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Riaprono i Navigli di Milano: sogno che diventa realtà

riaprire navigli 1Nella serata di mercoledì 10 giugno, presso Palazzo Reale, nel centro storico di Milano, è stato presentato lo Studio di fattibilità per la riapertura dei Navigli di Milano, che un tempo sembrava un sogno irrealizzabile ma che forse adesso diventerà una realtà accessibile ai milanesi e ai turisti.

I due tomi dello studio, consegnati al Comune di Milano dal Politecnico, in ben 900 pagine analizzano in tutti i dettagli, partendo dal profilo dei trasporti, della viabilità e dell’architettura, senza dimenticare quello legato all’aspetto idraulico, geologico e idrogeologico.

Il possibile cambiamento della viabilità milanese, con i possibili benefici collettivi che “tra miglioramento della qualità urbana, della profittabilità delle attività commerciali e dell’attrattività turistica e incremento dei redditi per effetto dell’investimento, s’ipotizzano misurabili in 800 milioni di euro”, mentre dal punto di vista economico il tutto dovrebbe costare circa 406 milioni di euro.

La lunga rete dei Navigli, che parte da Cassina de’ Pomm in via Melchiorre Gioia e arriva alla Darsena tra via San Marco e la cerchia dei Navigli, per poi toccare tutti i navigli della Lombardia, oltre a collegare il naviglio Martesana con il Grande e il Pavese, fino a un collegamento con il lago di Como e il Maggiore che confluiscono nel fiume Po e nel mar Adriatico, fino al 1926, anno della chiusura, fu uno dei principali punti di riferimento della Milano ottocentesca e del primo Novecento.

Scopo del progetto non sarà solo la creazione di dieci nuove conche, che permetteranno di superare gli 8,8 metri di dislivello tra i vari canali riaperti, ma anche un nuovo modo di utilizzare i sette ponti che un tempo erano l’unico punto di congiunzione tra le varie rive dei Navigli. 

Inoltre la possibile separazione del torrente Seveso dal canale Martesana, che ha spesso provocato inondazione negli ultimi anni “riporterà un equilibrio idrogeologico che fu spezzato negli anni Sessanta” dice Roberto Biscardini, consigliere comunale e ingegnere del Politecnico, che per la Biblion Edizioni ha pubblicato “Riaprire i Navigli! Per una nuova Milano. Visione, strategie, criteri”. 

riaprire navigli 2Nell’analisi tecnica non manca un attento studio della geomorfologia della metropoli di Milano, con al di sotto delle strade un “potente strato di sabbie e argille, profondo un centinaio di metri, che protegge da fenomeni sismici e crea una situazione fortunata per la creazione di falde idriche”, mentre presso l’antico alveo dei canali vennero “posati due setti in calcestruzzo” divisi in tre parti e successivamente interrati, di cui oggi una parte è usata per i servizi e le condutture fognarie, mentre le altre due sono vuote. 

Inoltre, da sotto l’asfalto potrebbero riemergere alcuni manufatti originali dell’Ottocento e Novecento, che potrebbero costituire “un bene archeologico e culturale”.

“Avevamo preso un impegno, l’abbiamo rispettato” spiega il vicesindaco con delega all’Urbanistica Ada Lucia De Cesaris “Quella di oggi è una tappa importante, è la dimostrazione che abbiamo saputo rispondere, con serietà e capacità di guardare al futuro, alle esigenze espresse dai cittadini con il referendum ambientale”.

Inoltre ci sarà una fascia di salvaguardia del Pgt che chiarisce “Ora abbiamo tutti gli elementi per permettere alla politica di avviare tra il 2016 e il 2020 la progettazione e il finanziamento dell’opera” mentre l’assessore ai Lavori pubblici e Arredo urbano Carmela Rozza dice che il ritorno dei Navigli di Milano “è un tema di grande interesse e fascino per la città. Il piano di fattibilità del Politecnico ci offre una prospettiva concreta su cui avviare la nostra riflessione: è opportuno che da subito si verifichino le compatibilità economiche affinché questo grande progetto possa avere un percorso realistico”. 

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