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Il discorso di Papa Leone XIV ai politici: bene comune, libertà religiosa e intelligenza artificiale

Papa Leone XIV, nell’incontro con l’Unione Interparlamentare Internazionale, ha tenuto questo riflessivo discorso che mi sento di riportare, in quanto mi capita di leggere o sentire commenti troppo di parte e che non dicono – o alterano per convenienza – ciò che realmente è stato detto. Come poi mi è solito fare, mi permetto di dire anche il mio parere.papa leone politici

L’azione politica è stata definita da Pio XI, con ragione, «la forma più alta di carità».
E in effetti, se si considera il servizio che svolge a favore della società e del bene comune, essa appare realmente come un’opera di quell’amore cristiano che non è mai una teoria, ma sempre segno e testimonianza concreta dell’agire di Dio in favore dell’uomo.
Vorrei perciò, in proposito, condividere con voi questa mattina tre considerazioni che ritengo importanti nell’attuale contesto culturale.

Prima considerazione

La prima riguarda il compito, a voi affidato, di promuovere e tutelare, al di là di qualsiasi interesse particolare, il bene della comunità, il bene comune, specialmente in difesa dei più deboli ed emarginati.
Ad esempio, si tratta di adoperarsi affinché sia superata l’inaccettabile sproporzione tra una ricchezza posseduta da pochi e una povertà estesa oltremisura.
Quanti vivono in condizioni estreme gridano per far udire la loro voce e spesso non trovano orecchie disposte ad ascoltarli.
Tale squilibrio genera situazioni di permanente ingiustizia, che facilmente sfociano nella violenza e, presto o tardi, nel dramma della guerra.
Una buona azione politica, invece, favorendo l’equa distribuzione delle risorse, può offrire un efficace servizio all’armonia e alla pace sia a livello sociale, sia in ambito internazionale.

(Sono convinto che non vi sia nessuno che non condivida queste parole. Tuttavia – e purtroppo – rimangono solo belle parole, in quanto troppe sono le situazioni di squilibrio sociale e di ingiustizie, soprattutto verso i più deboli e i più poveri. Il bene comune e della comunità è troppo spesso ignorato per interessi di partito, di carriera, economici e via dicendo. Cambierà qualcosa? Al momento rimango scettico).

Seconda considerazione

La seconda riflessione riguarda la libertà religiosa e il dialogo interreligioso.
Anche in questo campo, oggi sempre più di attualità, l’azione politica può fare tanto, promuovendo le condizioni affinché vi sia effettiva libertà religiosa e possa svilupparsi un rispettoso e costruttivo incontro tra le diverse comunità religiose.
Credere in Dio, con i valori positivi che ne derivano, è nella vita dei singoli e delle comunità una fonte immensa di bene e di verità.
Per avere allora un punto di riferimento unitario nell’azione politica, piuttosto che escludere a priori, nei processi decisionali, la considerazione del trascendente, gioverà cercare, in esso, ciò che accomuna tutti.
A tale scopo, un riferimento imprescindibile è quello alla legge naturale, non scritta da mani d’uomo, ma riconosciuta come valida universalmente e in ogni tempo, che trova nella stessa natura la sua forma più plausibile e convincente.
La legge naturale, universalmente valida al di là e al di sopra di altre convinzioni di carattere più opinabile, costituisce la bussola con cui orientarsi nel legiferare e nell’agire, in particolare su delicate questioni etiche che oggi si pongono in maniera molto più cogente che in passato, toccando la sfera dell’intimità personale.
La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, approvata e proclamata dalle Nazioni Unite il 10 dicembre del 1948, appartiene ormai al patrimonio culturale dell’umanità.
Quel testo, sempre attuale, può contribuire non poco a mettere la persona umana, nella sua inviolabile integralità, a fondamento della ricerca della verità, per restituire dignità a chi non si sente rispettato nel proprio intimo e nelle esigenze della propria coscienza.

(La questione della libertà religiosa è importante e deve essere sicuramente garantita a tutti. La cosa che deve essere combattuta è l’imposizione di chi vuole a tutti i costi imporre la propria visione religiosa; questi integralisti religiosi sono pericolosi perché fomentano odio, e quindi devono essere messi in condizione di non più nuocere. La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani a volte rimane lettera morta, se non addirittura accomodata ai propri interessi. È vero che uno Stato deve essere laico, ma non laicista però!).

Terza considerazione

E veniamo alla terza considerazione.
Il grado di civiltà raggiunto nel nostro mondo, e gli obiettivi a cui siete chiamati a dare riscontro, trovano oggi una grande sfida nell’intelligenza artificiale.
Si tratta di uno sviluppo che certamente sarà di valido aiuto alla società, nella misura in cui, però, il suo utilizzo non porti a intaccare l’identità e la dignità della persona umana e le sue libertà fondamentali.
In particolare, non bisogna dimenticare che l’intelligenza artificiale ha la sua funzione nell’essere uno strumento per il bene dell’essere umano, non per sminuirlo né per definirne la sconfitta.
Quella che si delinea, dunque, è una sfida notevole, che richiede molta attenzione e uno sguardo lungimirante verso il futuro, per progettare, pur nel contesto di scenari nuovi, stili di vita sani, giusti e sicuri, soprattutto a beneficio delle giovani generazioni.
La vita personale vale molto più di un algoritmo e le relazioni sociali necessitano di spazi umani ben superiori agli schemi limitati che qualsiasi macchina senz’anima possa preconfezionare.
Non dimentichiamo che, pur essendo in grado di immagazzinare milioni di dati e di offrire in pochi secondi risposte a tanti quesiti, l’intelligenza artificiale rimane dotata di una “memoria” statica, per nulla paragonabile a quella dell’uomo e della donna, che è invece creativa, dinamica, generativa, capace di unire passato, presente e futuro in una viva e feconda ricerca di senso, con tutte le implicazioni etiche ed esistenziali che ne derivano.
La politica non può ignorare una provocazione di questa portata. Al contrario, ne è chiamata in causa, per rispondere a tanti cittadini che giustamente guardano, al tempo stesso, con fiducia e preoccupazione alle sfide di questa nuova cultura digitale.

(Alcune parole pronunciate dal Papa le ritengo basilari, ad esempio quando afferma che l’utilizzo dell’intelligenza artificiale non porti a intaccare l’identità e la dignità della persona umana e le sue libertà fondamentali. La vita personale vale assai di più di un algoritmo. Insomma, l’essere umano è qualcosa di meraviglioso e che non deve essere assoggettato a nessun tipo di artificialità).


Qui termino, con l’invito ad andare sempre alle fonti, unica garanzia per non prendere cantonate.

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