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Cambio stagione addio! Quando lo shopping si fa green

shoppingSarà la crisi, sarà il bisogno di cambiare le nostra abitudini, sarà lo spirito di condivisione crescente o l'attenzione che negli ultimi tempi si cerca di porre sul tema ambientale.

Il risultato, qualsiasi sia la causa, è un radicale mutamento nel modo di condurre una delle attività che una buona percentuale di donne ritiene vitale, e una bassa percentuale non sopporta (io, per altro, sono tra queste): lo shopping!

Diversi sono i nuovi metodi per comprare o per procurarsi capi d'abbigliamento, accessori e persino scarpe, e quella che sta prendendo piede, importata da oltre confine e da oltre oceano, è una vera e propria rivoluzione, che pare poter soddisfare tutti, ma proprio tutti: appassionati di moda, svogliati di moda, chi non sopporta l'inevitabile cambio stagione, e chi ha voglia di creare qualche buco nell'armadio, zeppo di vestiti spesso e volentieri del tutto inutilizzati. 

Il primo è lo swap party, forse il più anziano e diffuso tipo di shopping alternativo. Il vantaggio numero uno è che per procurarsi abiti, in questo caso, non serve un centesimo. Perché? perché si adotta l'operazione di scambio più antica del mondo, che non prevede l'uso di alcun soldo: il baratto

Organizzare uno swap party, inoltre, è relativamente semplice, così come parteciparvi, basta tenere d'occhio la propria zona per beccarne uno bell'e pronto.
Ed è fatta: possiamo fare un cambio d'armadio a costo zero, sbarazzandoci di tutti quei capi che ormai non sopportiamo più, o che ci stringono troppo.

Dalla capitale dell'Inghilterra, invece, arriva il dress crossing. Chi può maggiormente beneficiare di questo tipo di shopping - perchè qui di shopping si tratta, effettivamente - sono le fashion victims, che non possono fare a meno di seguire la moda e non vogliono rinunciare a concedersi capi non esattamente a buon mercato.

Quello che serve, è trovare un gruppo d'acquisto, i cui componenti abbiano all'incirca la stessa taglia e gusti simili. Poi si parte con lo shopping collettivo - pratica che può essere tanto divertente quanto complicata, se si inizia a scontrarsi sui vestiti da comprare. Con una cassa comune, insomma, potete avere a vostra disposizione decine di abiti pagandone meno della metà. Certo, però, per questa nuova frontiera dello shopping, servono regole, turni e soprattutto serve che tutti i componenti del gruppo d'acquisto rispetti quanto il gruppo stesso stabilisce.

Infine, il dress sharing. Forse il metodo di scambio e condivisione di capi d'abbigliamento più acerbo, il dress sharing ha però le carte in regola per spopolare anche nel Bel Paese. Ormai diffuso negli States e in Inghilterra, anch'esso è il "paradiso" di chi ama avere l'armadio pieno di abiti, e certo non è abituato a tenere troppo da conto il portafogli, quando esce di casa per il sacro shopping. 

Come funziona? Si ha a disposizione un atelier di abiti, sempre alla moda, da cui poter attingere.
Basta pagare un'iscrizione annuale e una quota mensile per poter usufruire "senza freni" del guardaroba condiviso, e cambiare vestiti sette giorni su sette.
E, non meno importante: a stirare e lavare ci pensa l'atelier. I clienti devono solo indossare e godersi il proprio momentaneo capo d'abbigliamento!

Cos'hanno in comune tutte queste nuove soluzioni? Certamente lo spirito di condivisione e scambio, che è sempre più diffuso in ogni ambito della nostra quotidianità, e certamente lo spirito "green", di chi decide di non darsi allo sfrenato, bulimico, shopping individuale. 

E per voi, qual è lo shopping ideale?

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