Paco Rabanne: Tra futurismo e ribellione
Il fashion system ha perso un altro illustre protagonista dicendo addio a Paco Rabanne, il “metallurgico della moda” come venne ribattezzato da Coco Chanel, lo stilista basco morto all’età di 88 anni in Francia.
Rabanne è stato un creativo dallo spirito futuristico che aveva inserito nelle sue avanguardiste collezioni il metallo, da qui il nome datogli dalla collega Coco.
Una carriera iniziata negli anni Sessanta, creando gioielli, bottoni e cravatte per Givenchy, Dior, YSL, Pierre Cardin e Balenciaga, dove si evinceva il suo estro attraverso la mescolanza di metalli con magistrale eleganza.
Nel 1966 aveva dato vita alla sua casa di moda, dove, in perfetto stile Paco, utilizzava nella creazione degli abiti gli stessi metalli, unendoli alla plastica, alla carta, fibra ottica, perfino cemento per risultato unico. Nessun materiale era capace di arrestare la creatività di questo genio, capace di essere irrimediabilmente audace nella sua concezione e visione della moda.
Una moda nuova che voleva stupire, tanto da essere stato il primo stilista ad usare il sottofondo musicale nelle sfilate, una cosa inusuale per il periodo storico.
La sua incredibile unicità venne riconosciuta anche da Salvador Dalì (altra personalità geniale) che lo definì un “genio creativo”.
Francisco Rabaneda Cuervo, il vero nome di Paco Rabanne, nacque vicino San Sebastian, nei Paesi Baschi spagnoli, il 18 febbraio 1934, ma a causa della guerra civile, lui e la madre si spostarono alla volta di Parigi, la città che ha visto la crescita professionale, decretandone poi il successo mondiale, dello stilista. Nemo propheta in patria, come spesso accade.
La sua moda fatta di tecniche inedite colpì gli addetti ai lavori e la stampa durante la prima sfilata con il suo marchio nel 1966. Paco usava pinze al posto dell’ago e filo per dare vita ad abiti dalla forma creativa del tutto ignota ai tempi, tanto da destare inizialmente dei dubbi sul suo successo, in quanto non si erano mai visti materiali quali la maglia metallica in passerella.
Questa sua prima collezione era composta da “12 abiti in materiali contemporanei” in una sfilata dall’attitude provocatoria, dove per la prima volta a sfilare erano modelle di colore che danzavano a piedi nudi, indossando modelli che pesavano ben 30 kg! Un successo al quale segui, due anni dopo, la collezione “12 vestiti importabili” concepita come un manifesto programmatico: armature di metallo che attraggono la critica di Coco Chanel ma vengono acquistate dalla collezionista d’arte Peggy Guggenheim e indossate dall’esistenzialista cantautrice con un fisico da modella Francoise Hardy.
Il jet set internazionale non si lasciò scappare questo progressista dall’animo ribelle, tanto che i suoi protagonisti vollero indossare immediatamente le sue creazioni per gli eventi più prestigiosi e mondani.
Paco aveva un valore aggiunto dato dalla sua verve futuristica che aveva fatto cadere ai suoi anche il mondo del cinema. Le iconiche creazioni degli abiti per Jane Fonda nel film “Barbarella” o per la diva inarrivabile Audrey Hepburn ne “Due per la strada” hanno segnato la carriera dello stilista basco.
Gli anni settanta, ottanta e novanta avevano il suo nome. Paco Rabanne, guru della Space Age, con le sue sfilate capaci di generare innovazione e creatività allo stato puro, faceva brillare le donne rendendole inimitabili e senza tempo, cosi come i pezzi che creava. La sua prima borsa, la Paco Rabanne 1969, ancora in produzione è un accessorio da collezionare assolutamente. Cosi come la minigonna in paillettes maxi in argento scintillante, unite da micro anelli metallici e la cintura Space Age, un vero gioiello vintage da indossare sopra a un long dress per illuminarlo di bagliori lunari.
Lui considerava i suoi modelli come delle armi che al momento della chiusura sembra sentire lo sparo di un colpo di pistola. Parafrasando, lo stesso colpo shock che si ha nel momento in cui si vedono uscire in passerella le sue collezioni.
Fashion, Profumo, innovazione ed esoterismo
Nelle creazioni di nomi come Iris Van Herpen, stilista olandese e Issey Miyake l’influsso di Paco era evidente. Artefice di una brand extension in piena regola, intorno al ready-to-wear costruisce una realtà multisfaccettata, che comprende l’Haute Couture e il mondo del profumo, a partire dalla fragranza maschile lanciata nel 1973.
Proprio nel settore della profumeria Paco Rabanne consolidò ancora una volta il suo grande successo, con la creazione del profumo “Ultraviolet”. Il mondo delle fragranze accompagnò il brand nel nuovo millennio con One Million e Lady Million, sino all’ultimo Invictus.
Nel 1986 il marchio entra nell’orbita del gruppo Puig e nel 1999 il couturier si ritira a vita privata, interessandosi al mondo dell’occulto, esoterismo, astrologia e fantascienza. Da quel momento ha lasciato che fossero gli abiti e le fragranze a parlare per lui e a continuare a raccontare la sua storia.
«Una grande personalità della moda, la sua visione era audace, rivoluzionaria e provocatoria, trasmessa da un’estetica unica. Rimarrà un’importante fonte di ispirazione per i team di moda e fragranze di Puig, che lavorano insieme costantemente per esprimere i codici radicalmente moderni di Mr. Paco Rabanne» ha dichiarato Marc Puig, amministratore delegato del gruppo Puig.
Jose Manuel Albesa, presidente della divisione bellezza e moda di Puig, ha spiegato come nessun’altro ad eccezione di Paco Rabanne potrebbe incoraggiare le fashion victim parigine a richiedere abiti in plastica e metallo. O ancora, soltanto questo genio potrebbe immaginare di chiamare un profumo “Calandre” che significa “griglia dell’automobile’ e farlo diventare un’icona della femminilità moderna.
Paco Rabanne con il suo mantra: “Non tutti possono essere delle star. Bisogna saper essere intelligenti. La cosa principale è far parlare di sé, differenziarsi dagli altri e non copiare mai” lascia un segno indelebile nella storia della moda.
Il suo spirito visionario è ora un punto di riferimento e oggetto di studi da parte nelle nuove generazioni e dei nuovi creativi, volti a fare ricerca su quello che sarà il mondo di domani.
Agnese Pasquinelli