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Mai dire bomba d’acqua!

mai bombe acqua 1Tra trombe d’aria, bombe d’acqua, 40 gradi e Lucifero, negli ultimi anni il tempo è uno degli argomenti più dibattuti in ogni stagione, ma cosa ne sappiamo veramente?

Gli esperti della Fondazione OMD - Osservatorio Meteorologico Milano Duomo hanno stilato un documento su quelle espressioni ampiamente diffuse, ma per lo più prive di fondamento scientifico, che hanno contribuito ad alimentare errori e luoghi comuni, se non addirittura allarmismi.

La prima è sulla temperatura, che, soprattutto in estate, va tra i 30 e 40 gradi.

In molti casi sono valori reali, cioè valori di temperatura dell’aria effettivamente misurati da un termometro, ma in altri sono solo quelli della temperatura percepita, meglio detta indice di calore o indice biometeorologico.

Il calcolo di questo indice ha varie tipologia, come l’humidex o l’heat index, che si basano solo su temperatura e umidità, mentre altre hanno variabili come il vento o la radiazione solare, ma sempre per descrivere il benessere o il disagio fisiologico che si provano in determinate condizioni atmosferiche.

Bisogna inoltre tenere conto anche della posizione del termometro, poiché la temperatura registrata in un’auto parcheggiata al sole, per esempio, non può essere considerata un valore reale.

Un altro elemento legato all’estate è il Caldo afoso e caldo torrido, ma queste due espressioni non sono in realtà sinonimi, ma descrivono situazioni in antitesi tra di loro.

Il caldo afoso è umido, caratterizzato da un alto livello di umidità relativa, mentre il torrido è quando lo stesso valore è piuttosto basso e si verifica la condizione di caldo secco.

Più complesso il discorso sulla bomba d’acqua, poiché per la classificazione degli episodi di pioggia non esiste una scala di riferimento ufficiale.

Diversi esperti hanno dato varie indicazioni per stimare l’entità di una precipitazione tendendo conto della quantità di acqua effettivamente caduta al suolo, ma anche della durata dell’evento, che ne determina l’intensità.

Ad esempio il nubifragio è una precipitazione molto violenta, che rovescia al suolo grandi quantità di acqua e può produrre ingrossamento e straripamento di corsi d’acqua, allagamenti e frane, ma solo se cadono almeno 40 mm di pioggia in mezz’ora, 60 mm in 1 ora, 70 in 2 ore o 80 in 3 ore.

Così l’assenza di una nomenclatura ufficiale e la forte spettacolarizzazione dell’informazione meteorologica, ha favorito la diffusione di espressioni poco scientifiche come bomba d’acqua.

Sui nomi dati ai vari fenomeni, come Caronte e Lucifero, c’è una storia davvero curiosa, che inizia negli anni Cinquanta quando, come già avveniva negli Stati Uniti per le tempeste tropicali, anche in Europa s’iniziò a battezzare con nomi maschili e femminili i principali cicloni e anticicloni che interessavano la parte centrale del Continente.

Adesso che, con i social network, nomi come Caronte, Hannibal, Lucy, Lucifero hanno cominciato a moltiplicarsi, bisogna ricordare che questa tale nomenclatura non ha nessun fondamento meteorologico, come dimostra che lo stesso anticiclone è stato battezzato con due o più nomi diversi, con una forte confusione soprattutto tra i meno esperti.

Per finire qualcosa sulle trombe d’aria, che sono accusate di causare danni durante i temporali.

Avviene che, al di sotto del cumulonembo, cioè la nube temporalesca, si forma una colonna d’aria che ruotando può toccare il suolo o la superficie del mare, dando vita alla tromba d’aria o tromba marina.

Se la colonna d’aria non tocca terra è un caso di funnel, mentre i danni causati dal vento durante un temporale più di una volta sono riconducibili al downburst, le violente raffiche dovute alle forti correnti discendenti temporalesche, dove i venti non hanno un moto rotatorio, ma si muovono orizzontalmente dopo aver impattato al suolo.

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