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Taranto libera dall’inquinamento, una speranza condivisa all’unisono

  • Eleonora Boccuni

Ripercorriamo le ultime vicende tarantine mediante la nota di Ricky Tognazzi e Simona Izzo, passando dal bellissimo messaggio dell’Associazione ETS-Genitori Tarantini e lo studio riportato da Alessandro Marescotti Quanto costa la libertà d’un popolo che vuol fare, della propria terra, un posto da salvaguardare; un luogo in cui vivere dignitosamente, dove cielo e mare si confondono all’orizzonte da una linea invisibile che si confonde nell’infinito di quell’azzurro intenso e la terra abbraccia codesta magnificenza.taranto puglia pix

Arte, cultura e storia si incontrano nella città bimare che, proprio per la sua posizione geografica, l’ha resa crocevia di coloni e bacino importante dal punto di vista portuale; fattori che avrebbero potuto renderla la città fulcro del commercio e del turismo (sia per la sua bellezza paesaggistica e naturale che per le meraviglie affiorate nel corso dei secoli).

Invece, Taranto è terra depredata e martoriata dall’incessante attività di un’acciaieria siderurgica che si contrappone alle volontà degli stessi abitanti che, per troppi anni, combattono affinché la salute e il lavoro possano coesistere e, dunque, non debbano essere una scelta; affinché, risiedere a Taranto non sia un’agonia, ma gioia; affinché quella “struttura” non sia l’unica fonte di lavoro; affinché tutti siano liberi di respirare aria pulita e non temere per la propria salute e quella dei propri cari.

Quante lotte si sono susseguite qui, quante manifestazioni ivi sono state svolte, quanti volti, quante lacrime, quante malattie e quante bare bianche hanno attraversato i vicoli di questa città, ma a quanto equivale il prezzo che bisogna pagare per vivere in una città sicura? Quanto ancora bisognerà sperare? E, soprattutto, quanto ancora bisognerà attendere?

Difficile replicare a tutto questo, ma di certo c’è che, i Veri Eroi, sono coloro che non si arrendono, che continuano notte e giorno a trovare la soluzione a tutto questo, coloro che non abbandonano questa terra e che, in prima persona, vivono il dramma sulla loro pelle. L’eco mediatico si è manifestato maggiormente grazie anche alla fiction di Ricky Tognazzi e Simona Izzo “Svegliati Amore Mio”, la quale sarebbe stata in grado di smuovere “qualche coscienza” e creare una serie di dinamiche che, come tutti auspicano, possano portare a un radicale cambiamento. A tal proposito, sono intervenuti i diretti interessati con una nota che di seguito vi riportiamo: Da Simona Izzo e Ricky Tognazzi, la nota per esteso: "Vorrei innanzitutto ribadire che con "Svegliati, amore mio" Ricky ed io abbiamo voluto rappresentare una situazione che si vive in molte parti d'Italia.

Detto questo, in tantissimi hanno voluto riconoscere, per le scene e la storia, la realtà di Taranto. Va bene anche questo. Ci ha sconvolto e segnato l'assurdità del licenziamento di un padre di famiglia accusato di aver proposto un post che invitava alla visione della fiction. Una decisione inaccettabile, in una Repubblica democratica. Così, presa dal sacro fuoco della giustizia, ho voluto dedicare, in un video, qualche parola sull'argomento, incappando, come qualsiasi altra persona che di Taranto non è, in alcune inesattezze. Per esempio, il quartiere Tamburi, che nomino, è sorto ben un secolo prima della costruzione dell'acciaieria tarantina.

Voglio aggiungere che, sì, l'acciaio è importante, ma che non può essere in alcun modo prodotto in danno della salute e della vita dei cittadini e della salubrità dell'ambiente, di cui tutti siamo responsabili. Qualsiasi sia la soluzione, se esiste, per produrre acciaio senza inquinare, ben venga, ma si deve immediatamente chiudere la produzione a carbone, come già fatto a Genova e a Trieste ed avviare le bonifiche del territorio, magari utilizzando l'attuale forza lavoro dell'ex Ilva."

Parole condivise che risuonano come una preghiera. Mentre, non si è fatta attendere la replica dell’Associazione ETS-Genitori Tarantini: “Sempre abbracceremo come fratelli chi, senza secondi fini, si affiancherà a noi con spirito di giustizia. Per qualche loro piccola o grande imprecisione, non ci ergeremo a stolti giudici per il piacere effimero di condannarli, ma parleremo con loro per informarli, per raccontare la verità. E loro saranno ancora al nostro fianco, con la sensibilità delle persone giuste. Grazie, Simona Izzo. Grazie, Ricky Tognazzi”.

Nel contempo e inesorabilmente, Alessandro Marescotti, il presidente di Peacelink, riporta uno studio risalente al 2019 ove si evidenzia: “L'esposizione al metallo e la distanza dall'emissione industriale erano associate a impatti cognitivi negativi in questi bambini. L'esposizione al piombo ha avuto un effetto neurocognitivo anche a livelli molto bassi di concentrazione di piombo nel sangue quando lo stato socio-economico è basso, e questo dovrebbe ulteriormente far affrontare l'importanza e dare la priorità agli interventi preventivi e regolatori"; al quale ha fatto seguito una postilla della stesso Marescotti che evidenzia, ancora una volta, la gravità di quanto dianzi menzionato: “Con "disturbo neurocognitivo" si intende un deterioramento delle capacità intellettive, della memoria e dell'apprendimento, spesso associato anche ad alterazioni del comportamento”.

E, dunque, quali saranno le sorti di Taranto e dei tarantini, ormai, come scrisse Primo Levi nella sua celebre poesia, con “occhi vuoti” e privi di lacrime?

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