Piombo e sangue: Paolo Roversi
La sera di venerdì 20 marzo ero alla libreria Feltrinelli di Vigevano all’incontro con lo scrittore e sceneggiatore Paolo Roversi, che, con uno stile preciso e coinvolgente, ha presentato il suo romanzo “Solo il tempo di morire” uscito per la Marsilio e seguito di “Milano Criminale” del 2011, sulla storia tragica e in qualche aspetto, romantica della mafia a Milano, dal 1958 con la rapina di Via Osoppo fino all’arresto degli ultimi esponenti della mala sicula – milanese nel 1984.
La particolarità di questa presentazione è stata, a mio giudizio, la passione e, oserei dire, il quasi divertimento con il quale Roversi ha presentato il suo libro, con una dialettica assolutamente avvincente, un vero anchorman.
Nato a Suzzara, in provincia di Mantova, nel 1975, Roversi si è laureato in Storia contemporanea all’università Sophia Antipolis di Nizza con una tesi sull’occupazione italiana in Costa Azzurra nella seconda guerra mondiale, per poi dedicarsi all’attività di scrittore.
Tra i suoi romanzi, oltre al dittico sulla Milano criminale, spiccano la saga del giornalista hacker Enrico Radeschi, pubblicata da Hobby & Work e Mursia, e “L’ira funesta” uscito per la Rizzoli con protagonista il maresciallo Omar Valdes.
Ma non c’è solo la scrittura nella vita di Roversi, infatti, è stato uno degli sceneggiatori della decima e undicesima stagione di “Distretto di polizia”, oltre ad essere l’anima della rassegna sul giallo e noir Nebbia Gialla, che si svolge ogni anno a Suzzara, e il fondatore del sito Milano Nera webpress.
Avevo già contattato l’autore che, molto gentilmente, ha risposto ad alcune domande sul suo lavoro e sui suoi romanzi.
Com’è arrivato al mondo della scrittura?
Leggendo molto e imbattendomi in un autore che mi ha cambiato la vita: Charles Bukowski. Leggere i suoi romanzi mi ha spinto a provarci a mia volta.
Quali sono stati i suoi modelli ispirativi per Milano Criminale e Solo il tempo di morire?
Uno su tutti: Romanzo Criminale di De Cataldo. Volevo raccontare la mala milanese di quegli anni così come lui aveva fatto per la Banda della Magliana a Roma. Solo che a Milano di bande, anzi di batterie, ce ne sono state davvero tante...
La figura di Santi ricorda in parte i protagonisti del poliziottesco anni 70?
Non so. In realtà, se vogliamo fare un paragone cinematografico, direi che per l'aspetto fisico del poliziotto mi sono ispirato a Gian Maria Volonté ne "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" ma non ovviamente nel modo di agire. Il mio Santi è un uomo retto, tutto d'un pezzo.
Come mai ha deciso di raccontare la storia degli anni 70 dal punto di vista dei criminali?
Perché era il punto di vista più plausibile e avvincente: raccontare il male dal punto dei vista dei cattivi.
E' stato divertente collaborare a Distretto di Polizia?
Molto anche se mi piace di più scrivere romanzi.
Quali sono i suoi scrittori preferiti?
Oltre a Bukowski, Don Winslow e Scerbanenco
Nel suo futuro è previsto un ritorno per Enrico Radeschi e Omar Valdes?
Sì, e spero anche molto presto. Ma per ora non posso dire di più.
Come mai ha deciso di far fare un cameo a Giorgio Scerbanenco, il creatore di Duca Lamberti?
Un omaggio al maestro insuperato del giallo italiano.
Perché ha scelto di legare il delitto della Cattolica al passato di Santi?
Ho raccontato molti misteri e molti delitti irrisolti in questi due libri. E il delitto della cattolica non poteva mancare...
L’idea delle due copertine complementari è molto interessante, è stata una sua idea o di Daniele Rudoni?
Di mia moglie. Io e Daniele poi ci siamo confrontati su quale immagine fosse più adatta. E dopo vari esperimenti credo che abbiamo trovato la soluzione migliore!
A mio giudizio, da leggere!