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"L'uomo vincerà perché ha l'anima": dialogo con Eros Pessina, tra IA, spiritualità e guida autonoma

In una tiepida sera primaverile, Torino fa da sfondo al nostro incontro con il Dott. Eros Pessina. Imprenditore, poeta  e voce autorevole in organismi internazionali come Accredia, Uni e il CEN di Bruxelles – dove plasma il futuro della mobilità, con un occhio di riguardo alla guida autonoma e alle strade del domani – Pessina è un uomo dai mille volti. Lo si può scovare tra le mura del suo ufficio di Busca o nel cuore pulsante di Roma, ma anche respirare la brezza marina sul lungomare napoletano di Posillipo, accanto al Circolo Nautico che lo vede nelle vesti di allenatore di canottaggio.

Seduti a un tavolino di un caffè storico, gli ultimi raggi dorati del tramonto, mi racconta  dell'Associazione culturale "Il Mondo delle Idee", con cui ha persino condotto una trasmissione RAI dedicata all'esoterismo e alla cultura sabauda.

Inevitabile, dunque, la prima domanda: Cosa ne pensa, Dott. Pessina, dell'intelligenza artificiale?uomo macchina

«Condivido una preoccupazione serpeggiante tra alcuni scienziati: il potenziale sorpasso dell'uomo da parte dei robot. Ma questo scenario si concretizzerà solo se l'umanità continuerà a utilizzare una frazione infinitesimale delle proprie capacità neurali. Se la massa non coltiverà la meditazione, se spegnerà la curiosità vitale che spinge all'elevazione, allora sì, le macchine autoprogrammabili surclasseranno il nostro ingegno e la profondità del nostro pensiero. Assisteremo a una civiltà ibrida, un innesto tra uomo e robot. Ma la differenza cruciale, l'abisso incolmabile, risiede nell'anima. L'uomo la possiede; la macchina, no. E le potenzialità teoriche dell'anima e dello spirito sono esponenziali, incommensurabili.»

Lei ha approfondito anche gli studi teologici. Può illuminarci ulteriormente su questi concetti?

«Certamente. L'umanità è la vera rappresentazione del Creato. L'intelligenza artificiale è una nostra emanazione, una creatura della nostra mente. Abbiamo dato vita a una macchina pensante, ma è altrettanto vero che questa creazione potrebbe sfuggirci di mano. L'aver plasmato un organismo neurologico artificiale ripropone l'eterno dilemma etico sulla liceità della creazione umana. L'uomo non può ergersi a sostituto di Dio. Pertanto, un'intelligenza non umana è una creazione sui generis. La macchina potrà simulare il nostro pensiero, basandosi su dati statistici e schemi noti, ma le mancherà sempre quella scintilla interiore, la capacità di ragionare con il cuore. L'uomo costruirà una macchina, ma non la "creerà". E questa macchina porterà con sé un deficit ontologico: sarà un calcolatore, un esecutore freddo e abile, privo dell'ingrediente fondamentale che rende ognuno di noi unico e irripetibile, che ci eleva a piccole divinità: lo spirito.»

Il concetto di intelligenza è intrinsecamente legato all'idea di infinito?

«Vede, la nostra mente fatica a concepire l'infinito puro, potendolo rappresentare solo in antitesi al finito. Comprendiamo ciò che rientra nel nostro campo visivo, la tridimensionalità. Alcune menti più evolute possono intuire altre dimensioni, e per loro il concetto di infinito è più accessibile. Ma sono rarità, ho incontrato pochissime persone capaci di percezioni così straordinarie. Nell'immensità delle galassie infinite, è plausibile che esistano mondi e pianeti abitati da civiltà che convivono con intelligenze artificiali evolute. Noi, in confronto, siamo ancora all'età della pietra, almeno la massa di persone come me e lei. Certo, esistono forse sperimentazioni avveniristiche in ambiti non civili. Quando riusciremo a espandere la nostra concezione dell'infinito e la percezione di altre dimensioni, integrate anche dal fattore tempo, allora le nostre menti saranno più preparate ad affrontare in modo costruttivo, e non subire passivamente, l'evoluzione esponenziale dell'intelligenza artificiale.»

C'è qualcosa che la preoccupa di questo scenario futuro?

«Nulla, nella convinzione che lo spirito umano prevarrà sempre su una macchina senz'anima. Tuttavia, non escludo che alcune implicazioni invasive, oggi relegate alla fantascienza, possano un giorno diventare realtà. Temo modificazioni tecnologiche del nostro cervello, influenze neuronali artificiali, oltre a manipolazioni psicologiche nel breve termine che potrebbero condurre a un'integrazione uomo-macchina più profonda.»

L'intelligenza artificiale è già pervasiva nei computer e nella nostra quotidianità. Lei è membro del CEN di Bruxelles, impegnato nella definizione di norme per lo sviluppo infrastrutturale dei trasporti e per la guida autonoma.

«Sì, recentemente ho curato per la RAI una trasmissione, in qualità di vicepresidente nazionale di Aises, sull'evoluzione della guida nel corso degli anni. Oggi in Europa è autorizzata la guida autonoma di livello 2, mentre in alcune nazioni del mondo si è già raggiunto il livello 5. In diverse città americane e cinesi, ad esempio, esistono già taxi senza conducente, e lì l'intelligenza artificiale è applicata in modo capillare. Ma tutto ciò presuppone anche una manutenzione scrupolosa delle infrastrutture stradali, cosa che purtroppo non sempre riscontriamo sulle nostre strade.»

Lei è anche membro del Comitato di Indirizzo e Garanzia di Accredia, l'ente italiano che supervisiona tutti gli enti di certificazione in Italia, dal settore medicale a quello militare. Ci sono implicazioni legate all'intelligenza artificiale anche in queste normative?

«Assolutamente sì. Molti processi produttivi sono già influenzati dallo sviluppo dell'intelligenza artificiale. Abbiamo costituito un gruppo di studio, di cui faccio parte, per analizzare approfonditamente le tematiche e definire un approccio tecnico costruttivo alle nuove esigenze.»

In definitiva, Dott. Pessina, chi vincerà: l'uomo o la macchina?

«Vincerà l'uomo, perché alla macchina manca l'anima, lo spirito. Ma l'uomo potrà gestire da protagonista questo sviluppo e utilizzarlo per arricchire le proprie capacità umane solo se saprà evolversi, maturare quella scintilla divina che risiede in ogni essere umano e che può essere coltivata anche attraverso un utilizzo positivo dell'intelligenza artificiale.»

Ringraziamo il Dott. Eros Pessina per la profondità delle sue riflessioni e per il tempo prezioso che ci ha dedicato. 

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