Saggezza contadina, modi di dire applicati agli animali
Riprendo la continuazione dell’articolo sulla saggezza contadina applicato agli animali. C’eravamo lasciati parlando del cavallo, ma poiché seguo un ordine alfabetico, questa è la volta della gallina e del gallo. Vediamo insieme i modi di dire milanesi sugli animali.
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Scrittura a sciampa de gaina. Non so quante volte me lo sono sentito dire a scuola, anche perché scrivevo, e ancor scrivo, mancino, e allora, essere mancini era un problema.
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Avegh on cervell de gaina. Ossia possedere un piccolo cervello e quindi scarsa intelligenza. Potrebbe essere un’offesa alle galline!
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Cognòss i so pollaster. Che vuol dire conoscere molto bene con chi si ha a che fare.
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Andà à lett cont le gaine. Forse una volta, oggi la movida inizia dopo le ventidue e va avanti per parecchie ore, poi diviene un problema al momento di doversi… vedi frase sotto.
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Levà su al cant de’l gall.
Lasciamo i due bipedi, e parliamo del gatto.
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Vess in quatter gatt. Ovvero, essere in pochi, il che a volte non è male.
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Gatta ci cova! Si dice quando si suppone che ci sia qualcosa di poco chiaro, e si teme che qualcuno ci voglia tendere un tranello.
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Guardet da la gatta che te lecca. Riprende un po’ il senso della frase sopra riportata.
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Gatt che se pia la còa. Indica una situazione che si ripete senza trovare una soluzione.
Restiamo nei quadrupedi e conosciamo il lupo.
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Dà i pegòr in consegna al lòff. Per fare un’azione del genere bisogna proprio essere tonti, salvo che non ci sia un preciso interesse.
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Disgrazia del can fortunna del lòff. È vero, dove c’è assenza di un controllore onesto e ligio al proprio dovere, hanno fortuna i disonesti.
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El lòff el perd el pel ma minga el vizi. Purtroppo a volte è proprio così, hai voglia di dire “ ma no vedrai che con un po’ di pazienza cambierà!”, alcuni di cambiare non ne vogliono proprio sapere.
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La famm la cascia el lòff foeura de la tana. E sì, anche il lupo, per fame, leggi anche interesse, esce dalla sua tana e affronta i rischi.
Ritorniamo adesso a un altro simpatico bipede, l’oca.
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Andà in òcca. Dimenticare qualcosa, essere distratto.
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Avegh la pell d’òcca. È quando ci si trova ad avere la pelle come se fosse granulosa, proprio come quella dei volatili spennati, e capita quando si sente freddo o si è sotto una forte emozione.
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Fa el gir dell’òcca. Compiere un percorso contorto, magari anche pieno d’imprevisti. Mi viene alla mente il vecchio gioco dell’Oca.
È il momento degli anfibi, rane e rospi.
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S’cionf come ona rana. Si dice a una persona piena di sé, ricordate la favola di Esopo, dove una rana voleva divenire grossa come il bue, ma alla fine l’è s’cioppada?
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Dà de bev ai ran. Voler insegnare a chi già sa.
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Foeura el sciatt! Spudà el sciatt. “sputa il rospo”, ossia parla e di quel che sai.
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Basà el sciatt. Baciare un rospo. Vi pare strano? Ditelo a quelle ragazze che baciavano un rospo sperando di trovare il principe azzurro!
Eccoci adesso ai detti sul topo.
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Fa de on rattin ona montagna. Si riferisce a chi è sempre portato all’esagerazione, di una piccola cosa ne fa una tragedia.
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Fa scappà i ratt. In altre parole, sgomberare.
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Ves on ratt de biblioteca. Ebbene sì, lo confesso, sono stato un « topo da biblioteca ».
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Fa la fin del ratt. Ossia una brutta fine.
L’ultimo della fila è il toro.
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Ciappà el tor per le corna. Affrontare con decisione una situazione o una persona difficile.
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Tajà la crappa al tor. Intraprendere un’azione decisa e drastica, senza troppo sindacare sull’eventuale rinuncia o danno. Il detto si rifà a una leggenda popolare contadina.
Anche questa fatica è terminata.
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