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Fondo Monetario Internazionale: i pensionati alimentano la crisi, meglio lasciarli morire

  • Mirella Elisa Scotellaro

fondo monetario internazionaleIl nuovissimo “teorema” del Fondo Monetario Internazionale sulle responsabilità dell’attuale congiuntura economica ha davvero dell’incredibile, e parrebbe ambire al ruolo di rivoluzione copernicana su uno dei temi più dibattuti fra i grandi attori della finanza internazionale : come fare, con la maggior disinvoltura possibile, lo scarica-barile degli addebiti di quel nostro disastro denominato Unione Europea.

Naturalmente il cinismo è d’obbligo, e tutto il ragionamento ruota intorno a un’evidenza che sembra essere stata sotto gli occhi di tutti, nonostante nessuno volesse vederla.

Se l’aspettativa di vita aumenta, con essa cresce la spesa sociale per gli assegni pensionistici; cresce altresì la spesa sanitaria per l’assistenza a soggetti debilitati, bisognosi di cure e soprattutto non produttivi. Dunque non sarebbero le attività disoneste di banchieri senza scrupoli, le ruberie dei potenti, le folli spese per armamenti, l’uso indiscriminato di strumenti finanziari discutibili come i derivati, lo spreco di denaro pubblico e quant’altro alla base della perdurante crisi, ma alla radice di tutti i mali ci sarebbero i pensionati.

Lo sostiene una fonte “autorevolissima” in fatto di previsioni economiche, il direttore generale del FMI Sig.ra Christine Lagarde, la quale - se da un bel po’ non ne azzecca una - adesso sta finalmente riconsiderando le proprie analisi degli anni passati imparando a far tornare i conti, costi quel che costi. La stessa ha esplicitamente dichiarato che “l’allungamento delle aspettative di vita” nel mondo occidentale costituisce un pericolo per il suo sviluppo e per i bilanci statali, ed ha pure spiegato in via dimostrativa che i titoli di stato di un determinato Paese sono tanto più affidabili quanto minori sono le sue spese per il walfare.

pensionatiI rischi connessi con la longevità “eccessiva” delle popolazioni sarebbero quelli di uno squilibrio nel rapporto Debito/PIL e di una crisi di insolvenza del sistema bancario e dei fondi pensione, dunque rischi gravissimi in grado di compromettere la stabilità finanziaria di interi settori, sia pubblici che privati. A conferma degli studi effettuati dal Fondo con riferimento a pensioni e sanità, le rilevazioni di alcuni dati macroeconomici evidenzierebbero che “l’offerta di investimenti sicuri è diminuita di pari passo alla capacità del settore pubblico e privato di produrre servizi di questo tipo”.

La soluzione - pur se espressa con parole che non sono propriamente le seguenti - sarebbe quella che tutti i pensionati affrettassero la loro dipartita, magari non appena varcata la soglia dell’età pensionabile, perdendo a questo punto il senso stesso dei versamenti effettuati per una vita agli enti previdenziali. Ma questo è un altro discorso, che potrebbe trovare giustificazione logica in qualche costruzione teorica ad hoc ad opera di qualche think tank con aspirazioni di finanza creativa.

E se invece ci rifiutassimo di dare il nostro “contributo responsabile” al superamento della crisi passando a miglior vita (molto opportunamente) subito dopo aver finito di versare i contributi per la nostra pensione? Con grande generosità, il Fondo avrebbe elaborato – solo per chi proprio di morire non vuol sentir parlare – un ambizioso Piano B, frutto della più ponderata intermediazione fra matematica e democrazia: “una combinazione di aumento dell’età pensionabile di pari passo con l’aumento dell’aspettativa di vita, più alti contributi pensionistici e una riduzione dei benefit da pagare”.

In definitiva, potremmo andare in pensione più tardi, pagando maggiori contributi e ricevendo un assegno pensionistico ben più ridotto di quello previsto. In cambio del nuovo equilibrio, ci sarebbe consentito di vivere senza essere accusati di alimentare la crisi … e non sarebbe argomento di poco conto. Almeno i signori del FMI si asterrebbero dall’augurarci la morte non appena saremo anziani, aleggiando come avvoltoi sulle nostre teste, la qual cosa - almeno per i più superstiziosi - potrebbe fare la differenza. Non ci resta che ringraziare con osservanza.

Fonte: International Monetary Fund – Global Financial Stability Report 2016

Mirella Elisa Scotellaro

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