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Il Museo dei Navigli. Un racconto scenografico della Milano sull'acqua

Il museo dei Navigli si trova in via San Marco, a pochi metri dal Ponte delle Gabelle di Leonardo, e a quel che rimane di scoperto del Naviglio di San Marco che era il primissimo punto di accesso a Milano attraverso le vie d'acqua, dove si pagava il dazio, appunto la gabella.

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Storia e Origini

Proprio per ricordare e celebrare la Milano di un tempo, fino agli anni '30 del secolo scorso caratterizzata da un imponente sistema di canali che regolavano il flusso di merci e il trasporto all'interno e fuori la città, famosa nell'800 in tutta Europa e celebrata da Stendhal e Mario Porta, nasce questo luogo con le sue raccolte.

Si tratta di un museo privato, ed è stato ideato e voluto dall'imprenditore Gian Antonio Ricotti. È possibile accedervi solo su appuntamento, ma è facilmente raggiungibile e aperto tutti i pomeriggi, sempre con la presenza di guide specializzate e ben preparate. È possibile anche affittare la location per convegni.

Collezioni e Esposizioni

Nella dimora storica che lo ospita entriamo al piano terra e ci troviamo di fronte ad un desk per l'accoglienza circondato dagli affreschi tra cui, alle spalle, una mappa idrografica di Milano: ci introduce all'argomento e ci aiuta a collocare geograficamente i soggetti rappresentati nei dipinti. È ristrutturato in modo da mantenere le ampie sale, cercando di conservare quanto rimasto della struttura originaria e di alcuni particolari decorativi come l'altorilievo con l'Aquila di San Marco, che indica la vicinanza con la chiesa omonima.

La scelta di questa sede cade anche sul fatto che rimangono alcuni resti di case distrutte nel XII secolo, da cui si riesce a capire la vita intorno al Naviglio: il piano seminterrato infatti si trova a quello che era il livello stradale e da una finestra ci si affacciava direttamente al vecchio fossato, navigabile in quel punto solo da piccole barche.

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Le raccolte visitabili si sviluppano su due piani.
Al piano terra troviamo la collezione di dipinti del XIX secolo, sono quasi tutti copie molto più grandi degli originali per permettere l'identificazione dei luoghi e quindi facilitare la lettura didattica e storica, raffiguranti diverse vedute scenografiche dei Navigli milanesi. Sono collocati secondo un ordine cronologico e disposti in un ampio corridoio che termina con una sala di altrettante dimensioni. Son opere di Arturo Ferrari, Luigi Stella, Angelo Inganni, Luigi Canella, Luigi Bisi, Giovanni Quarena, Giovanni Segantini,i che ritraggono come si presentavano: il Naviglio di S. Marco con la Chiesa e il Ponte, e lungo il suo corso, poi la conca di via Senato e il laghetto di S. Stefano, ora via Laghetto, (nel dipinto Ferrari paragona Milano a Venezia per cui veste i suoi personaggi secondo lo stile della Serenissima, e mostra il trasporto del marmo di Candoglia per la costruzione del Duomo), poi via Sforza sempre via d'acqua, diverse immagini della Darsena e la vecchia Porta Ticinese, rappresentata da Luigi Quarena, impressionante per la diversità degli edifici e per l'ampiezza del passaggio del fiume nel 1851, nel punto che oggi è via De Amicis.

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Di seguito si accede al piano seminterrato, e alle cosiddette Sale Medievali. Nel contesto dove sono conservati i camini dell'epoca e uno splendido soffitto a botte in mattoni , la raccolta si sviluppa lungo tre corridoi. In uno detto sala della Roggia, dove in effetti passava l'acqua, è presente la collezione di bassorilievi d'epoca romana di proprietà degli imprenditori soci del Museo. Vediamo poi una mostra permanente di fotografie delle vie d'acqua negli anni trenta, e nell'ultima sala adibita a conferenze, altri dipinti ottocenteschi.

Accanto ai reperti classici vediamo una interessante collezione degli strumenti da lavoro usati dai barcaioli e troviamo un plastico del barcone detto “El barchet de Bofalora”, che arrivava dal Ticino come una corriera ogni giorno a Milano, impiegando molte ore, e in uso fino agli anni cinquanta. Osservando questo barcone siamo trasportati nell'atmosfera descritta dai romanzi di Stendhal e in effetti era in funzione già all'inizio dell'ottocento, disponeva di un riscaldamento e vi si poteva persino pranzare.

Michela Ongaretti

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