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La Vita Segreta del Medioevo. Come si viveva davvero mille anni fa? Intervista a Elena Percivaldi

librovitasegretamedioevo1Elena Percivaldi è un’affermata storica e saggista di nuova generazione. Tra le sue svariate opere ricordiamo “I Celti. Un popolo e una civiltà d’Europa” (2005) e “I Lombardi che fecero l’impresa. La Lega Lombarda e il Barbarossa tra storia e leggenda" (2008). In quello stesso anno ha curato e tradotto il classico “La Navigazione di S. Brandano”, vincendo il Premio Italia Medievale.
 
Il 2013 ha visto la pubblicazione di “La Vita Segreta del Medioevo - Come si viveva davvero mille anni fa?”, edito da Newton Compton. Noi abbiamo avuto l'occasione di incontrare l'autrice prima della sua conferenza "Costantino ed Elena nell'iconografia e nell'arte", tenutasi a conclusione della Mostra - evento, tenutosi a Giussano (Mb) nella prima metà di Dicembre. Poniamo all'autrice i nostri quesiti più urgenti, a proposito del suo ultimo lavoro.
 
D: “La Vita Segreta del Medioevo” è la trattazione di un’epoca storica ampiamente vagliata negli anni, eppure ancora in gran parte ignota al grande pubblico. Qual è l’obiettivo del tuo nuovo lavoro?
R: L’ho scritto come narrazione non convenzionale del Medioevo. Non doveva trattarsi del solito manuale di storia, pieno d’elenchi di date, battaglie e nomi già noti, bensì della sintesi di aspetti meno conosciuti. In “La Vita Segreta del Medioevo” si parla di vita quotidiana: abbigliamento, cucina, religione, vita sessuale, morte e psicologia dell’uomo nei diversi momenti che hanno contraddistinto quest’epoca durata più di un millennio.
 
D: Il Medioevo è un’età fortemente incompresa; nel migliore dei casi capace di rievocare nell'immaginario collettivo luoghi comuni come principesse e castelli; nel peggiore, invece, i secoli bui e le pestilenze. A chi dare ragione?
 
R: Il Medioevo non è sempre stato considerato un periodo interessante, bensì un’epoca oscurantista, erroneamente valutata secondo i criteri e i valori del pensiero di oggi. I castelli ci furono e anche le principesse, ma soprattutto nei secoli più tardi: epoca che non ho tralasciato, anche se, per i miei gusti l’età più affascinante e meno esplorata è rappresentata dalla prima fase, dalle invasioni barbariche fino a Carlo Magno (VI-IX secc).
 
D: Le tue pagine descrivono mille anni di storia con un approccio piacevolmente divulgativo, prediligendo eventi meno noti, curiosità e note di colore.
 
R: La Vita Segreta nel Medioevo è un libro per tutti; sia per chi già conosce l’argomento, sia per chi desidera approfondirlo. Il giudizio finale spetterà ai lettori. Fino ad ora le vendite stanno andando bene, al punto che siamo in attesa della ristampa.
 
D: Iniziamo dagli albori. Dall'alto Medioevo dei barbari, eterni incompresi. Secoli di studi classici hanno falsato la realtà a proposito i questi grandi “pionieri” d’Europa.
 
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R: La tua osservazione è pertinente. Barbari di etnia germanica portarono in Italia il loro bagaglio di conoscenze a loro modo evolute, differentemente da quanto gli studi secolari ci hanno fatto credere. Invero si trattò, inizialmente, di un incontro – scontro con i popoli italici: il barbaro, abituato a vivere immerso nella natura, era molto diverso dall'uomo del Mediterraneo; eppure, la capacità di comunicazione reciproca tra opposte culture portò alla nascita della futura identità Europea: a partire dagli usi e costumi, attraverso il linguaggio parlato, fino alla formazione di una tradizione culturale e letteraria.
 
D: In “La Vita Segreta del Medioevo” i presunti secoli bui costituiscono un millennio popolato di viaggiatori, di donne erudite e coraggiose. Chi l’avrebbe mai detto?
 
R: Alcune figure più note, come Hildegarda di Bingen, furono persone straordinarie, tali da riuscire a superare la condizione della donna subordinata all'uomo; ma vi furono anche altre figure meno note, come la nobile Dhuoda: manifesto vivente di donna colta che nell'epoca considerata “più oscura” (IX secolo) conosceva bene il latino e la religione e cercò di educare il figlio lontano ai valori fondanti della società carolingia, con un trattato – lettera a lui destinato, su come trattare con i potenti. Anche la nostra epoca avrebbe bisogno di madri come lei!
 
D: Concordo pienamente. Nel tuo testo si parla di viaggi onirici e viaggi fantastici, come la tua nota traduzione e cura della “Navigazione di San Brandano” (monaco - navigatore Irlandese del VI secolo); ma anche di viaggi concreti, come quello del suo connazionale, San Colombano.
 
R: l’impatto con mondi nuovi o semi-sconosciuti era soprattutto dovuto a motivi commerciali. Al di là del già famoso Marco Polo, ho voluto considerare anche viaggiatori provenienti da altre culture, come quella islamica. Il mondo di allora era percepito come più vasto di quello attuale, popolato da esseri immaginifici. Ecco perché, accanto all'aspetto geografico della scoperta, ci si ritagliò anche uno spazio immaginario, come negli straordinari viaggi del “prete Gianni”: sovrano di un regno d’immense ricchezze.
 
D: Cosa puoi dirci, nel bene e nel male, del ruolo ricoperto dalla Chiesa nel Medioevo?
 
R: I cardini del pensiero medievale erano due: da una parte la Chiesa con i suoi dettami, dall'altro l’Impero che dettava leggi, modelli di comportamento e convenzioni sociali. La Chiesa era il cardine attraverso il quale ruotava tutto il mondo: criticata e adorata, a seconda dell’epoca. Il rapporto tra il cittadino medievale e la Chiesa, infatti, fu d’amore e odio: rapporto da cui sarebbe scaturita tutta una serie movimenti portati dall'ansia di rinnovamento (i patarini a Milano, i catari, ordini Mendicanti…), a volte tacciati come eresie.
 
D: A mio modo di vedere, in Occidente la società laica è scaturita dal rapporto di scontro tra i due poteri forti di cui ci hai appena parlato: quello laico e quello spirituale. Cosa ne pensi a proposito?
 
R: Lo scontro è spesso foriero di risultati positivi. La ridiscussione degli ideali condivisi e il crollo di vecchie certezze spesso ha portato alla necessità di andare avanti e, conseguentemente, al progresso.
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D: A proposito d’Impero: il Barbarossa. Pochi anni fa uscì un film non esattamente memorabile, peraltro oggetto di svariate accuse. Un’occasione andata perduta per narrarci, attraverso il grande schermo, di un episodio fondamentale per la nostra storia?
 
R: Al di là del fatto di essersi fatto portavoce di un messaggio politico, il mio giudizio sul film di Martinelli, dal punto di vista prettamente storico, è negativo. Inoltre manca di pathos, afflato poetico ed è mal recitato.
 
D: Per tornare al nostro argomento, a un certo punto, ci dice la storia, “scoppia” l’Umanesimo. Con esso inizierà anche il Rinascimento: ma il Medioevo è davvero finito?
 
R: No. Il Medioevo continua, il Medioevo è ancora oggi. Troppo spesso ne sentiamo parlare per luoghi comuni: quante volte abbiamo udito frasi fatte, di “idee” o “pratiche” medievali?  Si dovrebbe imparare, una volta per tutte, che il Medioevo va ormai va interpretato in positivo: è il retaggio che è in noi e che ci portiamo dentro attraverso le feste, il folklore e le tradizioni, base della nostra cultura: senza l'eredita medioevale noi non siamo nulla.
 
D: La paura della morte, altro luogo comune del Medioevo, in realtà nasce alle soglie del Rinascimento (basti pensare ai famosi e inquietanti "Trionfi della Morte" affrescati tra il trecento e il quattrocento: dal capolavoro del Buffalmacco nel Camposanto di Pisa, a quello nell'oratorio dei Disciplini a Clusone - Bg...).
 
R: La paura della morte nasce sempre quando si ha qualcosa da perdere. Nell'alto Medioevo c’era ben poco da perdere: la gente aveva poco. Solo in seguito, con la nascita della borghesia, si crearono i presupposti per uno stato sociale e un patrimonio: perciò, quando i cittadini dell’epoca tarda iniziarono a morire per peste (la più celebre, quella del 1348, arrivata attraverso i commerci con l’Oriente) o per guerra, si creò una situazione di grave perdita.
 
D: Vi è un’affascinante nota “horror”, tratta dalla tua Vita Segreta del Medioevo, che non posso fare a meno di menzionare: ossia quella dei “revenant” o “ritornanti dalla morte.”

librovitasegretamedioevo3R: I revenant sono figure straordinarie che appaiono già prima del Medioevo. Essi furono coloro che in età moderna usiamo chiamare “vampiri”. Ne abbiamo testimonianza non solo nell'est Europeo, ma anche in Irlanda e perfino in Italia. Nelle necropoli emiliane (Casalecchio di Reno, Baggiovara...) gli archeologi hanno scavato sepolcri di personaggi misteriosi sacrificati e trapassati da chiodi e paletti, cui furono mozzate le mani e i piedi. Le loro parti, rimescolate, furono nuovamente collocate nella tomba per evitare che tornassero dall'aldilà per molestare i viventi. Certamente questi personaggi facevano parte di una società diversa: forestieri, trasgressori di leggi, assassini o peccatori. In ogni caso non erano inquadrati dall'ordine costituito dell’epoca.
 
D: Per finire, “Mille non più Mille”: quando si inizierà, quindi, a parlare meno per frasi fatte e a imparare di più dal proprio passato?

R: Gli abitanti del Mille non sapevano di vivere nel Mille, quindi non si ponevano il problema. Era solo una questione tra dotti.
 
Come già accennato, tutte le copie di “La Vita Segreta del Medioevo” (Newton Compton, 2013), sono andate esaurendosi. In attesa della ristampa, il libro di Elena Percivaldi è reperibile su E-bookstore e su Amazon.
Marco Corrias
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