Pendolari a Milano: ritardi e treni soppressi
I pendolari, questi tartassati! Proprio così, perché l’odissea di moltissime persone che, per lavoro o per studio, si deve spostare via treno per raggiungere Milano, pare non avere mai termine. È di poco più di ventiquattro ore fa la notizia, riportata dai TG Regionali e da alcuni quotidiani, dell’ennesima vergognosa fatica imposta a queste persone, poiché i responsabili delle ferrovie hanno ritenuto opportuno sopprimere alcuni treni della linea Verona-Brescia-Milano.
Il problema non è solo attinente a questa linea, mi pare che i pendolari sono messi in difficoltà su altre tratte. Da quanto riportato dalla stampa, leggo che sono stati soppressi il 18% dei treni da parte di Trenord con l’avvallo della Regione Lombardia, perché?
Perché siamo nel mese di agosto e in questo periodo, si va tutti in ferie? Una volta era così, oggi le cose sono un po’ cambiate e chi è preposto a dare un servizio, per altro pagato, non può ignorare questi mutamenti.
Perché bisogna risparmiare? Può darsi, ma perché bisogna farlo sempre sui pendolari? Che tra l’altro non stanno andando in vacanza, ma sul luogo di lavoro.
Qualcosa che non va indubbiamente c’è, ed è a livello politico e decisionale, che purtroppo vede considerati i pendolari persone di serie B, che nonostante paghino il regolare biglietto o l’abbonamento, subiscono lo scotto di dover accontentarsi di treni sempre pieni o strapieni, non sempre in orario e con una pulizia che a volte lascia a desiderare.
Queste affermazioni non sono frutto di reportage altrui, ma di esperienze personali, poiché spesso ho dovuto, e ancora a volte mi trovo a doverne usufruire, della tratta Rovato – Milano, e vi garantisco che la protesta dei pendolari ha un fondo di verità.
Possibile che nella coscienza dei nostri amministratori faccia così fatica a prendere posto l’idea che sono i più “fragili” ad aver diritto a tutele? Il pendolare che sale sul treno per recarsi al lavoro non può permettersi di perdere tempo, perché il datore di lavoro si aspetta, con ragione, che l’orario di lavoro sia rispettato, così come al lavoratore non piace certo l’idea di vedersi magari decurtato lo stipendio per l’accumulato ritardo, oppure di doversi fermare per recuperare il tempo perso, togliendo così spazio al piacere della propria famiglia o di che altro. Se non cambia questa mentalità politica, i pendolari continueranno purtroppo a subire, continuando con proteste, prese di posizione più o meno forti, minacce e animi che si scaldano, ma senza poi che nulla cambi.