Sei Gay? Niente Patente!
Una metropoli italiana, come il capoluogo lombardo, sempre all'avanguardia da tutti i punti di vista, ora fa parlare di sé in negativo, commettendo un reato morale che affligge molti italiani, in quanto considerati ”diversi”.
La prefettura di Milano, infatti, ha negato il rinnovo della patente ad un giovane perché è gay, impedendogli così di guidare serenamente in regola come tutti gli altri automobilisti connazionali. Il presunto “colpevole” è Simone R. di 28 anni, nativo di La Spezia, ma residente a Pavia, che dopo essersi recato presso la prefettura della città meneghina, per farsi rinnovare la patente, si è sentito dire che non è possibile perché è gay, e allora il giovane ha presentato ricorso.
Una battaglia legale che Simone ha intenzione di affrontare con coraggio e con forza morale, grazie anche all'appoggio dell’Associazione Agitalia. Il rifiuto del rinnovo è dovuto alla sua “inidoneità psicofisica”, dopo che il giovane aveva confessato al medico legale, durante la visita presso L’Asl di competenza, di essere omosessuale. Per lo stesso “grave” motivo, è stato definito “non idoneo alluso delle armi per il concorso di agente di P.S.A.”
L’Associazione Agitalia ha dichiarato, come controparte sostenitrice del giovane, che quest’ultimo vive la sua omosessualità liberamente, in quanto è un suo diritto personale, ma non è affetto da nessuna patologia che possa impedirgli di guidare veicoli o di usare armi, quindi l’accusa risulta vana e inutile e soprattutto sdegnosa, perché è solo frutto di omofobia. Il ricorso è stato presentato al Giudice di Pace di Pavia, in quanto foro territoriale competente in favore del consumatore.
La visita risale all’11 Dicembre, ma il responso della prefettura di Milano, visto il risultato dell’esame definitivo, ha ritenuto che il giovane non aveva “i requisiti richiesti”. Un clamoroso esempio di diseguaglianza sociale, che ha notevoli conseguenze traumatiche dal punto di vista psicologico, nel soggetto ferito e offeso moralmente. A volte, una dichiarazione così, fa più male di mille schiaffi sul viso, perché i giudizi, le definizioni e le etichette che affianca la società, in maniera troppo frettolosa, provocano danni ingenti all'interiorità dei soggetti più sensibili e più colpiti, in quanto sono interessati in prima persona.
Consuelo