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Droga libera? Borsellino disse No: ecco perché

  • Gaetano Tirloni

E' proficuo liberalizzare la vendita delle droghe? Il dibattito anche a Milano s'infervora. Come al solito, si fronteggiano i radicali affiancati dalla galassia degli antiproibizionisti e i benpensanti che considerano addirittura l'attuale legislazione un colabrodo.droga cocaina

Paolo Borsellino, l'eroico giudice antimafia, pochi mesi prima di venire ucciso da Cosa nostra, tenne una conferenza sull'argomento in una scuola superiore di Palermo e spiegò ai giovani i motivi per cui era fieramente contrario alla vendita libera delle droghe.

L'intervento meriterebbe una trascrizione completa tanto è interessante, però il cronista, per questione di spazio, si limita ad un compendio.

Prima ragione. Anche una legge allargata al massimo deve contenere, per ragioni etiche, comunque delle limitazioni. E' necessario vietare la vendita ai minori, ai malati, agli schizofrenici e via elencando. E volete che la mafia non offra alle categorie degli esclusi i suoi "prodotti"?

Seconda ragione. Liberalizzare il male non è mai un buon servizio alla società. E la droga, di là dai funambolismi dei radicali, è tale. Bisogna emendarsi dal principio che un individuo possa fare quel che gli aggrada. Ogni persona vive dentro la società e i suoi atti si riverberano in essa. 

L'esempio di Zurigo calza a proposito: le autorità elvetiche decisero di riservare un parco ai drogati ove era permesso ogni tipo di sballo. e le forze dell'ordine dovevano tenersi alla larga. Passati alcuni mesi si tirarono le somme. Un disastro. I furti e gli scippi nel quartiere erano esplosi, come le violenze d'ogni tipo, sessuali soprattutto. In più gli ospedali della città registravano un aumento sbalorditivo dei ricoveri per overdose, per infezioni gravi, per traumi in seguito a risse. Fu così che le autorità decisero di annullare l'esperimento. Quando si dice l' eterogenesi dei fini . Ovvero raggiungere il traguardo opposto di quello che si voleva tagliare.tossicodipendente foto pixabay

Terza ragione. La mafia con i capitali immensi di cui dispone non ci metterebbe un secondo a comprare (anche col ricatto) le imprese farmaceutiche che producono le droghe. Userebbe allo scopo delle teste di legno immacolate legalmente ma legate alle cosche a doppio filo. Piano piano i prezzi lieviterebbero, fino a raggiungere quelli del mercato nero attuale.

A chi obietta che le grandi imprese sono immuni dai ricatti, Borsellino rammentava che pure la filiale Standa di Catania pagava il pizzo. La mafia non si ferma dinanzi a nulla. Per spiegare meglio il concetto, dettaglio una mia esperienza. Negli anni Ottanta, d'estate, terminato il lavoro, io e un mio collega eravamo soliti sorbirci una granita. Ogni giorno visitavano, passeggiando, un chiosco diverso. E con stupore rilevammo che tutti praticavano il medesimo prezzo. Finché - ricordo ancora dove : via Tabacchi, al Ticinese, a due passi dall'omonimo commissariato - c'imbattemmo in un esercizio dal costo inferiore. Sorpresi, decidemmo di ritornarci dopo una quindicina di giorni. Ebbene, il prezzo era aumentato e divenuto pari a quello dei suoi concorrenti. Alle nostre domande il titolare diventò bianco come un lenzuolo e capimmo che aveva ricevuto la visita del racket.

Perciò la liberalizzazione della droga non toglierebbe profitti alla mafia. E darebbe un bruttissimo segnale.

Gaetano  Tirloni

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