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La sensibilizzazione sociale che parte dalla rete

  • Francesca Martinelli
socialI social networks si stanno ritagliando uno spazio sempre più grande nel tessuto sociale che costituisce la vita delle persone, dimostrando di essere in grado di essere un mezzo adatto per rispondere a molte delle esigenze che ognuno di noi affronta nella propria quotidianità.
 
Le comunità sui social networks si creano a partire da identità uniche che diffondono pezzi di sé nella rete e che nell’incontro con altre persone vedono la possibilità di arricchire se stessi e le proprie conoscenze. I social networks sono, pertanto, un ottimo mezzo di comunicazione, perché, se ben utilizzati, permettono ai messaggi di viaggiare viralmente di persona in persona fino ad estendersi a macchia d’olio.
 
Per questo motivo, i social networks vengono usati anche per sensibilizzare i loro utilizzatori su temi di valore sociale e che grazie alla rete posso raggiungere, almeno idealmente, il mondo intero.
 
Gli esempi di questo utilizzo dei social networks sono molteplici e si costituiscono di diversi approcci in grado di coinvolgere le persone in vari modi. In primo luogo, è possibile realizzare vere e proprie catene virali, come la catena “Nastro Rosa” lanciata ogni anno su Facebook dalla Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, insieme ad Estée Lauder Companies, e che, in occasione del mese della prevenzione al cancro al seno, ha invitato molte donne a pubblicare sulla loro bacheca lunghe permanenze verso l’estero a partire dalla ricezione di una lettera in posta inviata da un’amica (ve lo ricordate?).
Esistono poi campagne create per coinvolgere persone in favore di una causa, basti pensare all’ultima campagna per sensibilizzare al tema della povertà della banca Mondiale, che ha lanciato su Twitter l’hastag #1dollar e che invitava gli utilizzatori a condividere sul social le foto di quello che nel proprio paese è possibile acquistare con un dollaro. Altre campagne si pongono invece come obiettivo quello di evidenziare e riflettere su un problema, come fece la campagna “The War on Drugs” del 2012 di Google+, che fu un hangout dedicato alle tematiche della droga. Infine, vanno ricordati anche i messaggi di empatia e solidarietà che possono essere condivisi sulla bacheca di Facebook o sull’account Twitter, di cui un esempio fu la solidarietà dimostrata per il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, quando lo scorso settembre ricevette una lettera minatoria.
 
I social networks possono essere utilizzati dunque anche come mezzo per veicolare un messaggio di sensibilizzazione sociale e solidarietà, un messaggio che può essere in grado di risvegliare l’opinione di coloro che si trovano dietro ogni account, ovvero le persone in carne e ossa.
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