spesa al “super”, come lo chiamiamo tutti, così come manca, alla mattina, il vociare dei bambini dell’asilo, che si trova quasi dietro le finestre di casa mia. Il silenzio, però, lo apprezzi aprendo le finestre per il tepore primaverile che (a parte questa settimana...) caratterizza queste giornate. Poche auto, pochi camion, poche persone in giro, mezzi pubblici ridotti, quindi più silenzio e… aria più pura. Ho riscoperto il piacere di mettermi a leggere un buon libro sul balcone di casa, una mezz'oretta al giorno di piacevole svago. Dai grafici che scopro su Internet, vedo che, dallo spazio, la cappa di umidità che avvolge, tra smog, riscaldamenti domestici e fumi industriali, la Pianura Padana, è quasi scomparsa. Aria più pura, quindi, anche se non siamo né sul lungolago di Bellagio, né tra le montagne bergamasche.

Bergamo. A proposito. Questo nome ci riporta alla triste attualità, al quotidiano numero dei contagiati dalla bestia venuta da chissà dove e, purtroppo, anche a quello dei defunti, uccisi dal virus. Milano, per ora, è una muraglia che resiste, qui il contagio non è esploso e spero non lo faccia. I dati degli ultimi giorni parlavano di un calo del trend negativo emerso nell'arco di queste ultime due settimane nella nostra Regione, ma oggi i numeri sono tristemente tornati a salire. Dobbiamo resistere, come direbbero a Bergamo “mola mia”, per uscire dal tunnel e tornare alla normalità. In fondo, però, anche il silenzio è normalità, è una riscoperta interiore, di ricerca dentro noi stessi, in questo periodo in cui, per forza, siamo costretti a questa forma di isolamento che gli esperti chiamano “distanziamento sociale”. Riscoprire noi stessi è il nuovo must del 2020, in fondo, per colpa del virus, ma anche un qualcosa che, prima o poi, ognuno di noi avrebbe dovuto fare.

Vi lascio con una piccola nota “naturalistica”: leggevo che alcuni parchi cittadini, svuotatisi della folla che li popolava dopo le ordinanze del Comune, hanno trovato nuovi inquilini: alcune lepri! Tutti diremmo “una lepre a Milano??? Ma dai, è uno scherzo”. Invece no, non è uno scherzo. Segno che la biodiversità che caratterizza i parchi agricoli che circondano l’area metropolitana, con l’aria meno inquinata della città, potrà mostrare i suoi frutti anche nei nostri giardini. Ci immaginiamo se, nei prossimi mesi, ci trovassimo uno scoiattolo davanti a casa, oppure individuassimo, sui fiori dei parchi o dei giardini cittadini, qualche esemplare di Macaone o di Podalirio (per i meno esperti, si tratta di farfalle di medio-grandi dimensioni, dalle ali gialle e nere con macchie colorate, diffuse per lo più nelle campagne o in collina)? In fondo, questa situazione triste ci lascerebbe anche un tocco di bellezza.

Alla prossima.

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