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Il mio cuore è rimasto in Senegal, per quello voglio candidarmi come Presidente. Intervista a M'backè Sarr

mbackè sarr

M'backè Sarr aveva trent’anni  quando decise di lasciare  la sua città, Dakar, capitale del Senegal per raggiungere il fratello a Bergamo, in cerca di fortuna. Nel 2000, arrivato in aereo, ha svolto un infinità di lavori umili, anche il bracciante agricolo per la raccolta dei pomodori, nella stagione estiva, nei campi di Manfredonia, in  provincia di Foggia.

Fortuna che con il tempo e tanto sacrificio è arrivata.  Oggi M'backè Sarr è un imprenditore, ha fondato una cooperativa di servizi  a Ponte San Pietro, paese in provincia di Bergamo, che offre lavoro a circa 50 dipendenti, tra cui tanti connazionali.

Nonostante sia più di vent’anni in Italia, il suo cuore è rimasto in Senegal.

L’amore che lui prova per il suo paese è profondo e forte tanto che lo ha spinto a candidarsi per le elezioni presidenziali del 2024, quando  sfiderà l’attuale presidente in carica Macky Sall, leader di alleanza per la Repubblica, al potere da ben dieci anni.

Abbiamo voluto intervistarlo.

Lei dopo tanti sacrifici, oggi è un noto ed affermato imprenditore, però il suo pensiero è sempre in Senegal. Perché vuole ritornare in Senegal e candidarsi come presidente?

Perché amo il mio paese e voglio aiutare tanti  giovani,  trovo  ingiusto che vadano fuori a lavorare.  Il Senegal detiene un infinità di risorse: il petrolio, l’oro e l’uranio.

Quali sono i problemi che sussistono in Senegal?

Il problema principale è il governo che   non fa nulla per i  propri cittadini. In Senegal ci sono gravi diseguaglianze sociali, pochissimi sono i ricchi e tantissimi sono i poveri.

Il problema alimentare è uno dei problemi più gravi del paese insieme alla sanità.

Molti villaggi non hanno cibo per mangiare, gli ospedali sono privi di attrezzature e i medicinali, tutto è  a pagamento , molti pazienti muoiono anche  per una banale ferita.

Il diritto alla cura è un diritto fondamentale di ogni essere umano come sancisce l’articolo 25  della dichiarazione dei diritti umani del 1948.

Quando in tv vede quei barconi pieni di persone che cercano di raggiungere l’Europa in cerca di fortuna, Come si sente?

Mi sento malissimo! Dispiace tantissimo, perché rischiano la vita.

Io farò di tutto per eradicare questo fenomeno, voglio che queste persone abbiano un lavoro dignitoso e un futuro migliore in Senegal, le possibilità ci sono, abbiamo bisogno soltanto di un buon governo.

Come si chiamerà il partito che lei ha fondato per questa nuova avventura e quali saranno i progetti principali?

Non è un partito, ma un movimento che per adesso non voglio svelare, lo farò prossimamente quando andrò in Senegal.

Sicuramente gli obiettivi   principali saranno  la lotta  alla corruzione e la promozione del  lavoro. Faremo di tutto per sviluppare  l’agricoltura, la pesca e anche l’industria, rispettando soprattutto l’ambiente , un aspetto a cui tengo tantissimo.

Sanità e alimentazione,  come ho ribadito prima,  obiettivi importanti e fondamentali,  tutti hanno  diritto di mangiare e di curarsi.

Mancano circa due anni dalle elezioni, cosa farà in questo periodo di tempo?

Nel 2022 sarò  in Italia, poi dopo andrò nel resto d’Europa, dove incontrerò tanti miei connazionali, poi nel 2023 tornerò in Senegal.

Cosa si sente di dire in questo momento ai  propri  connazionali?

Appoggiate questo grandioso progetto,  solo uniti riusciremo a realizzare il nostro sogno. Il nostro territorio è grande e merita tanto.

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