Nuova legge per il salvataggio delle banche: chi ne farà le spese?
Con 270 voti favorevoli, 113 contrari e 22 astenuti la Camera approva: gli Euroburocrati di Bruxelles e le banche ringraziano il nostro Governo!
Sull’onda dei “diktat” della UE, con l’arrivo del nuovo anno le banche italiane, in caso di insolvenza, potranno usufruire di una speciale procedura che scatterà in automatico consentendo loro di ripianare i propri debiti attraverso un haircut (in sostanza un taglio) sui conti correnti superiori ai 100mila euro, oltre che su azioni ed obbligazioni, dei propri clienti-risparmiatori. E’ il “bail in”, cioè il salvataggio che ogni istituto bancario in crisi potrà fare in piena autonomia ricorrendo al “rastrellamento” delle risorse interne in sostituzione del “bail out”, il salvataggio dall’esterno mediante fondi pubblici: in definitiva è l’applicazione - sic et simpliciter - del famigerato “Modello Cipro”.
ADUSBEF e FEDERCONSUMATORI l’hanno definito un “furto con destrezza perpretrato dall’oligarchia europea e dalla BCE di Mario Draghi”, invitando i politici ad opporsi al recepimento di “norme europee truffaldine dei diritti dei risparmiatori” e promettendo una campagna di informazione a tutela dei Consumatori.
In pratica, in presenza di default di una banca, lo Stato dovrebbe intervenire nel salvataggio soltanto dopo che la banca stessa avrà tentato di salvarsi da sola, a spese delle imprese e delle famiglie che fino a quel momento si sono fidate di lei.
C’è da prendere atto con grande sconcerto come nessuna nuova legge sia ancora neppure allo studio per regolamentare la circolazione dei derivati o per frenare lo spirito di “allegra gestione” con cui certi manager bancari da un lato continuano indisturbati a favorire il coinvolgimento degli istituti di credito in operazioni ed investimenti a dir poco spericolati; dall’altro continuano a percepire stipendi da favola (e a maturare liquidazioni milionarie!) a fronte delle loro scadenti prestazioni professionali.