Ernesto Moneta, da Milano all’Italia
Chi arriva ai Giardini Pubblici Indro Montanelli, nel centro storico di Milano, passando da via Senato e poi dalla via Marina e Palestro, sarà accolto da un bel monumento in bronzo raffigurante un uomo dei grandi baffi e dallo sguardo austero.
Si tratta dalla statua, modellata dal noto scultore Tullio Brianzi, dedicata alla memoria di un patriota e pensatore italiano oggi un po’ dimenticato, Ernesto Moneta, che fu il primo e unico italiano a vincere nel 1907 il premio Nobel per la Pace.
Ma chi è stato Ernesto Moneta?
Nato nel 1833, Moneta era il primogenito della nobile famiglia del Moneta Caglio, che si era arricchita con il commercio della soda e del sapone.
Il piccolo Teodoro visse gran parte della sua infanzia presso la sontuosa villa di campagna della famiglia, sotto lo sguardo vigile degli educatori scelti per lui dal padre, con lo scopo di avviarlo a una carriera come prete o come notaio nella Lombardia austriaca.
Ma Moneta era molto più affascinato dalle gesta dei patrioti che, in quegli anni difficili, stavano combattendo per la libertà dell’Italia in tutti i modi possibili, al seguito di Mazzini e Garibaldi.
Nei suoi diari il ragazzo ricorda come, nel corso delle cinque giornate di Milano, avesse rischiato più volte la vita sotto il fuoco austriaco nel difendere la fabbrica del padre, presso il ponte dei Fabbri, vicino alla Fossa Interna.
Fu proprio alla fine degli scontri che la morte di un giovanissimo soldato nemico, avvenuta vicino a casa, fece nascere in Teodoro il netto rifiuto verso ogni forma di violenza.
Dopo aver studiato a Pavia, Moneta divenne uno dei luogotenenti di Garibaldi nella seconda guerra d’indipendenza e nell’impresa del Mille, fino alla battaglia di Custoza nel 1866.
Alla fine del conflitto, Teodoro divenne un giornalista e un politico, fino a essere il direttore di Il Secolo, il più venduto in quegli anni, oltre a pubblicare l’almanacco annuale L’amico della Pace.
Negli ultimi anni Moneta progettò un padiglione della Pace per l’Expo del 1906 e fu a favore dell’entrata dell’Italia nella prima guerra mondiale, prima di morire a causa di una polmonite nel 1918 presso la sua casa di Milano.