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Libro di carta o digitale? Quando un libro è un libro

LIBRI

Il digitale sostituirà la carta. O viceversa. Oppure no, nessuno dei due casi. Carta e digitale collaboreranno. O si faranno la guerra. Leggere sul digitale non è la stessa cosa, dopotutto non ci si concentra. Però è immediato, è comodo, è al passo coi tempi.  Che poi, in fin dei conti, un libro è un libro.  

Ha davvero senso schierarsi, ad ogni costo, a favore della carta? E a favore del digitale? 
Venerdì 13 marzo, al Palazzo delle Stelline di Milano, si è cercato di trovare un punto di contatto – o distacco, spiegandone i perché – tra digitale e carta. Il convegno dal titolo “Un libro è un libro. Ovvero come evitare gli integralismi a favore della carta o del digitale” ha cercato di trattare un tema così sensibile e discusso – carta o digitale? -  allontanandosi  dalle questioni di mercato, dai profitti e dagli interessi.  Ad intervenire, un numeroso gruppo di relatori (professori, editori, professionisti ma anche lettori) che si sono espressi non solo sulla propria esperienza di lettura e sul loro rapporto col digitale ma hanno riportato dati, sondaggi ed esempi concreti.
 
Devo essere sincera. Prima di questa conferenza e prima di ascoltare il parere di professionisti, di esperti del settore, alla domanda "Vince la carta o il digitale?" avrei risposto che è evidente – dai dati ma anche dalla quotidianità - che il digitale stia conquistando terreno a sfavore della carta e mi sarei espressa pessimisticamente sulle possibilità della carta di vincere su quella che io considero la forbice – pur amando e divorando libri, quelli fatti di carta.
Questo perché ad essere pessimistici sono anche i dati che emergono dall'indagine dell'Ufficio studi dell'Associazione Italiana Editori (AIE) sul mercato del libro 2014 che ci comunica che se nel 2014 la produzione di titoli degli editori diminuisce del 5,1% rispetto al 2012 – con un totale di 63.417 titoli -, aumenta invece la produzione degli e-book con un incremento del 88,4% rispetto a quella del 2012 - 53.739 titoli in totale nel 2014 -.

Luisa Finocchi, direttrice della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori – a cui si deve l’iniziativa - , coordina e da il via alle danze proponendo un’immagine, un meraviglioso quadro: si tratta de La Lettrice di Federico Faruffini raffigurante una giovane donna in piena lettura, concentrata e che non vuole farsi distrarre da niente e nessuno.
Aprendo con questa immagine il primo pensiero è indirizzato al piacere della lettura, del racconto, del dedicare mente e corpo al libro. Mi chiedo: e se la signorina avesse avuto in mano un e-book? Sarebbe stata altrettanto coinvolta?

Paolo Costa (Università di Pavia) ha mostrato come i lettori si muovano in relazione ai libri ed alla lettura su twitter. Ci fa notare come tutti noi vogliamo dire cosa pensiamo di un libro e desideriamo avere consigli su quali libri leggere chiedendo e commentando, avendo a disposizione solo 140 caratteri. Ci piace dire perchè un libro ci è piaciuto, ci piace dire la nostra; questo perché quello che conta, dopotutto, è il contenuto.

Occorre tornare al testo e al contenutto, considerato che un libro è un libro. 

E’ altrettanto vero però, che non si debba perdere di vista la materialità di un libro finendo per valorizzare solo ed esclusivamente il contenuto; a dirlo è Maurizio Vivarelli (Università di Torino). Un libro è bello toccarlo, sentirlo tra le mani nella sua grandezza, nello spessore delle sue pagine e perché no, nel suo profumo. Sensazioni sensoriali che un tablet certamente non saprebbe regalare.

Emerge, dalla conferenza, non una paura da parte degli esperti e dei professionisti, che il digitale possa sostituire la carta – sondaggi inoltre ci rivelano come molti universitari continuino a preferire il cartaceo al formato digitale – bensì un’autentica curiosità per come il mondo dei lettori stia cambiando, senza troppi calcoli economici e preoccupazioni.

Rimane solo una domanda, per così dire, senza risposta e proposta da Paolo Attanasio(Associazione Italiana Editori): "Ha senso chiedersi carta o digitale? È domanda per vecchi".
Dalle indagini presentate alla conferenza  risulta che, per gli studenti in particolare, la sfida carta-digitale abbia poca importanza e che non sia una discriminante significativa.

Come cambierà il mondo dei libri? Niente di certo, evidentemente.
L’importante, ad ogni modo, è leggerlo un libro. Perché dopotutto un libro è un libro. 
 
Deborah Gjinaj
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