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L’Obiezione di coscienza: la posizione dei cattolici

obiezione di coscienzaÈ soprattutto di questi ultimi mesi che si sente spesso fare riferimento all'obiezione di coscienza, in particolare con riferimento a quei medici che intendono rifiutarsi di praticare l’aborto e/o l’eutanasia. In quest’articolo intendo evidenziare quale deve essere la posizione dei cattolici secondo la Dottrina Sociale della Chiesa.

Dal testo della Dottrina Sociale della Chiesa, al capitolo terzo sull'Autorità Politica paragrafo 397 è detto:

- L’autorità deve riconoscere, rispettare e promuovere i valori umani e morali essenziali. Valori che sono innati nella persona umana e che tutti possediamo, e che non devono trovare fondamento in provvisorie e mutevoli maggioranze di opinioni o d’interessi economici o di potere.

Paragrafo 398:

- L’autorità deve emanare leggi giuste, cioè conformi alla dignità della persona umana e ai dettami della retta ragione. Se una legge è in contrasto con la ragione, diviene una legge iniqua, assumendo così la caratteristica di un atto ostile, e imponendo al cittadino un atto di sudditanza anziché di obbedienza a una giusta ragione morale.

Paragrafo 399:

- Il cittadino non è obbligato in coscienza a seguire le prescrizioni delle autorità civili se sono contrarie alle esigenze dell’ordine morale, ai diritti fondamentali delle persone o agli insegnamenti del Vangelo. Quando gli uomini sono chiamati a collaborare ad azioni moralmente cattive, hanno l’obbligo di rifiutarsi. Questo comportamento non è solo un dovere morale ma questo rifiuto è anche un diritto umano basilare che la legge civile deve riconoscere e proteggere, pertanto chi ricorre all'obiezione di coscienza, deve essere salvaguardato da sanzioni penali, da qualsiasi danno sul piano legale, disciplinare, economico e professionale. Purtroppo c’è chi ignora questo diritto e invoca punizioni contro chi manifesta obiezione di coscienza.

Seguendo il filo del discorso, mi viene alla mente la questione dell’Obiezione di coscienza legata al servizio militare, infatti, l’articolo n. 772 al paragrafo 1 della Legge 15 dicembre 1972, recita:

- Gli obbligati alla leva che dichiarino di essere contrari in ogni circostanza all'uso personale delle armi per imprescindibili motivi di coscienza, possono essere ammessi a soddisfare l’obbligo del servizio militare. I motivi di coscienza addotti debbono essere attinenti ad una concezione generale della vita basata su profondi convincimenti religiosi o filosofici o morali professati dal soggetto.

La Legge n. 230 dell’8 luglio 1998, perfezionava ulteriormente la precedente, infatti, sancisce il pieno riconoscimento giuridico dell’obiezione di coscienza inteso come diritto della persona.

L’obiezione di coscienza non è cosa dei nostri giorni, poiché già nella Chiesa dei primi secoli, vi erano sostenitori di quest’opportunità; tra l’altro non solo nella Chiesa cristiana, ma anche in altre confessioni e nell'ambiente laico. Dopo quanto detto faccio fatica a capire tutte le ostilità, da parte di alcune realtà politiche e sociali, contro l’obiezione di coscienza, giacché dalla stessa Legge è considerato un diritto della persona. Ora, se una Legge è equa, non può usare due pesi e due misure ha secondo del tornaconto di comodo. È tuttavia evidente che l’obiezione di coscienza non deve rappresentare un pretesto legato a proprie convenienze opportunistiche, ma deve avere un fondamento profondo, legato a una coscienza morale, religiosa, o filosofica di vita del soggetto. 

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