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Pietà Rondanini. Da San Vittore al Tribunale, dal Duomo al nuovo polo espositivo

rondanini pietaDopo un lungo periodo di distratta disattenzione per uno dei gioielli del patrimonio culturale mondiale, la Pietà Rondanini (1552 – 1564) di Michelangelo, a Milano, ritrova ora, finalmente, la sua giusta dimensione all'interno di un percorso museale a lei dedicato.

La scultura marmorea, alla quale il Buonarroti lavorò fino agli ultimi giorni della sua vita e che rappresenta uno dei suoi capolavori della maturità, appartiene all'ambito privato dell’artista, che l’avrebbe voluta collocare sulla sua sepoltura; proprio il non essere finita rappresenta il culmine del suo processo creativo, in cui concezioni aristoteliche e neoplatoniche concorrono per una sua giusta comprensione.

Se alle prime si deve l’idea che l’opera d’arte esista già in potenza, imprigionata nella materia (marmo o legno), e che all'artista spetti solo il compito di tradurla in atto, cioè semplicemente di liberarla, alle seconde spetta invece la concezione della superiorità dell’idea interiore rispetto alla realtà materiale. Il non finito esprime il suo travaglio interiore e solo in epoca contemporanea è stata adeguatamente capita e rivalutata rispetto alla prima e più conosciuta Pietà, quella Vaticana (1497 – 1499), e a quella Bandini (1547 – 55, Firenze, Musueo dell’Opera del Duomo).

L’opera venne acquistata nel 1744 dal marchese Rondanini (da cui prende il nome), che la collocò nella biblioteca del proprio palazzo, a Roma; nel 1904 l’immobile e i suoi arredi vennero acquistai dal conte Roberto Vimercati – Sanseverino, e l’allora Ministero della Pubblica Istruzione rinunciò al diritto di prelazione. In questa circostanza la statua venne collocata sopra una base costituita da un’ara romana di epoca traianea.

Nel 1952 venne acquistata dal Comune di Milano, che la collocò in uno spazio di rispetto che purtroppo la rendeva quasi nascosta, nella Sala degli Scarlioni del Castello Sforzesco di Milano; l’allestimento fu realizzato due anni dopo dal celebre studio BBPR (acronimo degli architetti Banfi, Belgioioso, Peressutti e Rogers), che pensò a uno spazio introspettivo che ricordasse il raccoglimento di una nicchia.

Il 18 gennaio 2013 sono state approvate dalla Giunta Comunale le decisioni prese in accordo con la Direzione del Carcere di San Vittore e il Ministero per i Beni Culturali: ad aprile, infatti, la Pietà verrà esposta nella cappella centrale del Panottico dell’edificio, quasi a partecipare al dolore e alle sofferenze dei detenuti. Qui, grazie al FAI, sarà visibile al pubblico esterno. Successivamente si è pensato di esporla all'interno del Palazzo di Giustizia e, durante il periodo natalizio, in Duomo, dove resterà fino alla conclusione del restauro dell’ex Ospedale Spagnolo, entro le mura del Castello Sforzesco, che verrà destinato a sede di un nuovo museo, interamente dedicato all'ultima e immortale opera del genio fiorentino.

Il nuovo polo espositivo, finanziato dalla Fondazione Cariplo, non sarà pronto prima dell’estate del 2014, ma costituirà uno dei motivi d’orgoglio dell’offerta museale della città di Milano in vista dell’Expò 2015.

Non solo una nuova dignità offerta alla Pietà, che la renda visibile a un numero maggiore di persone e le riservi uno spazio ormai più adeguato ma, attraverso il suo pellegrinaggio, la restituzione del vero significato di opera d’arte: espressione dell’animo del suo autore, di passioni e turbamenti, del luogo e del periodo storico in cui fu concepita; non oggetto chiuso all'interno di un museo per essere ammirato passivamente, quasi fosse intangibilmente calato dal cielo, ma opera viva e pulsante, che vuole e sa trasmettere sentimenti ed emozioni comuni a uomini e donne di tutti i tempi.

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