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Serrande abbassate, non solo per il covid: una grave perdita

Che tristezza! Camminare per le vie e vedere negozi con le saracinesche chiuse, e non mi riferisco solo per l'attuale situazione della pandemia, ma al fatto che purtroppo i negozi, soprattutto le botteghe storiche, piano piano chiudono tutti, una perdita non indifferente.

negozi chiusi pixVi sono borghi e piccoli paesi dove addirittura non esiste più nessun negozio, neppure una piccola botteguccia per acquistare almeno l'indispensabile; si deve andare al supermercato! Sicuramente si può affermare che l'e-commerce e la comodità dei grandi magazzini non è da sottovalutare, tuttavia volete mettere il piacere di girare di negozio in negozio, fare quattro chiacchiere col venditore, magari del nostro negozio di fiducia? Nei supermercati dove sta la relazione?

Mi pare vi sia invece più solitudine: entri, fai il giro spingendo il carrello, prendi quel che ti serve e spesso anche quel di cui potresti fare a meno, vai alla cassa, paghi, esci, carichi in auto e te torni a casa. Su un cartello posto su una saracinesca ormai chiusa ho letto queste parole: "sono più di 50 anni che serviamo i nostri clienti".

Una frase triste ma che dice molto; quel "serviamo" è carico di rapporti, di scambi di vedute, di rassicurazioni, di disponibilità, cosa che manca in un Centro Commerciale, dove tu sei un numero, te lo fa notare anche lo scontrino dove è riportato che tu sei della giornata il numero..., altra parola significativa della frase è "clienti", che presuppone un legame, mentre il termine consumatore ha ben altro significato.

Riporto anche una citazione dello scrittore G.K. Chesterton il quale già un secolo fa scriveva queste parole: "Quando un singolo grande negozio occupa l'intero lato di una strada, lo fa perché le persone possano non essere in grado di ottenere ciò che vogliono; e possano essere costrette a comprare ciò che non vogliono".

Proviamo a riflettere un attimo su questa frase, e ci accorgeremo che tutti i torti non li aveva, infatti, quante volte entriamo in un grande centro commerciale per acquistare due o tre cose che ci servono e poi usciamo con un carrello più pieno del preventivato? Quando poi, distratti da mille "incanti", finiamo per dimenticare di acquistare qualcosa, così da doverci ritornare? Tutto e di fretta!

Che differenza da una piccola bottega! Per i piccoli esercizi reggere una concorrenza di questi colossi è una battaglia persa, solo chi acquista ha il potere di non farli morire. La parola d'ordine dei centri commerciali è "affari e profitto", quindi offrire il più possibile 24 ore su 24 sette giorni su sette, festività comprese, anche se è Natale.

Dove sta, mi domando, il rispetto per la persona, per la famiglia, per il lavoratore? Il piccolo negozio offre una qualità preziosa: l'esperienza personale del gestore, cosa che non offre un supermercato. Oggi il piccolo negozio deve compiere un salto di qualità, deve cioè non solo vendere la propria merce, ma offrire un servizio dove vi sia dialogo anche tra e con i clienti, dove si possa osservare magari un artigiano al lavoro o che spieghi la storia della merce presente; ad esempio un negozio di frutta e verdura che porta a conoscenza del cliente la storia e la coltivazione di quel tipo di frutto o verdura, e questo non è una perdita di tempo, ma un offrire qualità e conoscenza.

La cosa vale ovviamente per ogni tipo di negozio, altrimenti fare concorrenza a grossi centri commerciali o ad Amazon continuando con le vecchie abitudini è una guerra persa in partenza, inoltre sarebbe auspicabile trovare una strategia che permette una convivenza pacifica nell'unico interesse del cliente.

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