Conoscere Milano: Ponte delle Gabelle e Palazzo Carminati
Procedendo negli articoli che ci permettono di conoscere meglio la nostra bella e antica città, oggi vi voglio raccontare del “Ponte delle Gabelle” e del “Palazzo Carminati”, due realtà cittadine.
Il Ponte delle Gabelle
Preciso subito che il termine gabella, dall’arabo Al-qabàlah, sorta di tassa, da Qabal ossia, ricevere, prendere esigere allargandosi a cauzione, tributo, imposta, dazio, infatti, il Ponte era posto sulla strada di circonvallazione che costeggiava i Bastioni di Milano, che erano le mura che proteggevano la città, ed era il luogo dove veniva richiesto il dazio su barche e merci trasportate per poter proseguire lungo il Naviglio della Martesana. Il Naviglio poi sotto passava le mura, chiamate nel gergo meneghino il “tombon de San Marc”, noto anche come il “Ponte dei suicidi”, e uscendone finiva nella leonardesca Conca dell’Incoronata o anche Conca delle Gabelle. Con quel termine dialettale i milanesi volevano anche significare la morte di qualcuno e il suo seppellimento. Proseguendo per via San Marco, il Naviglio muta il nome in Naviglio di San Marco, che a sua volta era attraversato dal Ponte dei Medici, nome dato dal palazzo nei pressi, per poi aprirsi nel “laghetto di San Marco”, ove si scaricavano le merci che non dovevano proseguire per la Darsena di Porta Ticinese. In questo laghetto arrivavano anche i barconi provenienti da Corsico che trasportavano i rotoli di carta per il Corriere della Sera. Da lì partivano anche le barche-corriera, chiamate “i barchett de Vaver” che dovevano raggiungere Vaprio d’Adda. Esisteva anche il Naviglio Vallone, o Naviglio di Viarenna, che collegava la cerchia dei Navigli alla Darsena di Porta Ticinese.
La prima costruzione che il Naviglio della Martesana incontrava entrando in Milano, era proprio il Ponte delle Gabelle, dopo l’innalzamento delle mura spagnole o Bastioni di Milano tra il 1546 e il 1562, per sostituire le vecchie mura medievali.
Nel passato il Naviglio della Martesana proseguiva verso sud-ovest superando Porta Nuova, oggi però, ivi giunto, da interrato, cambia direzione dirigendosi verso sud-est mutando il nome in Cavo Redefossi, che è un canale artificiale che qui nasce.
Prima di passare alla descrizione del Palazzo Carminati, mi preme sottolineare come la Milano e le sue vie d’acqua svolgevano un importante servizio alla città, e il mio auspicio è quello che si possa davvero realizzare l’dea di riaprire i Navigli, che riqualificherebbero, dal punto di vista ambientale e turistico la nostra Milano.
Palazzo Carminati
Il Palazzo Carminati è quella costruzione posta di fronte al Duomo di Milano in piazza Duomo. Il Palazzo prende il nome da un famoso ristorante, subentrato alla birreria Casanova, che si chiamava “Ristorante il Carminati”. A volere il Palazzo fu un industriale del settore dell’argento, siamo alla fine degli anni 60 del XIX secolo. Una galleria, detta Passaggio Duomo che collega la piazza con via Orefici, divide il Palazzo in due parti. Decorato con capitelli, con mensoloni del cornicione, con pinnacoli in pietra la parte che dà sulla piazza, mentre la facciata posteriore su via Orefici è priva di decori.
Il Palazzo divenne famoso nel corso del XX secolo per aver ospitato diverse insegne pubblicitarie che ne coprivano la facciata; era il tempo della Milano commerciale, della Milano “da bere”. A questo proposito cito una poesia del poeta Umberto Saba che richiamava proprio questo luccichio commerciale.
Milano
Fra le tue pietre e le tue nebbie faccio villeggiatura.
Mi riposo in piazza
Del Duomo.
Invece
di stelle
ogni sera si accendono parole.
Nulla riposa della vita come
la vita.
Queste luminarie pubblicitarie furono immortalate anche in numerosi film e riprese in un famoso “Carosello” degli anni Sessanta dove l’attore Ernesto Calindri, seduto a un tavolino in mezzo al traffico, proprio di fronte a Palazzo Carminati, si sorseggiava tranquillamente un Cynar per difendersi dal “logorio della vita moderna”.
Solo nel 1999 le insegne furono tutte smantellate grazie a una campagna pro decoro urbano.
Consiglio, per ai più curiosi, di andare a visionare le vecchie fotografie dell’epoca, dove si vede ancora la vecchia birreria.