Referendum Costutuzionale. 10 ragioni per votare SI
Pochi giorni ci separano dal voto sul Referendum Costituzionale, ma ancora in molti non hanno chiare le ragioni del SI o quelle del NO. E’, infatti, successo che l’appuntamento referendario sia stato utilizzato come veicolo di propaganda politica, a favore o contro, lasciando i cittadini in una sorta di dubbio, dovuto alla scarsa informazione tecnica delle ragioni dei due blocchi opposti.
Cominciamo con cosa si troverà sulla scheda elettorale. Il quesito recita: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della costituzione?”.
Il quesito, in sé è abbastanza criptico, quindi per comprendere meglio cosa andremo a votare e cosa decideremo con il nostro voto dobbiamo scinderlo in diverse parti.
Superamento del “bicameralismo paritario”
Il nostro Parlamento è formato da Camera e Senato entrambe godono dei medesimi poteri di approvazione o modifica delle leggi ed entrambe possono proporre la “sfiducia” verso il governo. Votando SI al referendum, il Senato cambierebbe radicalmente. Gli attuali 315 senatori eletti direttamente dai cittadini (su base regionale), verrebbero sostituiti da 100 rappresentati eletti in maniera indiretta (attraverso la loro designazione da parte dei consigli regionali). Il Senato avrebbe funzioni parzialmente diverse rispetto ad oggi, tra le quali la principale è che le principali sono: discuterà e voterà assieme alla Camera solo le leggi che riguardano determinate materie, tra le quali i rapporti tra Stato, Unione Europea e territorio, oltre che su leggi costituzionali, revisioni della Costituzione, leggi sui referendum popolari, leggi elettorali, leggi sulla Pubblica Amministrazione, leggi su organi di governo e sulle funzioni di Comuni e Città Metropolitane; per quanto riguarda le altre leggi ordinarie, il Senato potrà chiedere alla Camera la revisione/modifica di una legge (comunemente noto come “emendamento”) entro 10 giorni dalla sua presentazione, su richiesta di 1/3 dei suoi componenti. La Camera potrà adeguarsi alle modifiche richieste oppure no, passando alla votazione finale e definitiva.
Le ragioni per votare SI alla modifica del Senato sono:
1) maggiore velocità nell'approvazione delle leggi “ordinarie” che eviterebbero di passare – come è ora – per una doppia approvazione prima di essere definitive;
2) riduzione del numero dei senatori e conseguentemente del costo relativo. Nella proposta è contemplato che coloro che verranno designati come Senatori non percepiscano un compenso per la carica in sé ma avranno unicamente l’emolumento riconosciuto loro come Consiglieri Regionali. Naturalmente essendo poi diminuito il numero dei Senatori anche il relativo apparato avrà una sensibile riduzione di spesa. Il mandato (ovvero la durata dell’incarico di Senatore) coinciderà con la legislatura regionale.
3) non potranno più essere creati senatori “a vita” ad esclusione degli ex presidenti della Repubblica; coloro che, oggi, sono senatori a vita, conserveranno il loro status fino alla fine del mandato e non potranno essere sostituiti con altri.
Abolizione del CNEL
Votando SI, verrebbe abolito il Consiglio Nazionale dell’Economia del Lavoro (CNEL). Il CNEL è un organo previsto dalla Costituzione ed è per questa unica ragione che la sua soppressione deve passare attraverso il meccanismo della revisione costituzionale e, quindi, del referendum. Il CNEL ha potere di proposta legislativa sui temi legati all'economia ed al lavoro. La proposta di abolire il CNEL risiede principalmente nel fatto che storicamente non ha mai inciso in maniera rilevante nell'iter legislativo. La sua abolizione, naturalmente, consentirà il risparmio del relativo costo di funzionamento.
Le ragioni per votare SI sono:
4) l’abolizione del CNEL consente, secondo la previsione fatta, un risparmio di circa 2 milioni di euro ogni anno.
Modifica del Titolo V della Costituzione
Il titolo V della Costituzione si occupa degli enti territoriali: comuni, province, città metropolitane e regioni e ne delinea la struttura e le funzioni. Questa tematica è già stata oggetto di riforma nel 2001, ma residuano ancora difficoltà principalmente in ordine alla delimitazione delle competenze legislative tra Stato e Regioni, talvolta anche “concorrenti” tra essi. Con la riforma le competenze esclusive dello Stato passerebbero a 20; nelle restanti materie passerebbero esclusivamente alle regioni. La riforma prevede anche l’abolizione delle Province.
Le ragioni per votare SI sono:
5) una distribuzione razionale di competenze tra Stato e Regioni e la scomparsa, quindi, di leggi che, nella stessa materia, sono regolate da entrambi (talvolta in modo divers).
6) l’abolizione delle Provincie incide sul risparmio conseguente alla soppressione dell’ente stesso.
Leggi di iniziativa popolare e partecipazione
Non tutti sanno che anche i cittadini possono proporre delle leggi. La riforma indica nuove modalità di presentazione ed approvazione di queste proposte. Per presentare un disegno di legge (comunemente detto DDL) di iniziativa popolare in Parlamento saranno necessarie 150.000 firme, a fronte delle attuali 50.000, ma vi sarà la garanzia costituzionale che queste dovranno essere discusse e votate in Parlamento una volta presentate regolarmente. Viene anche introdotto un nuovo tipo di referendum: il referendum “propositivo” permetterà ai cittadini di richiedere al Parlamento di emanare una nuova legge in qualsiasi ambito.
Le ragioni per votare SI sono:
7) le proposte popolari di legge sono attualmente uno strumento poco utilizzato poiché non vi è alcuna “garanzia” che vengano discusse (né tanto meno approvate) in Parlamento. Con il SI la proposta sarebbe destinata ad approdare facilmente alla Camera, consentendo anche ai cittadini una propositività in ambito legislativo.
8) il referendum così come è strutturato oggi è unicamente “abrogativo”, serve cioè a togliere qualcosa. La nostra Costituzione non prevede la possibilità di proporre qualcosa. Con la riforma i cittadini avrebbero la possibilità di fare delle proposte in ogni ambito.
Stabilità del governo
Dal voto derivano, inoltre, alcune conseguenze politiche in ordine alla governabilità del Paese. Infatti, il Senato non avrà più il potere di sfiduciare il governo in carica, ma questo potere rimarrà prerogativa della Camera dei Deputati. A questo aspetto è legata la proposta di una nuova legge elettorale (c.d. italicum) che garantirebbe alla coalizione vincitrice un numero adeguato di deputati per formare un governo stabile e duraturo.
Le ragioni per votare SI sono:
9) un governo stabile grazie ad una maggioranza adeguata è garanzia di un’azione politica uniforme e non “di compromesso”. Gli ultimi quattro governi hanno avuto una maggioranza solida in una sola delle due camere, ma non in entrambe. Questo ha portato al blocco di riforme rilevanti per la vita politica ed economica del Paese.
10) una legge elettorale chiara e che indichi con certezza la coalizione vincitrice, comporta naturalmente che la sovranità popolare sia espressa ai massimi livelli: chi vince guida il Paese.
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