Guerra in Ucraina: intervista al dottor Marino D'Amore
Il 24 febbraio del 2022 sarà una data molto difficile da dimenticare: l’esercito russo, su ordine di Wladimir Putin, decide di attaccare l'Ucraina, rompendo un equilibrio di pace che in Europa persisteva da tantissimi anni. Un attacco militare che genera in questo modo una pesante crisi democratica, tra le più gravi dopo quella della seconda guerra mondiale.
Dopo una pandemia, che in tutto il mondo ha causato la perdita di milioni di vite umane, nessuno avrebbe mai pensato ad un evento cosi drammatico, da mettere a rischio l’intero equilibrio democratico internazionale con la probabilità di un nuovo conflitto mondiale.
I primi bombardamenti sulle principali città ucraine, tra cui anche la capitale Kiev, hanno fatto registrare numerosi morti e i tanti sfollati, cittadini ancora vivi procinti a trovare al più presto un rifugio sicuro nelle nazioni confinanti come Polonia, Ungheria e Romania.
Gli Stati Uniti insieme all’Unione Europea hanno condannato da subito l’atteggiamento dell’oligarca russo, emanando numerose sanzioni che stanno colpendo in maniera pesante l’economia russa.
Una guerra che come tanti i conflitti è inutile ed è causa di morte per tanti innocenti.
Abbiamo voluto intervistare il dottor Marino D’Amore, dottore di ricerca in geopolitica e geoeconomia, è docente presso l’Università degli studi Niccolò Cusano.
D’Amore, i militari, su ordine di Wladimir Putin, hanno attaccato l’Ucraina, tantissimi morti e soprattutto molti cittadini in fuga, giorno per giorno aumenta la paura per una crisi democratica e umanitaria internazionale ancora più profonda. Perché è scoppiata questa guerra?
Questa è una guerra che è cominciata nel 2014 con l’occupazione della Crimea, non è un conflitto improvviso o imprevisto, ma affonda le sue radici in quell’evento, tuttavia è sbagliato banalizzare la questione come tanto giornalismo sta facendo. È indubbio che ci sia uno stato aggressore e uno aggredito, e questo rimane un elemento centrale, ma ridurre tutto a questa semplice dicotomia è banale, pericoloso e ci allontana dalla soluzione. Occorre aggiungere che la Russia non vuole avere un paese pseudo-occidentale a poche centinaia di km da Mosca, L’Ucraina è un polmone economico per quell’area con molte risorse naturali a disposizione e con il primato in diverse produzioni mondiali, subisce pressioni indipendentiste filorusse ed è territorio di conflitto da molti anni in alcune zone del paese come il Donbass ad esempio. Questi sono solo alcuni degli elementi che articolano uno scenario davvero molto complesso che non può essere ridotto a spiegazioni superficiali.
Dopo un evento grave come la pandemia che ha causato la perdita di tante vite umane, inizia un grave conflitto. Come può succedere tutto questo nel 2022, dopo i disastri causati dalla seconda guerra mondiale?
Purtroppo sono eventi drammatici imprevisti soprattutto per quanto riguarda la pandemia, forse per la guerra si poteva fare qualcosa di più in fase previsionale soprattutto attraverso il lavoro degli uffici d’intelligence delle nazioni coinvolte direttamente e indirettamente.
La maggior parte delle guerre hanno sempre un’origine di natura economica, anche quelle che si definiscono religiose: questo è un conflitto nuovo che non è minimamente paragonabile a quelli precedenti, è combattuto ma anche mediatizzato, raccontato in tempo reale nella sua drammaticità, ed è figlio di una nuova guerra fredda in cui Stati Uniti, Russia ma anche Cina tentano di dividersi il mondo in sfere d’influenza. Tre realtà che stanno giocando una partita a scacchi da almeno tre decenni, contendendosi interessi che vanno dal circolare Polare Artico sino all’Africa e questa guerra, paradossalmente, è funzionale anche a ricalibrare gli equilibri tra loro.
Gli Stati Uniti insieme e l’Unione Europea hanno deciso di emanare dure sanzioni per colpire l’economia russa. Secondo lei quanto potrebbero essere utili queste misure nel risolvere il conflitto?
Al momento hanno 2 funzioni: la prima consiste nell’isolare economicamente la Russia nella speranza di togliere ossigeno alle loro intenzioni di conquista e, come spiegato, fiaccarne l’economia interna ed estera, la seconda inasprire ancora di più la situazione e stringere all’angolo Putin. Il presidente russo, in quel caso, non avrebbe più nulla da perdere se non la sua credibilità internazionale, che, ovviamente, farebbe di tutto per tutelare, ricorrendo potenzialmente alla minaccia di qualsiasi soluzione. Io ritengo che le vie più efficaci restino quelle diplomatiche, ma altro aspetto da considerare è che i tavoli negoziali, finora inconcludenti, abbiano luogo senza una tregua: mentre si decide per la pace continuano i bombardamenti, un deprecabile paradosso, che continua a mietere vittime mentre le classi dirigenti non trovano un compromesso. Sarebbe necessario attivare processi negoziali che tengano davvero in conto l’importanza di porre fine a una tale espressione regressiva e irrazionale della natura umana come la guerra, non dare seguito a loro pallide imitazioni.
Il mondo spera in tutti i modi che ci sia una rinegoziazione tra la Russia e L’Ucraina. Quando e come finirà questa guerra?
Questo nessuno può saperlo si possono avanzare solo delle ipotesi. Ad esempio nessuno, o quasi, aveva valutato la possibilità concreta di questa invasione. Quasi tutti pensavano fosse una guerra lampo, invece si è dimostrata un’occasione a disposizione delle superpotenze mondiali per mostrare i muscoli, mitigare, per gli Stati Uniti, il vento di impopolarità che ha travolto Biden, ritenuto, per motivi anagrafici, una figura non adatta a ricoprire il ruolo politico più importante del nostro pianeta, e mostrare i reali e delicati equilibri geopolitici nascosti per anni dietro la coltre del politicamente corretto. Inoltre nessuno sottolinea il silenzio assordante della Cina, almeno fino ad adesso, che, in fondo, spera che i leoni, americano e russo, si sbranino a vicenda, da un punto di vista economico, per imporsi come potenza egemone.
Cosa possiamo fare? Dobbiamo sperare in un ritorno di responsabilità e razionalità. La guerra è una realtà drammaticamente irrazionale per definizione: siamo l’unica specie in natura che sarebbe disposta ad autoeliminarsi dal suo habitat per gli interessi sopracitati.
La guerra è innaturale: “in tempo di pace i figli seppelliscono i padri ma in tempo di guerra sono i padri a seppellire i figli”. Questa frase, terribilmente attuale, l’ha pronunciata, secondo Erodoto, Creso il sovrano della Lidia, circa 2700 anni fa. Se ancora stiamo cercando di spiegare le tragiche miserie di una guerra la storia ci ha insegnato solo una cosa: l’uomo è un’unità biologica poco intelligente e priva di memoria.