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Tsipras e Leonida, le Termopili d'Europa

crisi grecaIn questi giorni travagliati, il crollo di molte borse europee e, non solo, è al centro del dibattito sia politico sia economico: la sola ipotesi dell'uscita della Grecia (Grexit) dall'unione monetaria europea ha fatto piombare i mercati nel panico, "bruciando" miliardi di dollari di vendite azionarie.

Tsipras, il premier greco, per molti rappresenta un incosciente ma per molti altri è quel barlume di speranza e di ribellione che potrebbe invertire la tendenza malata dell'economia europea e mondiale.

La Grecia sta vivendo un momento storico, una lotta economica paritetica allo sforzo militare del re Leonida e dei suoi circa 300 soldati, contro il vastissimo e potentissimo impero persiano di Serse, composto allora da più di un milione di soldati. Il pugnace braccio di ferro tra l'Ellade e le armate di invasori di Bruxelles è un assedio che dura da anni: considerate le poche forze in campo greco, Tsipras fa ricorso all'unica arma di cui dispone ora: l'azzardo psicologico. La sua posizione è delicata, decide delle sorti di una nazione, così come dovette fare proprio Leonida quando decise di scendere in campo con la sua "guardia privata" poiché non poteva condurre guerre con l'esercito regolare nel periodo delle feste religiose delle Carnee.

Rifiutata la proposta in extremis dalla Commissione UE, agli sgoccioli dalla scadenza del programma per il salvataggio, Atene ha controbattuto chiedendo un intervento al fondo ESM (salva-Stati) per la durata di due anni, tramite una ristrutturazione del debito.

L'opposizione, capeggiata da Stavros Theodorakis, leader di centro-sinistra, teme di vedere la Grecia futura come un paese di "mendicanti dei Balcani", confidando nella vittoria del “si” al referendum indetto dal premier per il 5 luglio.

Intanto il resto d'Europa e del mondo (Stati Uniti e Cina, soprattutto) tentano di riportare la battaglia tra  Bruxelles e Atene nei ranghi della diplomazia.

Loro tutti sanno bene che la fiamma che sta per innescare la miccia greca può ardere l'intera Europa pronta a moltiplicare la battaglia per liberarsi dall'Euro, dalla Danimarca all'Italia, dalla Francia al Portogallo.

Il piccolo stato padre della filosofia e della democrazia sta riuscendo, per ora, a bloccare i piani di entità sovranazionali mondiali assolutistiche. Questi poteri anti-democratici, si sono spinti in uno spazio stretto ed impervio (un semplice referendum). Se la storia ritorna, come nell'estate del 480 a.C., una piccola coalizione di ciittà stato greche riuscì a fermare per tre giorni l'enorme armata del re persiano Serse, nell'angusto passo delle Termopili, unica via nordica d'accesso alla Grecia. Purtroppo, la battaglia fu perduta per un tradimento ma il tempo prolungato dello scontro, servì per rianimare i supertiti greci e per riorganizzare il resto dell’armata greca divisa tra terra e mare così da ricacciare in Asia l'invasore.
Così, nel pericolo incombente, antichi nemici si trovano d'accordo: come Sparta ed Atene, oggi la proposta di referendum è accolta favorevolmente da Syriza e ad Alba Dorata indistintamente.

Se vincesse il NO la Grecia potrebbe trovarsi in ristrettezze economiche ma, alle porte di Atene si assiepano le proposte della Russia e della Cina. Sperando che non si tratti di un cavallo di Troia per far dilagare la concorrenza cinese in Europa, Putin potrebbe allungare ancor di più la propria longa manus sul vecchio continente. Seppure vessato dalle sanzioni per la guerra ucraina, Putin si riconfermerebbe un potentissimo nemico delle lobby americane e dei colletti bianchi di Wall Street.

I tagli alla sanità, alla scuola, alle pensioni, agli stipendi, agli statali hanno reso la Grecia un paese morente: ora ha la scelta se alzarsi con dignità e tentare l'ultima lotta o se soccombere lentamente ma inesorabilmente.
Forse, ancora una volta, l'Ellade potrebbe insegnarci come ci si libera dagli invasori e che la libertà è il valore più grande e prezioso, pertanto va conquistata e difesa sempre…

Dott. Stefano Todisco

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