Moschea a Milano, la nuova proposta di Sala
La delicata vicenda che ormai tiene banco a Milano da anni sembra essere giunta a una svolta. Il Sindaco della città Beppe Sala rilancia nuovamente la proposta di avere sul territorio milanese non un unico grande centro Musulmano, bensì piccoli luoghi di culto.
"Ci aspettavamo un numero elevato di richieste, perché è chiaro che tutti hanno capito che questa è la volta giusta e bisogna essere di questa partita" – così ha risposto il Sindaco alle 23 manifestazioni di interesse presentate in merito alla realizzazione di nuovi luoghi di culto.
La linea comune della giunta è quello di abbandonare l'idea di un unico grande centro di culto nell'area dell'ex Palasharp, puntando invece su piccoli centri di aggregazione e preghiera, riaccendendo così la speranza per i fedeli Islamici di avere delle moschee riconosciute dal Comune.
All’interno del Bando presentato a Palazzo Marino per la costruzione di nuovi luoghi di preghiera, sono pervenute 23 richieste, di cui 7 sono proposte di centri islamici come la regolarizzazione di quelli già esistenti a Cascina Gobba e in Via Maderna.
La delicata vicenda è sempre stata una tra le questioni che più ha creato dibattito nel contesto politico e sociale della città Milanese, dove la tensione rimane comunque alta, come nelle zone di Via Padova.
MilanoFree ha voluto registrare in esclusiva i pareri e le impressioni di Samuele Piscina, Presidente del Municipio 2 per Lega Nord, e Alberto Ciullini, esponente dell'opposizione nello stesso Municipio per SinistraxMilano.
Samuele Piscina (Lega Nord): “Risulta evidente che il Comune stia facendo un'operazione di facciata per tranquillizzare tutti, in particolar modo le comunità islamiche. Tuttavia le regole esistono per tutti e devono essere rispettate. Se un luogo di culto è costruito in uno scantinato e non riporta la destinazione d'uso adeguata, deve essere chiuso. Se il nuovo luogo di culto non rispecchia la Legge Regionale, non potrà essere realizzato. Mi risulta che siano ben pochi i luoghi nella nostra città che rispecchino i requisiti necessari per realizzare un nuovo luogo di culto. Il Comune farebbe meglio a non fare troppe promesse che poi puntualmente non riesce a rispettare. Anzi, dovrebbe cominciare a far rispettare seriamente le normative e prendere i dovuti provvedimenti per chiudere i luoghi di culto irregolari che sono un vero e proprio pericolo sia per chi li frequenta, sia per chi vive nelle immediate vicinanze. Visto che nonostante la richiesta di Regione Lombardia il Comune di Milano non ha ancora svolto un censimento dei luoghi di culto irregolari, lo farà a breve il Municipio 2 per il suo territorio di competenza”.
Alberto Ciullini (SinistraxMilano): “Non c’è alcun dubbio, la libertà di professione religiosa è solennemente garantita dalla Costituzione Italiana mediante articolo 19, ma non solo! Come si possa coniugare questo diritto costituzionale nella pratica e nella realtà quotidiana di una città metropolitana come Milano, è la sfida che qualsiasi amministratore di qualunque orientamento politico si deve porre. Milano non può aspirare ad essere capitale internazionale e non pensare di offrire spazi adeguati alla libera espressione religiosa non solo dei suoi residenti, ma anche dei milioni di cittadini che ogni anno la visitano. Milano e il Municipio 2 in particolare, sono realtà multietniche e multireligiose. La presenza in città di oltre 200.000 cittadini non italiani, di cui oltre 40.000 in Municipio 2, non può essere affrontata a suon di facili e semplificatori slogan. L’individuazione di spazi idonei e regolari, che rispondano a precise indicazioni segnalate dall’amministrazione, in cui l’attività sia regolata secondo accordi pubblici è probabilmente il modo più ragionevole e realistico per impedire la “giungla” in cui ci si ritrova oggi per non aver voluto governare un fenomeno che ha radici lontane nel tempo di almeno una ventina d’anni”.
Paolo Frascarolo