Cittadini digitali: un progetto per gli adolescenti di Milano
Mercoledì 19 febbraio 2014 si è svolta, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, la giornata conclusiva del progetto Cittadini digitali, che, durato due anni, è stato finanziato nell’ambito del V Piano infanzia e adolescenza del Comune di Milano sotto la Direzione scientifica del CREMIT (Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media all’Informazione e alla Tecnologia dell’Università Cattolica).
Il progetto è stato realizzato su 200 adolescenti appartenenti ai quartieri Forlanini e Lambrate e ha avuto come fulcro la riflessione da parte dei ragazzi sulla cittadinanza digitale tramite interviste, sketch e video realizzati dai ragazzi stessi e la compilazione di un questionario.
All’inizio del seminario, moderato da Carolina Pellegrini, Consigliera di Parità della Regione Lombardia, Alessandra De Bernardis, venuta in vece di Marco Granelli, Assessore alla Sicurezza e alla coesione sociale del Comune di Milano, ha sottolineato come la sicurezza vada intesa non come controllo, ma come partecipazione di tutte le parti sociali. In questa prospettiva, parlare di sicurezza nell'ambito degli adolescenti significa responsabilizzare e promuovere i giovani che vivono in un determinato territorio facendoli sentire parte di esso anche grazie all’utilizzo di mezzi di comunicazione propri dei giovani.
Claudia Alberico della Fondazione Brandolese-Cremit, ha esposto i dati salienti del progetto, fondato sull’idea che “Se piace stare in vetrina lo si può fare anche in modo positivo, sulla base del rispetto di alcune regole”, perché, in effetti, molti degli adolescenti e pre-adolescenti di oggi sono in vetrina, visto che il 99% degli intervistati, di terza media, ha Facebook, il 37% resta connesso per 1-3 ore al giorno e il 66% accede ad internet tramite il proprio cellulare. Questo però non significa che i giovani siano in grado di gestire i confini esistenti tra vita virtuale e vita reale, che spesso si mescolano.
Utilizzando la peer & media education, si è cercato di riflettere con i ragazzi sul senso dello spazio pubblico e dello spazio on-line, sulla distinzione tra on-line e off-line, sulla differenza tra il fatto che sui social network non si è più solo consumer, ma anche produttori di contenuti. I ragazzi hanno riconosciuto che lo spazio digitale fa parte anch’esso dello spazio pubblico e che, pertanto, è necessario comportarsi con lo stesso rispetto che si dovrebbe portare per il secondo. Il 90% dei ragazzi intervistati ritiene che lo spazio pubblico sia di tutti e che in quanto tale (68%) debba essere tutelato da tutti i cittadini, perché il cittadino fa parte di una collettività e possiede diritti e doveri (70%). In conclusione, quindi, il buon cittadino è stato considerato colui che svolge il proprio dovere e rispetta l’altro e la sua proprietà compiendo anche gesti di solidarietà.
Un altro dato importante che emerge dalla ricerca, è che per l’81% dei ragazzi intervistati, i genitori sono il modello principale a cui tendere, motivo per il quale vorrebbero essere maggiormente seguiti dai genitori anche nelle loro esperienze sul web, quando invece questi ultimi sono, in generale, totalmente assenti quando si parla di realtà digitale.
Il professor dell’Università Cattolica e Direttore del CREMIT, Pier Cesare Rivoltella, ha riflettuto sul significato dei nuovi media per i giovani mettendo l’accento sulle nuove difficoltà che l’evoluzione delle nuove tecnologie comporta. Dal punto di vista pedagogico lavorare sui temi legati ai social significa riflettere su quattro parole chiave: apparire (bisogno di ridefinire spazio pubblico e delle regole accesso allo spazio pubblico); rappresentare (legato con la responsabilità di ciò che si narra); controllare (spesso è una necessità, perché non è detto che il ragazzo sia consapevole, ma diviene difficile farlo quando salta il presidio del luogo, ovvero col fatto che i ragazzi hanno sempre i cellulari con sé); impegnarsi (riflettere sul significato di condivisione e partecipazione).
A partire da queste parole chiave il professore ha individuato almeno tre livelli di intervento nella media education: livello dell’accesso, ovvero insegnare ai più giovani come accedere dal punto di vista fisico e grammaticale-sintattico, perché non è vero che questi media sono autoalfabetizzanti, o meglio, lo sono solo a livello base, ma saperli usare veramente richiede di più; saper leggere e saper interpretare, ovvero l’importanza di insegnare il pensiero critico perché oggi la galassia digitale è piena di opportunità, ma anche disorientante; saper comunicare, ovvero non sottovalutale l’aspetto di produzione che ha a che fare con la capacità di sapersi esprimere in maniera adeguata (problema estetico) e di essere responsabili di ciò che si scrive (problema etico).
All’interno di questa prospettiva la storica Elena Riva, ha ricordato il ruolo della scuola e il necessario bisogno di adeguamento e cambiamento alla realtà attuale. La scuola è stata per lungo tempo lo strumento utilizzato per formare il cittadino, trasmettendo un patrimonio culturale in cui diverse generazioni si sono identificate. Questo oggi diventa più difficile, perché il web è trasmissione di saperi oltre la scuola e quindi, se la società è nella rete e gli studenti non possono starne fuori, chi insegna deve imparare a comunicar in modo diverso. La sua conclusione è che i docenti debbano utilizzare e produrre nuovi contenuti digitali.
Una delle parti più interessanti della conferenza è stata la proiezione di alcuni dei video che sono stati realizzati dai ragazzi sia per la webtv creata dai giovani del quartiere Forlanini, ovvero teleTEEN - La webtv di forlaNEEN che sulla webtv dei giovani del quartiere Lambrate, C'entro x cento. Piattaforme create in entrambi i casi dai ragazzi che hanno realizzato anche tutti i video, che sono stati pensati, girati e montati da loro.
La presentazione si è conclusa con alcune testimonianze, tra le quali quella di Don Marco Bove, Parroco e decano dell’Unità pastorale Forlanini, di Ruggero Poi di Cittadellarte Fondazione Pistoletto, e di Silvia Cannonieri del Ciessevi.