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Italiani. La rinuncia a lottare tra terremoti e false speranze

terremoto23 novembre 1980. Irpinia. Una forte scossa sismica del X grado della scala Mercalli lasció senza casa migliaia di cittadini. 2014: quei cittadini e i loro figli vivono ancora nelle case prefabbricate messe loro "temporaneamente" a disposizione dalle autorità.

Ora decine di persone si ritrovano a fare i conti con degrado, umidità, acqua piovana che penetra dalla copertura e intere famiglie sono costrette a condividere spazi improvvisati.
Ma è davvero sempre colpa della pubblica amministrazione? O siamo anche noi italiani che non siamo più capaci di rimboccarci le maniche? Chiaramente la politica ha le sue responsabilità; la fiducia in chi ci governa è giunta ai minimi storici e le soluzioni miracolose che continuamente ci propinano spacciandole per "il bene del paese" non fanno altro che portare sempre più la nostra bella Italia sul fondo.
Ma c'è stata un'epoca in cui avevamo meno di zero, meno di adesso ma con tanta forza di volontà e di spirito di sacrificio siamo riusciti a risollevarci dalla distruzione portata dalla guerra. Un Paese distrutto che ha ritrovato la vita grazie alle sofferenze dei nostri padri e dei nonni che hanno saputo mettere in secondo piano i loro piaceri e i loro bisogni per creare un mondo migliore e dare ai loro figli un futuro. Sono riusciti a rimettere in piedi un Paese, lasciandoci un eredità che spesso non siamo stati in grado di custodire a dovere.
"Cosa pretendi, siamo in Italia", quante volte sentiamo o pronunciamo noi stessi questa frase?! In queste parole è velata la rinuncia a lottare, c'è un senso di rassegnazione e di sottomissione alle decisioni che altre persone prendono sulla nostra vita.
Ma al tempo stesso ci lamentiamo. Ci lamentiamo perché i politici pensano solo ad arricchirsi sempre più e non si interessano alle necessità e allo stato dei cittadini.
Forse allora dovremmo iniziare a fare qualcosa, a prendere in mano il nostro futuro e smettere di fuggire altrove abbandonando la nostra cultura, i nostri usi e costumi e dimenticando a lungo andare la nostra lingua. Lottiamo, come hanno fatto i nostri avi. Secoli fa abbiamo conquistato, letteralmente, il mondo. Eravamo un popolo di conquistatori, di guerrieri. L'impero romano era il più vasto e il più potente impero del mondo.
Dove sono finiti quei sentimenti? È davvero questa la civiltà?!

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