La dipendenza dal "selfie tecnologico"
Non è una novità, se ne è parlato a bizzeffe, si continuerà a parlarne. Il mondo virtuale oggi è estremamente potente, vive in parallelo con il mondo di tutti i giorni, coinvolge tutte le nostre abitudini e stravolge i nostri modi di vivere. Tuttavia, soprattutto negli ultimi tempi, è molto in voga questa ultima mania tecnologica, il "selfie", ossia autoscattarsi delle foto e postarle sui maggiori social network, che è particolarmente pericolosa per le persone.
Un mondo lontano, dove tutto è bello e tutti sono perfetti, il mondo della rete. Oggi ormai si fotografa e posta di tutto: ciò che si mangia, chi si frequenta, ora anche sè stessi. Ma la vera domanda è: perchè? Perchè c'è questo bisogno spasmodico, quasi maniacale, di farsi vedere? Perchè non si ci riesce a trattenersi e si va in bagno per autofotografarsi? Cosa si ricava da questo? La risposta è semplice, si chiama approvazione sociale. Il figo, il bello, quello con tanti soldi o tanti muscoli, divengono tutti famosi sui social, dove tante ragazze e ragazzi ingigantiscono il proprio io di fronte a una marea di "mi piace", un modo virtuale per dire quello che le maestre una volta scrivevano sui fogli del compitino agli alunni, quel "va bene" che suona quasi approvazione materna e intima, quel riconoscimento del proprio io come persona reale e vera, senza accorgersi che così facendo si sta andando dove di vero e reale non c'è proprio nulla. Il bisogno costante di sentirsi prime donne, di lasciare il segno, costantemente alla ricerca della bellezza e di primeggiare, di sentirci coccolati e senza preoccupazioni: questo ci offre il mondo virtuale, dove chiunque può essere la star, grazie a quel tastino magico che par quasi far arrivare alla porta le ragazze che tu vuoi, gli amici che cerchi, le compagnie più cool. Nella favola di biancaneve la strega chiedeva sempre a uno specchio magico se ella fosse la più bella del reame: oggi quel compito è svolto dai social, che sembrano poterci valutare senza errori. Ma forse troppo spesso si ci dimentica che le persone, che sono presenti all'interno dei meccanismi di valutazione personale persino nei social, non sono poi così infallibili e oggettive (chi guarda le foto e mette "mi piace" non è una macchina).
E se invece il nostro ego non fosse in grado di sopportare la mancanza di questa approvazione? La risposta che ho sentito più volte sarebbe "al diavolo il mondo, vado bene così come sono" (sarebbe anche la risposta più giusta): purtroppo però non funziona così. Perchè le persone hanno un bisogno disperato di essere accettate, e questa è l'unica verità: quante volte ci siamo trovati ad aspettare il treno o l'autobus, e nel frattempo continuare, quasi come fosse un tic nervoso, a fissare lo schermo del nostro smarthphone aspettando un messaggio o una notifica? Non stupisce, dunque, che ormai la tecnologia sia diventata il metodo principale per approcciare il mondo intero: ormai prima di conoscere una persona, le si guarda il profilo su facebook, così come per conoscere un luogo prima di andarci si usa google maps per trovarlo e farsi indicare la strada. Si è perso, insomma, quel sapore per la scoperta e il rischio, in un'epoca dove siamo costantemente impauriti da ciò che non è stabile e non è rintracciabile. Attenzione quindi, a non confondere il mondo reale con quello dei social, perchè non avere molti "mi piace" nel mondo virtuale non significa essere una brutta persona nel mondo reale. Non c'è bisogno che una molteplicità di persone riconosca chi si è davvero attraverso una foto scattata in un momento della giornata, piuttosto è necessario saperlo nella propria coscienza o nella propria realtà, che rimane comunque, per quanto astratta e soggettiva, più reale di un mondo social.