Skip to main content

Vogue Us VS Fashion Blogger

fashionoutfitCorreva l’anno 2007 quando, sfogliando Vanity Fair, inciampai nella notizia che si poteva aprire un blog… All’epoca non sapevo neanche cosa fosse o a cosa servisse ma l’idea di avere uno spazio mio per scrivere delle mie passioni mi aveva entusiasmato così tanto che nel giro di qualche ora, grazie anche a layout già preparati nasceva il mio blog, un fashion blog. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti, ricordo di un lungo periodo nel quale ci ho dedicato tempo, fatica e sudore rubando ore al sonno, al cibo e al lavoro (spero che il mio datore di lavoro dell’epoca non legga mai questo pezzo!).

Negli anni ho visto nascere come funghi centinaia e centinaia di fashion blogger e la cosa mi incuriosiva. Peccato che il livello si è sempre più abbassato fino ad arrivare a tempi più recenti in cui “chiunque”, e dico chiunque, parla di moda. Oggi non c’è neanche più voglia di scrivere per esprimere un parere positivo o negativo, solo un mondo fatto di quello che hanno battezzato “microblogging”: ovvero, mi faccio una foto con abiti e accessori, la pubblico e basta… senza nessun tipo di approfondimento. Un po’ riduttivo per i miei gusti… Ed ecco che puntuale arriva la polemica di Vogue.com che definisce “schizofrenico” il fenomeno della “giornaliste social”. Io sono d’accordo con loro ma penso anche: “non potevate fare selezione all’ingresso quando era il momento?”

fashionblogger

Ma torniamo al nostro argomento di oggi. L’attacco di Vogue, dunque, porta alcune importanti firme.
Sally Singer
, creative digital director, si è rivolta ai diretti interessati senza mezzi termini: “Blogger che cambiate outfit dalla testa ai piedi ogni ora: per favore smettetela. Cercatevi una altro lavoro. State proclamando la morte dello stile”.
Nicole Phelps
, Vogue Runway director, ha additato anche le aziende: “Non è solo triste per le donne che si pavoneggiano davanti all’obiettivo indossando abiti in prestito. È angosciante vedere così tanti brand collaborare”.
Alessandra Codinha
, Vogue.com news fashion editor, ha precisato quanto sia ormai poco corretto definirli ‘blogger’ dato che ormai quasi tutti si limitano a farsi fotografare per aggiornare i propri profili social senza scrivere nulla. E ha aggiunto sarcastica: “Cercare stile tra chi viene pagato per essere in prima fila è come andare in uno strip club per innamorarsi”.

Immediate le reazioni della webstar BryanBoy (cui Marc Jacobs ha dedicato una borsa) e di Susie Bubble entrambi fashion blogger della prima ora, che hanno espresso il loro punto di vista attraverso vari tweet. “Bullismo da cortile, semplice ed evidente”, è stata la risposta di Bryanboy. Mentre Bubble ha invitato i propri follower a riflettere sul coinvolgimento economico che lega i magazine ai propri inserzionisti e paragona l’essere pagata per indossare alcuni outfit ai credits presenti sulle riviste per specificare i marchi fotografati. Questo è quanto! Forse è giusto così… razionalmente parlando la moda è un’industria e come tale ha bisogno di “funzionare” bene usando gli strumenti che sono a disposizione in quel momento. Per quanto mi riguarda io continuerò a seguire l’argomento, che fa parte di me, ma ho fatto, sto facendo e farò un’accurata selezione di quello che è “moda” rispetto allo “zero culturale”, per fortuna si può scegliere!
«Siamo nel 2010». «Appunto, non siamo più nel 2000».
Cit. Ferzan Özpetek - Mine Vaganti

Manuela Taverna

Pin It